Il Gran Premio di Malesia di MotoGP è destinato a far discutere per molto tempo e comunque finisca il mondiale, sia con la vittoria di Lorenzo, sia con quella di Rossi, c'è da scommettere che saranno molti quelli che riprenderanno quanto successo in gara e le successive decisioni dei commissari, per giustificare un risultato piuttosto che un altro.
Rossi ha sbagliato? Marquez ha sbagliato? La penalizzazione di Rossi è stata sufficiente? Tutte domande che stanno scatenando feroci (anche un po' troppo in certi casi) dibattiti in queste ore, ma rivedendo per l'ennesima volta le immagini del contatto tra il #46 e il #93 la sensazione che rimane è quella di amarezza. Perché un campione come Rossi, che indipendentemente da quanto si possa essere suoi tifosi o meno, rimane e rimarrà comunque una leggenda di questo sport, non può arrivare a spingere volontariamente fuori un altro pilota, perché la Motogp non è un gioco, perché Marquez avrebbe potuto farsi del male sul serio.
La questione del calcio o non calcio rimane poi una faccenda a sé, perché lo sbaglio di Rossi è stato ben altro. Il campione di Tavullia ha impostato male tutto questo week end, ad iniziare dalle dichiarazioni nella conferenza stampa di giovedì, quando ha puntato il dito contro Marc Marquez, reo, a suo dire, di aver avvantaggiato Lorenzo nel Gran Premio di Australia. Un pensiero che può essere stato legittimo o meno nella testa del Dottore ma che esternato in quel modo, in mondovisione, non ha certo provocato una bella reazione in Marquez che oggi, magari, ha insistito più di quanto avrebbe fatto normalmente in quella bagarre dopo pochi giri dall'inizio della gara.
Poi la bagarre appunto e quel momento di black-out nella testa di Valentino che l'ha portato a fare una manovra per la quale non ci sono scusanti. Rossi ha rallentato, ha aspettato Marquez, l'ha guardato, l'ha portato all'esterno e infine quel movimento della gamba che, proprio come ha dichiarato Pedrosa "Dipende da come la si vuole vedere, ma io lo spostare la gamba non lo vedo come un gesto naturale". Calcio o non calcio, proprio come si diceva prima, la situazione cambia poco perché Valentino l'errore più grande l'ha fatto rallentando di colpo e spingendo volontariamente Marquez praticamente fuoripista. Un gesto che chi sa quanto sia pericoloso ogni minimo errore quando si guida una moto non può e non deve fare.
In questi giorni quella che è mancata a Rossi è stata la sua proverbiale tranquillità, proprio quella dote che lo ha aiutato tanto a vincere mondiali su mondiali. Valentino è apparso nervoso già da giovedì e ieri ha terminato nel peggiore dei modi un pessimo fine settimana e, chissà, forse un mondiale. Ora rimane una sola gara, quella di Valencia, dove il Dottore si ritroverà a partire dall'ultima fila e sarà chiamato ad una grande rimonta per poter continuare a sperare nel decimo mondiale. Sulla sua strada probabilmente troverà nuovamente Marquez che, c'è da giurarci, qualche sassolino dalla scarpa, anzi dallo stivale, se lo vorrà levare e che da ieri è diventato il nemico numero uno non solo per l'ultima gara, ma per la prossima (o le prossime) stagione.