L’ultima gara stagionale del Motomondiale ha sempre un sapore speciale, che fa di Valencia una vera e propria festa del motociclismo. Per Álex Márquez ha significato il titolo di Campione della Moto3, per suo fratello Marc il trionfo con il quale ha eguagliato il record di Mick Doohan e per VAVEL c’è stata l’opportunità di parlare con uno dei piloti più carismatici e amati di tutto il paddock, Álvaro Bautista. Il pilota di Talavera de la Reina (in provincia di Madrid) ha avuto un anno complicato, con un inizio di stagione promettente, in linea con le aspettative. Ma il seguito del campionato è andato sempre peggiorando, fino ad arrivare ad un fine stagione orribile, passando dalla lotta per il podio a quella con il suo compagno Scott Redding, con una Open.  

Il finale si stagione ha significato anche la fine della sua esperienza in Honda, anche se non con Gresini, con cui continuerà a collaborare l’anno prossimo, difendendo i colori di Aprilia, che torna in MotoGP con un progetto carico di ambizione, ma anche di incertezza. È una sfida che appassiona Bautista, che vuole arrivare in alto nel giro di uno o due anni. Non lavorerà invano per un team factory, una garanzia fondamentale in una competizione così difficile come la MotoGP.

Il pilota di Talavera de la Reina ha già provato la sua nuova moto ai test di Jerez e Cheste, dove a poco a poco ha migliorato i suoi tempi ed ha adattato il suo stile di guida alla moto della Casa di Noale. Nonostante ciò, l’inverno si prospetta laborioso per “Bauti”, che sicuramente darà il massimo per poter ottenere le migliori prestazioni in vista dei prossimi test di Sepang del 2015, dove si inizierà a delineare il vero rendimento dell’Aprilia. Un’avventura che speriamo porti a Bautista molte soddisfazioni, quanto il talento che ha come pilota.

Di seguito potrete leggere l’intervista del nostro collega Diego De Arístegui, tradotta in italiano.

La stagione

Concludi la stagione in casa, su un tracciato come quello di Cheste e dopo aver annunciato il tuo ingaggio con Aprilia. Hai preso questa gara con tranquillità in vista di essere in ottima forma la prossima stagione?

È stata una stagione molto complicata per noi, perché abbiamo avuto molti problemi durante l’anno. È stata difficile anche se pensiamo a come abbiamo iniziato, perché nelle prime gare sono caduto quando potevo ottenere buoni risultati, anche se poi in Francia siamo riusciti a salire sul podio. A partire da quel momento abbiamo avuto qualche problema e soprattutto la seconda metà di stagione è stata disastrosa.

Quale credi sia stato il problema principale?

Il fatto che non siamo riusciti  a far sì che il pneumatico posteriore lavorasse. Ci ho provato in tutte le gare e su tutti i tracciati. Abbiamo fatto quel che abbiamo potuto, ma alla fine non siamo riusciti ad ottenere quello che volevamo. A dire la verità è stato un anno abbastanza deludente.

Che cosa è potuto succedere perché tu passassi dal lottare per la vittoria a Losail o ottenere il podio a Le Mans al combattere per entrare in Q2 ogni weekend?

Sono cambiati gli pneumatici e ce li hanno fatti più duri, a seguito di quanto successo a Phillip Island l’anno scorso. Ha colto tutti di sorpresa e abbiamo dovuto lavorare molto durante il pre di stagione. I test in Qatar sono andati molto bene, perché abbiamo potuto capire le gomme in maniera migliore rispetto alle Factory. Questo ci ha aiutati ad essere più competitivi. Ma poi la Honda ha i suoi piloti di riferimento, che sono Marc e Dani, che utilizzano Showa e Brembo. Questo ci ha danneggiati un po’.

Poi la seconda metà di stagione è stata terribile, perché l’HRC ci ha dato il telaio con il quale hanno cominciato la stagione Marc e Dani. Lo abbiamo provato durante le prime prove libere ad Assen e, una volta finite, mi hanno detto che dovevo scegliere tra uno e l’altro, senza altro margine per provarlo. In quel momento pensi che sia nuovo e che quindi vada bene, ma quel weekend il meteo è stato incerto, pioveva e smetteva, quindi non era il momento migliore per provarlo. In Germania è successa la stessa cosa, non abbiamo potuto capire chiaramente.

E negli Stati Uniti sono arrivati i veri problemi…

Quella di Indianapolis è stata una gara con condizioni normali, lì abbiamo visto che non eravamo in grado di trovare il nostro ritmo e avevamo sempre lo stesso problema, che la ruota posteriore non lavorava. Era indifferente il circuito in cui fossimo o la messa a punto che scegliessimo, continuavamo a soffrire. Gli altri hanno migliorato, noi siamo rimasti lì e abbiamo anche un po’ peggiorato.

Ti sei sentito frustrato qualche volta nel vedere che da una fabbrica come Honda non sono stati in grado di soddisfare le tue necessità riguardo alle sospensioni, cosa che invece hanno fatto con Bradl?

Il primo anno che ho passato con Showa e Gresini dissi di voler cambiare, non perché fosse meglio o peggio, ma perché così avrei avuto riferimenti con altri piloti. Se io avessi avuto un problema che anche loro avevano, avremmo potuto risolverlo anche partendo dalle loro soluzioni. In questo momento se ho un problema, non ho nessuno a cui riferirmi. Io volevo cambiare, ma ho avuto pressioni da parte della squadra e di Honda, che volevano incorporarsi con questo materiale. Questo successo l’anno scorso, in cui abbiamo ottenuto buoni risultati. Honda è stata molto tempo nel mio box, abbiamo fatto una forcella nuova che ci ha aiutato e alla fine ho lottato con i piloti davanti. Quest’anno non lo ha fatto ed è stato molto difficile, tenendo in conto i cambiamenti del regolamento, della moto, ecc.

Aprilia, il nuovo cammino

Hai un contratto con Aprilia. Non sappiamo a che livello o fino a dove può arrivare questa nuova moto. Sai qualcosa di più di lei rispetto a noi? Sappiamo che in Superbike sono andati molto bene, ma la MotoGP è un’altra cosa.

Non c’è nulla ancora, quando cominceremo a lavorare vedremo dove sono i limiti e vedere fino a dove possiamo arrivare. Quello che so è che lavorerò con un team Factory, che ti dà quello di cui hai bisogno e questo ti aiuta ad arrivare in alto. Ho bei ricordi di questa marca (con Aprilia è stato campione in 125cc e vicecampione in 250cc, ndr). Viene dalla Superbike con una base molto buona e anche se in MotoGP non è la stessa cosa, in quel campionato è la moto migliore.

E qui c’è il riferimento dell’ART, che è già qualcosa…

Certo, non iniziano da zero, hanno già i riferimenti di questi anni con queste moto. Ciò che a me importa è che abbiano lasciato la Superbike per investire tutto in MotoGP, dove vogliono creare una moto competitiva e credo che possiamo riuscirci.  

Che ne pensi di colui che sarà il tuo compagno di squadra Marco Melandri?

Sono stato con lui in MotoGP per due anni e non ho un rapporto molto disteso con lui. Ha molta esperienza con Honda, Yamaha e altre case in MotoGP. In Superbike è andato molto forte con Aprilia. È un pilota veloce che può aiutare molto nello sviluppo della moto. A livello di rapporti, penso che ci troveremo bene e che non ci sarà nessun problema. Io lo vedo come un compagno di squadra che sarà fondamentale affinché Aprilia vada veloce.

Ti porterai dietro il tuo staff di Gresini o dovrai avere nuovi compagni di viaggio?

È un misto. Ci saranno persone che hanno lavorato con me da sempre e gente dell’Aprilia. Credo che possa uscire fuori qualcosa di buono da questo miscuglio.

Consideri quest’ingaggio come un passo indietro?

Per me lavorare con un team Factory è molto importante. Non è un passo indietro, è come minimo rimanere dove sono. Ora non ho una moto pessima, ma non posso far nulla. La Honda è la moto migliore della griglia, ma nel mio caso non posso cambiare nulla. Se non mi piacciono o un telaio o delle sospensioni, devo sopportare perché questo è ciò che ho. Tuttavia, con un team Factory, se c’è qualcosa che non ti convince, lo cambi e se continui a non essere convinto, cambi di nuovo. Lo vedo più positivo che negativo.

Tornare in alto

Sei campione del mondo in 125cc e vicecampione in 250cc, perciò non ti sei dimenticato di come si guida. Hai voglia di recuperare la linea positiva di risultati e dimostrare che grande pilota sei?

A dire la verità muoio dalla voglia. Quest’anno non è stato buono e ho voglia di gareggiare con un team factory, guidare come so fare ed essere dove io credo di poter stare. So che sarà difficile, bisognerà lavorare, ci saranno cose che non funzioneranno, ma sarà un lavoro che non ho mai avuto fino ad ora, perciò sono molto contento e motivato. Penso di non aver ancora dato il massimo in MotoGP.

Il livello in MotoGP è altissimo e sembra che se non sei in un team factory non puoi vincere. Pensi che il 2016 servirà a molti piloti che non hanno il materiale migliore per poter dire la loro?

Sì, io credo che ciò che si farà sarà eguagliare le cose. Ciò che le moto di fabbrica hanno, elettronica, telaio, eccetera, verrà equiparato con coloro che non avranno questo materiale ufficiale. A noi che non abbiamo la moto migliore questa cosa piace. Credo che le gare saranno più divertenti e speriamo che in ogni gara ci siano sei o sette piloti a giocarsi la vittoria, come succede in Moto2 e in Moto3.

Se vedessi che in MotoGP non ci fosse la possibilità di raggiungere i tuoi obiettivi, penseresti alla Moto2 o ad un altro campionato come la Superbike?

No, per niente. La mia testa è in MotoGP, ho un contratto di due anni con Aprilia per sviluppare una moto nuova ed ora penso solo a questo. La Superbike non è per niente nei miei piani.

Che bilancio fai di questi anni con Gresini Racing?

Credo che il bilancio sia positivo. A livello personale la squadra è come una famiglia e sto bene con tutti i membri della struttura. Il mio capo meccanico ed i miei meccanici sono fantastici. Dall’inizio mi sono sentito ben voluto. In quanto a risultati, ho potuto fare un passo in avanti in MotoGP quando sono passato dalla Suzuki alla Honda. Peccato che essendo un team privato non avessimo il sostegno che invece hanno i team factory. Quando è il momento di cambiare le sospensioni o i freni, ad esempio, sono necessarie spese ingenti e una squadra come la nostra ha dovuto andare avanti con i mezzi che aveva. Nonostante ciò siamo riusciti a far bene e mi bastano i ricordi positivi.

Domande dirette

Perché il 19?

Quando sono arrivato al Mondiale mi piaceva il 27, ma già lo aveva Stoner, così mi fecero scegliere tra il 19 e il 14, che erano i numeri disponibili. Scelsi il 19 perché è un numero che hanno usato altri piloti in passato e hanno vinto titoli. Perché io non dovrei essere uno di quelli?

Un hobbie

Mi piace molto la bicicletta.

Un film

Ce ne sono molti, ma quelli di Tarantino mi piacciono molto. È un cinema particolare ma divertente, mi piacciono i suoi film.

Sei cittadino onorario di Talavera?

Sì. Ho le chiavi della città e sono stato eletto cittadino onorario quando ho vinto il Mondiale in 125cc.  

More o bionde?

Quando ero piccolo mi piacevano le bionde, ma ora sto più con le more che con le bionde, quindi alla fine è indifferente.

Questa domanda è difficile per te…Atletico o Real Madrid?

Ovviamente, Atletico!