Nato a Vasto nell'agosto del 1989, “The Maniac Joe” (si fa chiamare così) è una delle promesse del motociclismo italiano. Dopo l'esordio mondiale nel 2005 nell'allora classe 125, ed essere passato poi nella categoria intermedia nel 2010 (in cui ha sempre ottenuto il terzo posto nella classifica mondiale), Andrea Iannone ha debuttato quest'anno in MotoGP in sella ad una Ducati nel Team Pramac Racing, accanto all'americano Ben Spies. È stato un esordio problematico il suo: dopo sei gare ha collezionato un nono posto (Losail, la sua prima gara nella categoria regina), un decimo posto (Austin), un undicesimo posto (Le Mans), un tredicesimo posto (Mugello), e due ritiri (Jerez e Barcellona). Insomma, non quello che il pilota italiano, aspirante al titolo di Rookie dell'Anno, si aspettava. Diciamo che la sfortuna ci ha messo del suo, parecchi sono stati i guai fisici per lui in questa prima parte del Campionato Mondiale. Il braccio dolorante poi operato, una caduta che gli ha provocato una fastidiosa ferita al ginocchio e altri acciacchi hanno certamente influito. Vavel ha incontrato l'Abruzzese, che ha risposto alle domande che gli sono state fatte.

 

Prima di tutto, come stai? 

 

Bene, adesso sto molto bene, grazie.

 

Come sono andati i test con la nuova moto? 

 

Bene. Abbiamo dovuto posticipare di un giorno per via del tempo, ma alla fine siamo riusciti a girare parecchio, e abbiamo provato tante cose. Mi sono divertito.

 

Vuoi tracciare un bilancio di queste prime gare? 

 

Non è un bilancio positivo, non siamo partiti come speravamo. Dobbiamo lavorare tantissimo, ma un passo alla volta miglioreremo, ne sono sicuro.

 

Che cosa non ha funzionato secondo te fino a qui? La moto, il tuo adattamento a lei...?

 

Diciamo che è un insieme di fattori. Non si può dare la colpa solo al pilota o alla moto, è l'insieme che ancora non funziona. Io devo migliorare, ma deve farlo anche la moto.

 

Tu e Marc Márquez siete stati grandi rivali in Moto2. Come vanno le cose adesso che siete entrambi in MotoGP?

 

Non abbiamo una rivalità diretta come in Moto2, ma Marc è un pilota di grande talento, e guida una bella moto, molto potente. Certo, questo ha i suoi pregi e i suoi difetti, ma se la sta cavando bene. Fuori dalla pista andiamo molto d'accordo, c'è un bel rapporto tra noi.

 

A che cosa pensi quando sei sulla griglia di partenza?

 

A quello che mi dicono i miei ingegneri. Prima della partenza c'è sempre un gran lavoro, soprattutto per quanto riguarda le strategie e le ultime modifiche, quindi mi concentro soprattutto su quello che mi dicono loro.

 

Sei superstizioso?

 

Più che altro, sono una persona che cerca di fare sempre le stesse cose. Quando arrivo in un circuito, quando sono nel box, quando mi vesto, quando devo salire sulla moto... Non per scaramanzia, ma per abitudine.