I fantastici quattro in una fantastica gara, di gran lunga la migliore della stagione. Questo il sunto di 27 memorabili giri in cui Marquez, Lorenzo, Iannone e Rossi – in rigoroso ordine di classifica - si sono resi protagonisti di un’altalena di sorpassi ed emozioni dalla prima all’ultima curva.
Dal mazzo di Phillip Island è infine spuntato il 93, come da pronostico, anche se l’asso della Honda ha dovuto sudarsi la vittoria fino all’ultimo metro, proprio quando sembrava non essere più alla sua portata. Solo un ultimo giro da record della pista, coperto in 1’29”280, gli ha permesso di agguantare Lorenzo in extremis e apporre la prima tacca in terra australiana, dove non era ancora riuscito ad imporsi.
Ghignava sornione il maiorchino a fine gara, amareggiato per la settima vittoria stagionale sfumata in vista del traguardo ma pago dell’assist involontario di Iannone che, nel gioco delle compensazioni, gli concede 4 punti extra nell’infinito elastico con Rossi. Ha di che consolarsi, Jorge. Recuperandone 7 in un sol colpo è tornato sotto in classifica quando la situazione pareva compromessa, sebbene per la prima volta non sia riuscito a capitalizzare la sua tattica preferita, la fuga solitaria, finendo sempre risucchiato dal terzetto degli inseguitori perlopiù in lotta tra loro.
Poco importa, comunque, se il “one man show” non è andato in porto. Lorenzo non è stato implacabile come suo solito ma reattivo abbastanza da uscire dal gruppo al momento opportuno per guadagnare quel piccolo, decisivo vantaggio, se non per la vittoria almeno per un piazzamento che, date le circostanze, la ricorda da vicino.
Uno spunto che invece è mancato a Rossi. Valentino mastica amaro per un risultato al di sotto del suo vero potenziale - espresso dal secondo giro veloce in gara -, dipeso dall’ennesima qualifica deludente. Non tanto nel ‘ritardo’ in griglia di partenza, subito colmato, quanto in termini di energie spese per trarsi dalla mischia in cui è rimasto impelagato, a differenza di Lorenzo, per l’intera gara.
Per lunghi tratti il pesarese ha infatti girato più forte del compagno di box ma non è mai riuscito a scrollarsi di dosso Marquez e Iannone che, sostenuti da motore e furore di pari levatura, ne hanno spezzato il ritmo. Valentino le ha tentate tutte per mettere il naso fuori e spingere alla volta di Jorge ma ogni volta è stato ricacciato indietro, sfilato in rettilineo o sfibrato da continui spalla a spalla che ha finito per pagare in volata. Peccato, perché fino a tre quarti di gara sembrava ne avesse per giocarsi la vittoria o comunque finire davanti a Lorenzo, in partenza l’obiettivo prioritario.
Iannone, al terzo podio stagionale dopo Qatar e Mugello, si sostituisce a Pedrosa nei ‘fab four’ di giornata, confermandosi pilota di livello assoluto su una pista ‘da manico’ e vero animale da bagarre. Freddo e fortunato nell’impatto col gabbiano, indomito nel corpo a corpo, titanico nel confronto con Dovizioso, finito a quasi 30 secondi e scalzato nelle gerarchie del team. L’Andrea di Vasto è cresciuto esponenzialmente nell’arco della stagione, unendo velocità e sostanza: tanti solidi piazzamenti alle spalle dei big e una sola battuta a vuoto (Motegi) dovuta a un problema tecnico. Il futuro è suo.
Non c’è tempo per rifiatare. Si va dritti in Malesia, a Sepang, dove domenica prossima si correrà il penultimo round di questo appassionante campionato che vede Rossi e Lorenzo separati da appena 11 punti. Un’altra sveglia da puntare.