3 vittorie su 3, primo posto del girone A e 0 goal subiti. Il Mondiale dell’Uruguay comincia in maniera perfetta: ottavi conquistati con un cammino immacolato, in cui la Celeste ha dato prova di tutte le sue qualità. Nelle prime due gare le prestazioni non sono state all’altezza - contro l’Egitto è servito un colpo di testa di Gimenez al 90’ per avere la meglio, contro l’Arabia ci è voluta la collaborazione del portiere Al Owais sulla rete di Suarez – ma quando il gioco si è fatto duro nella partita in cui si decidevano le sorti del girone A contro i padroni di casa della Russia gli uruguaiani hanno cominciato a giocare.

Lo spirito e la convinzione messi in campo dagli uomini di Tabarez fin dal primo minuto lasciavano pochi dubbi: a prevalere sarebbero stati i sudamericani, anche perché l’atteggiamento russo non sembrava potesse contrastare gli avversari. Pochi minuti ed un saggio di quello che sarebbe stata la gara: palla persa dalla squadra di Cherchesov, recupero di Bentancur con il pressing alto e difesa costretta a ricorrere al fallo per fermare gli uruguaiani. Dal limite dell’area, è Luis Suarez a piazzare il pallone in fondo al sacco, sfruttano un buco della barriera ed il mal posizionamento di Akinfeev; al 23’ è già 2-0, con il sinistro di Laxalt deviato in maniera decisiva da Cheryshev e la contesa finisce sostanzialmente qui. La Russia non è in grado di rispondere e prima della fine del primo tempo resta anche in 10 per il rosso a Smolnikov; la ripresa è quasi un monologo, con Akinfeev costretto a diverse parate importanti per poi capitolare a ridosso del 90’ con il primo centro di Edinson Cavani.

Questa era la prova che si attendevano i tifosi, perché le prime due uscite erano state deludenti: solita solidità estrema, calcio pratico e spirito di squadra che poche altre nazionali possono vantare. Tanti esempi, come quello del Gran Capitan Diego Godìn, sempre pronto a gettare il cuore oltre l’ostacolo per la causa, o come dei due fenomeni d’attacco come Suarez e Cavani, che mostrano sintonia ed una perfetta complementarità, per poi arrivare all’equilibrio dato dal centrocampo, con i tre “italiani Bentancur, Torreira e Vecino che sono la giusta disposizione, aiutati da Nandez. Il simbolo di questo gruppo è però il CT Oscar Washington Tabarez: nonostante le difficoltà a livello fisico, il tecnico non manca mai nel suo appoggio dalla panchina, con indicazioni ed incoraggiamenti dal primo all’ultimo minuto, mostrando a tutti la sua dedizione e suscitando l’ammirazione dei tifosi, non solo uruguaiani.

Il prossimo ostacolo è rappresentato dal Portogallo di Cristiano Ronaldo, reduce da una qualificazione molto faticosa con l’Iran e che, al di là del suo fenomeno, non presenta grossi punti di forza: viste le difficoltà mostrate dalle big finora, chissà che non sia l’anno giusto per riprovare quelle emozioni che il popolo Charrùa non vive dal 1950.