Alla Kazan Arena - fischio d'inizio alle ore 16, direzione affidata all'iraniano Faghani - riparte il mondiale. Primo ottavo di finale, la miracolata Argentina affronta la Francia, per molti candidata principe al successo finale. Il pronostico pende, per più motivi, dalla parte dei blu. Un girone condotto con sicurezza - sette punti in tre partite, sensazione di superiore qualità - aldilà di qualche fisiologico calo. Turnover ampio al cospetto della Danimarca, un pari e preziose energie nel serbatoio per affrontare la fase a eliminazione diretta. Deschamps mantiene guardia alta in conferenza, ma la generazione dorata francese è alla prova del nove, è il momento di raccogliere quanto costruito fino ad ora.
Di contro, l'Argentina approda al confronto senza particolari certezze. Messi - delizioso il controllo per l'uno a zero con la Nigeria - è l'àncora a cui attraccare propositi di qualificazione, ma il ritorno mentale non annulla le difficoltà di campo. Sampaoli è allenatore delegittimato, timoniere senza comando. In balia dei senatori, ascolta ed esegue. Manca qualcosa a questa nazionale, specie nel settore arretrato e nella porzione mediana, lì dove annaspa il vecchio Mascherano. Fiato corto e poche idee, palla al diez.
90 minuti senza ritorno, una spada di Damocle sul capo in grado di ridurre un gap evidente sulla carta. Questione di pressione, spettro da esorcizzare per non chiudere anticipatamente l'avventura iridata.
La Francia si presenta con il 4-2-3-1, in realtà un 4-3-3. Matuidi ha libertà di inserimento, ma è elemento imprescindibile anche in mediana, supporto prezioso nel recupero palla per Kanté. Gli strappi di Pogba garantiscono peso offensivo, sono manna per il talento di Griezmann e la rapidità di Mbappé. Giroud è l'ariete d'attacco. Pavard si riprende la destra, corsia mancina a Lucas Hernandez. Umtiti e Varane chiudono a doppia mandata la porta di Lloris.
Un solo dubbio nell'Argentina. Pavon, positivo nel finale con la Nigeria, insidia Higuain. Con il suo inserimento, Messi da punta centrale in un tridente leggero. In caso di presenza del Pipita, classico "allestimento" con la Pulce e Di Maria al largo. Banega è il regista, Mascherano ringhia, Perez ultima il reparto. La retroguardia è nuovamente a quattro, Rojo affianca Otamendi. I laterali bassi sono Tagliafico e Mercado, in porta Armani.