Negli ultimi due anni, nella MotoGP, si è assistito ad una drastica diminuzione della forbice tra i piloti ed i team ufficiali e quelli definiti satellite, ovvero rider che non sempre hanno a disposizione tutti gli aggiornamenti che i Marquez, i Rossi o i Dovizioso usano nelle gare.
Già lo scorso anno, quando nella classe regina del Motomondiale si sono susseguiti ben nove vincitori diversi, i team satellite hanno festeggiato delle vittorie, tre per la precisione: Crutchlow, a Brno e Phillip Island, e Jack Miller, ad Assen. Se quella del pilota australiano è frutto di una buona dose di fortuna, quelle del centauro inglese derivano dal gran manico posseduto da Cal, autore di due gare magistrali sugli asfalti asciutti della Repubblica Ceca e dell'Australia.
Alle loro vittorie hanno fatto seguito le ottime prestazioni fornite quest'anno dai piloti dei team satellite, a partire da quelle del Team Tech 3 di Hervè Poncharal. Le Yamaha nere guidate da Zarco e Folger si sono fatte vedere molte volte in testa alla corsa, l'ultima in Germania con il tedesco a battagliare con Marquez, conquistando poi due secondi posti. Certamente tra i due piloti, quello che più si è messo in risalto è il due volte campione del mondo di Moto2 che ha chiuso più volte la gara vicino al podio, ma anche Folger sembra pronto a dire la sua. Ha fatto meglio dei piloti Yamaha, Danilo Petrucci, che è salito sul podio due volte - al Mugello e ad Assen - con la sua Ducati del Team Pramac, mentre ha collezionato solo un terzo posto Cal Crutchlow che paga i tre ritiri di Losail, Barcellona e Mugello.
I team satellite non sono ancora pronti a lottare per il Mondiale, ma l'anno prossimo potrebbero fare un ulteriore passo in avanti, soprattutto se l'attuale dominatore della Moto2, Franco Morbidelli, si adatterà al meglio alla moto del Team Marc Vds.