Si avvicina l'esordio azzurro nella Nations League. Domani sera, allo stadio Dall'Ara di Bologna, è in programma il primo impegno per la banda Mancini. Di fronte la Polonia, rivale temibile, squadra stabilmente nella prima fascia europea da qualche anno. Il raggruppamento a tre è ultimato dal Portogallo, pronto a duellare con la selezione tricolore lunedì sul prato di Lisbona. L'Italia si allena da alcuni giorni in vista del debutto, ci sono però ancora nodi da sciogliere. Il tecnico pare orientato a proporre il 4-3-3, modulo collaudato che consente di non esporsi, in una fase di rodaggio, all'altrui assalto. Le maggiori certezze risiedono nel pacchetto arretrato, con Mancini che può contare sul recupero di Criscito - di ritorno a Genova, sponda rossoblu, in questa stagione - e sulla collaudata coppia Bonucci - Chiellini. Il pacchetto è ultimato da Zappacosta, chiamato a garantire spinta in corsia e soluzioni in fase di possesso.
Intrigante la mediana, qui le carte sono tante e si possono mischiare a piacimento. Jorginho - ottimo l'impatto con Stamford Bridge e in generale con la Premier - è il faro del nuovo corso, dai suoi piedi sgorga il gioco. Ai lati del regista, due mezzali come Pellegrini e Benassi. Quest'ultimo sembra aver ribaltato nelle ultime ore le gerarchie, sorpasso effettuato su Gagliardini - positivo nella vittoria nerazzurra di Bologna. Due calciatori - Benassi e Pellegrini - in grado di portare alla causa dinamismo, inserimenti e qualità. Balotelli è il 9 dell'Italia di Mancini, un profilo che stuzzica il tecnico, un frullato di genio e sregolatezza. La potenza fisica di Balotelli per scardinare la difesa polacca, Bernardeschi e Insigne per creare superiorità dall'esterno.
La GDS propone una soluzione elettrica ma rischiosa. Il passaggio al 4-2-3-1 permette di inserire nell'undici d'avvio Chiesa, con il dirottamente in zona centrale di Bernardeschi. La "pena" è però ovvia, l'Italia, con due soli elementi nella zona nevralgica - uno dei due Jorginho, non esattamente un intenditore - può prestare il fianco alle ripartenze della Polonia, scoprirsi fragile lì dove si vincono le partite.