Valentino Rossi può davvero vincere il mondiale? Al giro di boa del campionato MotoGP 2015, è questo il rebus che stuzzica le fantasie di tifosi e addetti ai lavori.

La prima parte di stagione ci ha già fornito prove sufficienti per affermare che, sì, Rossi è finalmente maturo per il colpaccio. In testa alla classifica sin dall’esordio vincente in Qatar, il pesarese ha sfoggiato una forma tecnica e mentale impareggiabile, sfruttando al contempo il rendimento altalenante dei rivali. Una combinazione che gli è valsa una serie di nove podi consecutivi costellata dai tre assoli di Qatar, Argentina e Olanda: tre trionfi a suon di sportellate e tanta, tanta consistenza nelle restanti uscite. Non si è espresso al meglio solo a Jerez e Mugello, dove ha comunque mostrato saldezza di nervi e capacità di reazione.

La moto è stata un elemento essenziale alla sua progressione, un abito cucito a misura della sua guida: affidabile e sincera, lineare e versatile, la M1 gli ha permesso di battezzare su ogni pista l’assetto giusto e procedere per affinamenti, senza l’assillo di dover rincorrere gli altri sul passo gara rivoltandola come un calzino.

La serenità raggiunta nei turni di prove libere, unita a qualifiche migliori degli anni scorsi, è stata un investimento per la domenica a cui Rossi ha riservato le energie migliori rimbalzando gli assalti di Marquez e Lorenzo con gli occhi della tigre. I rivali che credevano di aver assestato la spallata definitiva al vecchio campione se lo sono ritrovati tra le ruote più agguerrito che mai, irriducibile nel rush finale ed esente da errori: una macchina da guerra improntata al massimo risultato possibile che ha lasciato per strada le briciole.

Come proseguirà il cammino di Rossi saranno anche calendario e rivali a stabilirlo. E’ in arrivo un trittico di gare favorevoli a Marquez e Lorenzo (Indy, Brno e Silverstone) dove il tavulliano penserà più a difendere il vantaggio che ad allungare; Misano, Phillip Island e Malaysia invece esaltano il Dottore e si addicono alle caratteristiche della M1; sulle restanti prove (Aragon, Motegi e Valencia) pende un pronostico quantomai aperto.

Lorenzo è il rivale più vicino in classifica e, perciò, il più pericoloso. Viene da due gare sottotono che ne hanno frenato la rincorsa alla vetta, in difficoltà con la gomma Bridgestone versione 2014 più congeniale a Rossi. Ma dista solo 13 punti e, come il Dottore, è poco incline all’errore. Sarà un testa a testa giocato sul polso destro e ancor più sulla tenuta mentale.

Marquez sta tornando ai livelli dello scorso anno. Si è detto soddisfatto dei test effettuati a Misano in un clima infuocato e della fiducia ritrovata nella sua RC213V. Se Honda dimostrerà di aver risolto definitivamente i problemi di stabilità in frenata e ingresso curva saranno guai per tutti già a partire da Indianapolis, dove la Casa dell’Ala Dorata si è imposta nelle ultime cinque edizioni. Ha ragione Valentino a non sottovalutarlo: 65 punti da recuperare in 9 gare sono molti, moltissimi, specialmente a due mastini come Rossi e Lorenzo. Ma se tornasse il tritacarne della prima parte del 2014, imbattibile e regolare, potrebbe farsi sotto in classifica e, chissà, approfittare della guerra intestina in casa Yamaha. Se poi la ritrovata competitività della Honda consentisse a Pedrosa di piazzarsi più spesso alle sue spalle togliendo punti ai rivali in blu, Rossi avrebbe un (grosso) problema in più da cui guardarsi. 

Allora, arrivederci a Indianapolis.