Mentre i reparti corse di Ducati e Honda potranno passare un sereno Ferragosto alla luce degli ottimi progressi compiuti, non potranno fare altrettanto gli uomini Yamaha. La casa di Iwata esce con le ossa rotte dal Gran Premio d'Austria, palesando difficoltà nel tenere il passo della concorrenza in gara, ma soprattutto dimostrando che alcuni problemi presenti già ad inizio stagione risultano ancora irrisolti e forse saranno irrisolvibili. Per ammissione dei piloti è stato fatto tutto il possibile col materiale a disposizione ed il loro passo è stato identico, così come uguali sono stati i lunghi in curva 1 commessi da ciascuno nel tentativo di tenere il passo di Dovizioso e Marquez, fatto che getta il box blu in uno stato di sconforto.

Se nelle ultime stagioni ed all'inizio di quella in corso si era sempre detto che Yamaha fosse la moto più equilibrata, ora affermare ciò corrisponderebbe ad un errore, in quanto è evidente che ci siano lacune tecniche non risolvibili solo con regolazioni di assetto. La M1 2017 ha in comune con la 2016 un consumo eccessivo della gomma posteriore, con la differenza che la versione precedente si dimostra spesso più veloce, guidata sì da due ottimi rookie come Zarco e Folger, ma che sicuramente non hanno l'esperienza di Vinales e soprattutto di Rossi. Il precoce consumo della gomma posteriore è testimoniato dal fatto che per 10 giri Rossi è riuscito a stare con i primi, mentre poi, tralasciando il lungo che lo ha fatto precipitare lontano dalla vetta, i suoi tempi sul giro si sono inesorabilmente alzati fino ad arrivare ad una situazione in cui andava fino ad un secondo più piano dei migliori, così come il suo compagno di box Vinales.

Verrebbe da interrogarsi a questo punto sull'efficacia degli aggiornamenti portati dal Giappone, dubbio a cui ha risposto molto chiaramente il numero 46 al termine della gara, affermando che il telaio arrivato ad Assen ha risolto il problema del sottosterzo, mentre ha aggiunto che la nuova carena rende la moto più guidabile nel complesso; non ha mancato però di sottolineare come il vero punto debole della M1 sia insito nel posteriore che "spinna" e che surriscaldandosi esce dalla temperatura ottimale di funzionamento, andando in crisi. I motivi per cui ciò accade possono essere di natura ciclistica o elettronica, ma è più probabile che sia la seconda delle due ipotesi, e quindi si tratterebbe di una certa difficoltà nello scaricare a terra tutti i numerosi cavalli delle MotoGP odierne. A ciò si può ovviare tagliando potenza utilizzando una mappatura più soft, ma è una scelta che non paga su una moto come la M1 che non fa della potenza del motore uno dei suoi punti di forza. La via da percorrere per venire a capo della questione è invece legata all'erogazione della potenza, cioè lavorando sulla centralina si potrebbe riuscire a dosare la giusta apertura delle farfalle del propulsore in curva senza perdere di potenza nel complesso, ma è uno studio che richiede tempo.

Dal canto loro i piloti non sono contenti di questa confusione tecnica e si dicono in parte rassegnati per il mondiale: Rossi con franchezza ha dichiarato che è inutile parlare di lotta per il titolo quando si arriva sesto e settimo, mentre Vinales ha detto che con una moto così difficile da capire non si sente incluso tra i pretendenti per la vittoria finale. Il distacco dei due da Marquez tuttavia non è incolmabile mancando ancora molte gare alla fine, ma a preoccupare sono le prestazioni della M1, nelle ultime tre gare inferiore a Honda e Ducati. In questo scenario di sfiducia arriva in modo provvidenziale la giornata di test che la Yamaha effettuerà domenica prossima a Misano, ove si proveranno nuove soluzioni tecniche in un tentativo estremo di salvare la stagione: per quest'ultima il termine "fallimentare" non è adatto perché comunque sono quattro le gare vinte dalla Yamaha, ma di sicuro "negativo" si addice bene viste le premesse ben diverse che c'erano alla vigilia del Qatar.