La domenica dei Marquez, l'anno dei Maquez. Tutto secondo copione, tutto secondo i piani, rappresentazione saliente e concreta di una stagione, tra record, fortune, imprevisti e battaglie. Valencia chiude col botto, per quanto molti giochi fossero già chiusi. I botti sono sparati dai due fratelli campione del mondo, prima volta in 66 anni di motomondiale.
Marc Il Grande firma e controfirma l'ennesimo primato, fa calare il sipario nello stesso modo con cui lo aveva alzato: una vittoria dal sapore unico. Il campionato appena concluso difficilmente verrà dimenticato, la sequela di traguardi storici rimarrà un'istantanea incorniciata nelle memorie e negli annali, salvo nuovi ritocchi dallo stesso autore. L'ultima gara incarna l'anima di una competizione lunga mesi e restituisce la forza del “cabroncito”: audace spinge al limite, intelligente impara dagli errori per non oltrepassarlo. C'era una festa da celebrare in tutta la sua bellezza, due titoli, una famiglia pistaiola e casalinga da ringraziare e esaltare, perché la perfezione non esiste ma il 9 Novembre 2014 vi si avvicina.
Alex Il Piccolo è il sogno avverato, è il regalo insperato che suscita più emozioni. Stessa passione, diverso stile, medesimo risultato. Nella categoria minore la concorrenza è agguerrita, altri forse avrebbero meritato di più. Hanno però vinto la calma e la capacità di lavorare un passo alla volta, la gestione di una pressione e di un confronto con i rivali e il fratello che poteva schiacciare. Se a questo aggiungiamo il successo dello stacanovista Rabat, fratello acquisito della banda di Cervera, è chiaro come il cerchio vada a chiudersi su un dominio assoluto e incontestabile di un talento condiviso e variegato, che ha segnato una nuova strada.
Per fortuna in questa strada sventola un po' di tricolore, quello dell'inesorabile Valentino Rossi e quello della sua tribù di giovani seguaci. Il pesarese è competitivo ed esperto, risorge dalle difficoltà e mette a tacere insinuazioni e polemiche: è successo a Valencia, è successo ad ogni circuito. Dietro al Golden Boy però si muove pure una schiera di ragazzi che tra podi, pole, rimonte e bagarre cresce e promette: Fenati, Bastianini, Migno, Morbidelli, Antonelli, giusto per fare qualche nome, scommettono sul futuro.
Sorride Ducati, che tra sorpassi, giri arrembanti e divario ridotto rilancia sul duo Iannone-Dovizioso e sul mago Dall'Igna e riscopre orgoglio e creatività in rosso. Affonda invece Lorenzo che imita Marquez in negativo, concludendo tra le mille ombre di inizio stagione con errori, ritiri, lamentele e poca lucidità. Pedrosa, infine, continua a navigare nel limbo, destinato al ruolo di comprimario, sempre in bilico e indeciso da che parte stare, se tra l'élite o tra i tanti.