Vincitori e vinti. Potrebbe riassumersi così il bilancio post-LeMans, separando i primattori della Motogp in due gruppi agli antipodi. Vince, anzi stravince Lorenzo, prendendosi tutto - gara e leadership mondiale - con un dominio dei suoi, annunciato quanto perentorio, rimbalzando tra i cordoli della pista francese come una palla di cannone.
99 e 47 i numeri del trionfo. Ovvero, la storica firma del maiorchino combinata all’identificativo della nuova posteriore Michelin a carcassa più morbida, portata dal gommista francese per ovviare ai problemi di spinning insorti a Jerez. Missione rinviata, perché se la “47” ha permesso a Jorge di ritrovare la chimica, stavolta è toccato alla gomma anteriore creare imbarazzi diffusi, con una vera ecatombe di cadute. “Non senti il limite”, hanno lamentato in coro Dovizioso e Iannone. E noi, al netto della foga forse eccessiva per salvare il posto in Ducati, ci crediamo. Del resto sono sopravvissuti solo in 13.
Vince Rossi, ancorché secondo e piuttosto staccato dal compagno di squadra: oro colato, per come si era messa in prova e nelle prime fasi di gara (intruppato tra Pol Espargaro e le due Suzuki); il “best possible” ottenuto grazie a una rimonta vibrante, risolta ancor prima del tuffo in sincro della coppia Dovi-Marquez (voto 10!) che gli ha agevolato il compito. L’errore dello spagnolo, soprattutto, è un cadeau inatteso che gli consente di rifarsi sotto in classifica, a 12 punti dalla vetta: chi ci avrebbe scommesso prima del via?
Vince ovviamente la Yamaha Movistar, alla seconda doppietta di fila. La moto di Iwata vanta un’equilibrio impeccabile; non sarà la più potente o la più rapida in ingresso curva ma è sincera, costante e versatile quanto basta per emergere quasi ovunque. Una macchina da guerra, plasmata dalle sapienti mani di Lorenzo e Rossi, che la concorrenza faticherà a piegare.
Sale sul carro dei vincitori, infine, Vinales. Al primo podio in carriera, Maverick studia da Top Gun e poco importa che benefici delle cadute altrui. Lui si fa trovare pronto, senza farsi stordire dalle sirene di mercato. Suzuki o Yamaha, cuore o ragione? Dubbio amletico. Fossimo in Mav, propenderemmo per le maggiori certezze offerte da Iwata, anche a parità di ingaggio.
I VINTI - Senza dubbio Marquez. La prima caduta di stagione gli costa primato e strategia attendista. D’ora in poi non potrà più permettersi il lusso di amministrare, costretto da una situazione di oggettiva inferiorità tecnica. Lorenzo e Rossi vanno di fretta e già dal Mugello il piccolo diavolo dovrà prendersi tutti i rischi possibili per tenere le ruote delle M1. E, si è visto, osare con queste Michelin potrebbe costar caro.
Perde Honda, alle prese con una moto scorbutica di cui il solo Marquez riesce a tamponare le magagne. Fin troppo lampante, però, il gap accusato da Rossi e Dovizioso in accelerazione perché MM93 potesse compensare col solo talento. Ancor peggio Pedrosa che, a differenza del compagno, non riesce a guidare sopra i problemi e si vede. Dani annaspa nelle retrovie da inizio stagione e non sa come venire a capo della sua RC213V. Il 4° posto di LeMans è grasso, figlio solo delle disgrazie altrui. Gli altri hondisti? Non pervenuti. All’arrivo, s’intende.
Infine perde, anzi affonda Ducati. 6 ritiri su 10, Iannone e Dovizioso 10° e 11° in classifica generale, persino dietro alle GP14.2 private di Barbera e Laverty. Bastano questi pochi dati a fotografare il suicidio compiuto da Borgo Panigale. Frutto di errori e sfighe assortite, certo, ma anche della gestione scellerata dei piloti.
Perché se negli intenti ufficializzare Lorenzo già dalla terza gara avrebbe dovuto pungolare i due titolari, e trarre il meglio da ciascuno di loro, nei fatti la scelta si è rivelata un boomerang, un surplus di pressione che ha finito per mandarli fuorigiri e vanificare così un potenziale tecnico di primordine.
Ora il Gp del Mugello che si annuncia da tregenda, incerto come non mai perché tutti i big hanno buoni motivi per ambire al successo. Lorenzo è lanciato, ha vinto 4 volte sulle colline toscane e, dopo Jerez, vorrà rendere la pariglia a Rossi battendolo a domicilio; Valentino deve accorciare in classifica e sarà spinto dal suo popolo, una vera marea gialla arroventata dai veleni di fine 2015; Marquez potrà contare su una pista ampia e scorrevole, sulla carta più indulgente con gli attuali limiti della Honda; le Ducati voleranno sull’infinito rettifilo verso la staccata della San Donato.
Una cosa è certa: sarà gran spettacolo!