La gara di Motegi ci consegna un Valentino Rossi di nuovo saldamente in testa al Mondiale di MotoGP 2015. Il secondo posto colto in Giappone vale altri 4 punti iridati su Lorenzo, che si aggiungono ai 14 accumulati in precedenza: fanno 18 in totale, un bottino polposo che consentirà al pesarese di prendersi la ‘Decima’ contentandosi di arrivare alle spalle del compagno di squadra nelle tre gare restanti. Un’ipoteca semi-definitiva, al netto di imprevisti o regali - leggasi cadute - che il Rossi ‘ragioniere d’attacco’ formato 2015 non sembra intenzionato a concedere. Almeno fino a prova contraria.
Anche stavolta è mancato lo scontro diretto. E’ un peccato, dato il livello del confronto, che i due piloti Yamaha non abbiano ingaggiato un vero duello in questa stagione, misurandosi piuttosto sul filo dei centesimi ma sempre a una certa distanza; una 'lacuna' che si è fatta ancor più tangibile al culmine della stagione, con i singoli punti iridati che iniziano a scottare e la tensione alle stelle.
Quella non è certo mancata, restituendo pepe a una gara di grandi aspettative ma che in fondo non ha riservato particolari emozioni, almeno per i primi tre quarti. Ci ha pensato Rossi, con la sua condotta nelle qualifiche del sabato, a dissotterrare i vecchi attriti e l’aria nel box si è fatta di nuovo elettrica, come ai tempi del famoso ‘muro’. Non è cambiato nulla da allora, se non che adesso è Valentino a succhiare dati, traiettorie ed energie vitali al rivale, con Lorenzo nei panni del maestro copiato.
Era solo questione di tempo e opportunità: nel momento in cui si sono ritrovati a contendersi il titolo, l’uno contro l’altro senza terzi incomodi, Vale e Jorge hanno iniziato a punzecchiarsi gara dopo gara, sempre meno velatamente. Man mano, i convenevoli di inizio stagione – che pure attestano una sincera stima reciproca – hanno lasciato il passo a frecciatine e battibecchi a distanza.
Fino a Motegi, dove le scaramucce verbali del sabato pomeriggio e la freddezza palpabile nel parco chiuso segnano l’apice di un climax a cui manca soltanto lo scontro in pista ‘definitivo’ per risolvere la contesa e coronare una rivalità che, comunque vada, colloca di diritto Rossi e Lorenzo tra i grandi duellanti del motorsport. Agostini e Hailwood, Rainey e Schwantz, Hunt e Lauda, Senna e Prost: coppie di opposti per stile e temperamento, che nell’irriducibile valore dell’altro hanno trovato il contrappunto ideale, lo sprone aggiuntivo per esaltarsi ed esaltare.
Restano tre round a Lorenzo - Phillip Island, Sepang e Valencia – per tentare un’impresa che si è fatta complessa. E altrettante occasioni per sperare in un testa a testa ‘stile Rossi-Pedrosa ad Aragon’ che aggiungerebbe sapore, e spessore, alla vittoria iridata dell’uno o dell’altro.
Non resta che attendere fiduciosi.