Sono passati esattamente vent'anni dalla prima partecipazione della Croazia ad un Mondiale di calcio. Un esordio col botto visto che nell'edizione francese arrivò il terzo posto per quella Nazionale dalla scacchiera splendente. Più di settemila giorni dopo, nella tiepida estate russa, lo scacco matto della Croazia non è più solo utopia e amarcord ma qualcosa di concreto. La vittoria schiacciante contro l'Argentina (sotto tutti i punti di vista), maturata ieri sera, ha permesso alla Nazionale croata di staccare il pass per gli ottavi di finale con una giornata d'anticipo in un raggruppamento non proprio facilissimo. Cinque reti fatte e zero subite nei primi 180' di questo Mondiale: solidità, rapidità e fantasia al potere per la squadra allenata da Dalic che, da qualche settimana a questa parte, ha nella mente un'idea piuttosto meravigliosa. 

Potrebbe essere l'ultima chiamata per molti e non è affatto un caso che protagonisti della sfida di ieri sera siano stati i due uomini più rappresentativi: Modric e Rakitic. Il centrocampista del Real Madrid, autentico faro della squadra, dispensa calcio come se fosse la materia più semplice del mondo, amplia e restringe il suo raggio d'azione impedendo ai difensori argentini di avere punti di riferimento. Impossibile fermare il genio croato con la fascia di capitano, impossibile avere quel destro telecomandato che infila la rete permettendo alla Nazionale di volare agli ottavi.

Dalla qualità del capitano alla ubiquità di Ivan Rakitic, perno imprescindibile della Nazionale e autentico collante tra la fase offensiva e quella difensiva. Nel mezzo di questi due cervelli c'è tutta la qualità che questa Nazionale possiede: dalle sgroppate di Perisic alla rete di Rebic, dal lavoro sporco (ma sempre utile) di Mandzukic fino alla difesa che, guidata da Lovren e Vida, rischia pochissimo. Zero tiri concessi a Messi, quadruplicato per tutta la durata del match, e una compattezza che neanche la vicenda Kalinic è riuscita a scalfire. Gli scacchi della Croazia sono tornati più splendenti che mai verso l'ultima fermata di una stagione che, tra tre settimane, potrebbe rivelarsi paradisiaca.