Implacabile e sicuro di sé nella primissime gare di questa stagione, meno brillante e più incerto nelle ultime: è questa la descrizione probabilmente più corretta per il 2017 di Maverick Vinales. Il 22enne spagnolo aveva condotto una pre season da sogno, issandosi in cima alle classifiche in ogni test svolto ed anche all'esordio in Qatar era stata abissale la differenza col suo compagno di box, Valentino Rossi, all'epoca in grandissima difficoltà a capire la nuova M1. Nel cammino del pilota di Figueres nel campionato 2017 si annoverano 3 vittorie ed è sicuramente un ottimo risultato, figlio dello smisurato talento di cui è dotato e che gli ha permesso di guidare la classifica generale, un primo traguardo.
Tuttavia nel quadro descritto, per quanto detto finora pressoché idilliaco, ci sono alcune macchie ben visibili, che inevitabilmente offuscano quanto di buono fatto da Vinales, cioè le cadute ad Austin e quella di ieri ad Assen. Intendiamoci, cadere nel motociclismo è un qualcosa che è sempre esistito e sempre esisterà perché riguarda chi osa, sfiorando il limite o andando oltre esso, ma è bene che nel debriefing post-gara si comprendano i motivi per cui si è finiti a terra in modo che quanto accaduto possa portare un beneficio in termini di accrescimento dell'esperienza. A Vinales, talento puro, sembrerebbe mancare la capacità di apprendere dai propri errori, in quanto nelle due occasioni in cui ha concluso anzitempo la sua gara ha dichiarato di non aver capito cosa sia successo, ammettendo solo di essersi ritrovato a terra. Ieri, in Olanda, stava facendo una grande rimonta dopo essere scattato al via dall'undicesima casella della schieramento, ma a 14 giri dal termine, mentre era quinto e stava rosicchiando decimi a Petrucci ed al terzetto Rossi-Zarco-Marquez, è stato sbalzato dalla moto all'ultima esse, rischiando anche di venire centrato da Dovizioso, che fortunatamente lo ha evitato con una buona prontezza di riflessi.
Questa incapacità (per lo meno apparente) di saper riavvolgere il nastro e cercare i propri errori è senza dubbio collegata ad un bagaglio di esperienza ancora da riempire, nettamente inferiore rispetto ai suoi avversari per il titolo, data la sua giovane età. Su queste stesse pagine lodavamo Vinales qualche tempo fa, per il suo saper essere riflessivo pensando al mondiale, non prendendosi rischi eccessivi a Jerez e Barcellona, piste dove la Yamaha era in grandissima difficoltà, ma dopo l'ultimo appuntamento spagnolo avevamo fatto notare come Rossi avesse capito i problemi della M1, mentre il 22enne puntasse il dito contro la Michelin: anche questo è collegato ad un'esperienza ancora da formare, normale per un pilota ancora giovane. Questa è la terza stagione in MotoGP ed è la prima volta in cui lotta per qualcosa di grande come il titolo: è bene che inizi a saper ricavare da ogni situazione qualcosa che lo faccia maturare sotto il profilo umano e professionale, perché la maturità in entrambi gli ambiti è un requisito fondamentale per un pilota ed è ciò che fa la differenza tra un campione e chi prova ad esserlo.