Così uguali, così vicini. Un movimento, quello alla chicane prima del rettilineo che sancisce vincitori e vinti, diventa un'istantanea che riassume una gara e va al di là, definendo e immortalando Valentino Rossi e Marc Marquez nel loro essere.
C'è molto più di una sterile polemica, di uno incontro-scontro da corsa, di punti guadagnati o persi. C'è tutta la loro identicità e specularità in quel fermo immagine, il talento innalzato da voracità e guidato da coraggio, a volta incosciente. Sarebbe peccato capitale non intravedere in quel tocco la magia di due piloti capaci di un livello tecnico impressionante, ognuno con le proprie linee e traiettorie, strette e veloci o pulite e tondeggianti a seconda dei settori. La magia che li mantiene incollati a due decimi di distanza dall'inizio alla fine, in un pressing snervante rivelatore di forza e resistenza mentale fuori dal comune.
Un ex pilota a fine gara commenta: “A parti invertite avrebbero fatto esattamente la stessa cosa”. Parole non furono più veritiere e pertinenti per i due che dall'esordio di Marc nella classe regina vengono accostati e assimilati e ora, finalmente, si guardano a poca distanza con il ritorno alla competitività di Rossi. Nel giorno di appannamento di Lorenzo, lo spagnolo e l'italiano si confrontano alla loro maniera, elevano la qualità mera e pura affiancandola alla loro filosofia che non fa sconti e ci prova sempre.
Destini incrociati, il sorpasso non vale il qui ed ora, è una fotografia di due personalità separate solo dagli anni mentre scrivono la storia del proprio sport. E ora, in attesa di capire i passi avanti della Honda, si prosegue il cammino con ben in mente gli occhi famelici di chi non conosce altro verbo che vincere e per farlo da lezioni magistrali di guida. Così uguali, così vicini.