Andrea Dovizioso ammette di aver capito come si vive da Valentino Rossi. O almeno questo è quanto voleva rendere nel corso di un'intervista rilasciata per l'edizione odierna della Gazzetta dello Sport, in cui ha parlato del grande tifo ricevuto durante il weekend del Gran Premio di Misano Adriatico. Correre in casa da leader della classifica del Mondiale della classe MotoGP non era mai capitato al pilota che sta provando a riportare la Ducati in cima al mondo nella classe regina delle due ruote, dopo l'anno magico in cui fu Casey Stoner a vincere il titolo iridato più importante del Motomondiale, e il mix di adrenalina e pressione psicologica generato dalle grandi aspettative del pubblico che ha affollato il circuito riminese hanno probabilmente reso più forte ma anche più saggio un Dovizioso che, ingarellato in una bagarre tra Petrucci e Marquez per la vittoria della gara, ha alla fine preferito di accontentarsi del terzo posto che gli ha dato punti importanti nell'ottica del titolo iridato.

Questo è quanto ha detto Dovizioso a tal proposito, parlando proprio del fatto di aver capito come si sente Rossi nel dover gestire la pressione di un pubblico che ribolle per lui e che confida nella sua vittoria: "Le gare italiane sono impegnative in generale. Quest’anno, poi, arrivandoci da primo nel Mondiale e con la frattura di Valentino, ho ricevuto molto, molto più supporto dai tifosi. Ma non è possibile assecondare tutti, gestire la cosa è stato pesante, i tifosi italiani sono belli pressanti, sanguigni. Mai avuto tanto tifo. Non c'entra la pressione, quella la gestisco sempre bene, ma gli occhi su di te, la gente che ti vuole in ogni minuto. E, anche se io sono ancora molto lontano da quello che vive lui abitualmente, capisco quanto sia difficile essere Valentino Rossi in tutto quello che fa. E capisco come sia stato obbligato a isolarsi. Devi creare uno scudo se vuoi sopravvivere, perché se non hai i tuoi spazi e tempi per fare quello che ti serve per rendere al massimo livello, alla fine vieni spremuto e devi smettere".

Dovi e Marc, che bagarre in Austria!
Dovi e Marc, che bagarre in Austria!

Tra l'altro, Dovizioso durante il weekend di Misano Adriatico ha avuto l'onore di conoscere Francesco Totti, ospite d'onore proprio del box del team ufficiale Ducati: "Ci siamo visti prima della gara e non c’è stato molto tempo, ma c’è una cosa che mi è rimasta impressa: la sua umiltà. Che è quella dei grandi campioni. Non resti ai vertici del tuo sport vent’anni se dentro non sei una persona umile, disposta a lavorare ogni giorno intensamente". Poi si è parlato del prossimo appuntamento, quello in programma ad Aragon. Questa volta si correrà in casa di Marc Marquez, l'uomo con cui il Dovi condivide la vetta della classifica del Mondiale, quindi la pressione sarà tutta sulle spalle del campione del mondo in carica: "Quella sarà una passeggiata - ammette Dovizioso - . Poi, è la pista di Marc, lì ha sempre fatto la differenza".

Un Dovizioso che non sa cosa aspettarsi da una gara sulla carta aperta e anche spettacolare come quella di Aragon, in cui non sarà il solo Marquez a dare del filo da torcere al ducatista per provare a riprendersi la vetta solitaria della classifica. Anche Maverick Viñales è ancora in piena corsa, per la vittoria così come per quella del Mondiale, e Andrea avverte tutti sulla candidatura del pilota del team ufficiale Yamaha: "Non lo so, di sicuro meno gare resteranno e più la pressione verrà fuori e arriveranno i momenti in cui dover rischiare tanto per non perdere punti nei confronti di Marquez e Viñales. Si parla solo di me e Marc ultimamente, ma Maverick è vicinissimo e molto pericoloso. Essere primo è una situazione nuova per me, almeno in MotoGP. Ma già dopo Assen ero in testa e l’ho vissuta molto bene. Sono tanti anni che corro in MotoGP, la gente si ricorda solo questo, ma in tutti i campionati in cui ho corso ho lottato per vincere, e ora che sono in questa situazione mi trovo più che mai a mio agio".

Viñales, il terzo incomodo
Viñales, il terzo incomodo

Al termine dell'intervista, Dovizioso ammette quando sia ancor più ricco di pressione il fatto di dover trascinare una moto tutta italiana, con un team composto solo da tecnici e meccanici italiani, verso il titolo della MotoGP. Il pilota nativo di Forlimpopoli parla anche del fatto che c'è tanto feeling tra i vari membri del team, anche se non mancano i momenti di tensione: "Ecco, la vera differenza è proprio lottare guidando una Ducati. Arrivare a questo livello è difficilissimo, farlo con la Ducati è diverso da tutto: per la moto, che non è come le altre, e perché il contesto tutto italiano è qualcosa di pazzesco, bellissimo, un valore aggiunto enorme. Questo è il quinto anno in Ducati, la moto la conosco bene, è cambiata, ma il DNA è rimasto. Io sono sempre stato un pilota da gara e quest’anno la gara mi viene facile. Il momento più stressante è il turno del sabato mattina, entrare tra i 10 che si giocano la pole. In MotoGP ci sono tantissimi piloti forti - conclude Dovizioso - , le moto sono vicine come prestazioni, le gomme ti obbligano a guidare in un certo modo: a volte siamo in 10 in mezzo secondo, un niente".

Si parla con Dovizioso anche del rapporto con quello che dall'inizio del 2017 è il suo nuovo compagno di box. Jorge Lorenzo non sta vivendo una grande stagione, ma il Dovi ammette che la sua presenza è uno stimolo continuo, per sè e per tutto il team: "Il rapporto con Jorge è tranquillo, lui si fa gli affari suoi. C’è tanta attenzione su di lui, ma non mi interessa. È normale che in Ducati lo abbiano voluto per vincere e crescere, ma io so cosa serve a me, non ho mai dato importanza alla loro strategia, ho lavorato sui miei aspetti. Meno attenzione nei miei confronti? Era possibile, ma non ci ho mai creduto. Il suo arrivo una motivazione in più? Sì, ma con l’esperienza in MotoGP e di altre moto, e consapevole dei limiti che ancora ha questa moto, non mi sarei mai aspettato che Jorge iniziasse a vincere subito. Ed è stata anche la dimostrazione che nel 2016 io e Iannone avevamo fatto risultati molto buoni. L’arrivo di Jorge semmai è stato un vantaggio, perché ha confermato quel che noi pensavamo e dicevamo prima. Io ero consapevole di certi limiti e Jorge li ha confermati, ha chiarito le idee agli ingegneri, non ha mai chiesto cose diverse. Ed è un stato un vantaggio enorme".