Come ogni quattro anni da quasi un secolo a questa parte, quest’estate tutti i cuori degli appassionati di calcio saranno riuniti virtualmente nello stesso posto. In Russia, infatti, si disputerà la ventunesima edizione della Coppa del Mondo FIFA. Il mondiale, per la sua stessa natura, riunisce e fa scontrare tra loro, in campo, popoli diversi, spesso provenienti dagli angoli opposti del globo. Ecco allora che, partendo dall’Italia (che a giugno sarà verosimilmente in spiaggia piuttosto che a Mosca) possiamo ruotare il nostro globo immaginario ed atterrare in Australia, per saperne di più su una delle possibili sorprese della rassegna.
LE QUALIFICAZIONI
I Socceroos (così chiamati dalla crasi tra soccer, calcio, e kangaroos, canguri) nonostante il trionfo della Coppa d’Asia 2015 e la conseguente qualificazione alla Confederations Cup dello scorso anno (eliminazione al girone) hanno dovuto sudare qualche camicia per approdare alla fase finale della Coppa del Mondo. Il meccanismo della AFC (la federazione calcistica asiatica, equivalente della UEFA europea) consiste in diversi “round” da superare per scremare le candidate fino ad ottenere le qualificazioni definitive: l’Australia si è ben comportata nel primo girone, chiudendo al primo posto con 21 punti (7 vittorie ed 1 sconfitta su 8 partite) contro Giordania, Kirghizistan, Tagikistan e Bangladesh, toccando addirittura il +25 di differenza reti. Nel secondo girone, invece, i ragazzi di van Marwijk hanno incontrato qualche difficoltà in più, soprattutto in trasferta: una sola vittoria (Emirati Arabi Uniti), la sconfitta in Giappone e tre pareggi contro Arabia Saudita, Iraq e Thailandia. Brutti stop che, al netto dell’ottimo ruolino di marcia interno (13 punti su 15 disponibili) hanno permesso al Giappone di chiudere al primo posto e proprio ai Sauditi, pari punti con gli australiani, di insediarsi al secondo posto (che vuol dire qualificazione diretta) in virtù della differenza reti migliore. A quel punto, i campioni d’Asia in carica sono stati costretti al primo spareggio contro l’altra terza classificata, la miracolosa Siria: nonostante i pronostici a senso unico, il doppio 1-1 ha costretto i Socceroos agli straordinari. Il pass, infatti, è arrivato solo grazie al solito Tim Cahill, che al minuto 109 della gara di ritorno, a Sydney, ha regalato la gioia ad una nazione intera. Passato il turno, contro Honduras la pratica è stata abbastanza più agevole: 0-0 in trasferta, all’ANZ Stadium il mattatore è stato Jedinak, autore di una tripletta con due rigori segnati nel 3-1 finale.
IL GIRONE E I PRECEDENTI
Le urne FIFA non sono state propriamente clementi con l’Australia che, inserita in quarta fascia, ha pescato la Francia, tra le grandi favorite per la vittoria finale, dalla prima e, pur evitando le corazzate (Spagna, Inghilterra, Croazia, Colombia, Uruguay) della seconda fascia, dalla quale è uscito il nome del Perù, ha impattato contro la compagine più temibile della terza, ovvero la Danimarca. Verosimilmente, dunque, superando il fatto che il girone del Mondiale, fatto di tre partite secche per ogni squadra, è uno degli scenari più imprevedibili in assoluto, le previsioni vorrebbero la Francia nettamente candidata al primo posto, con le altre tre almeno un passo indietro, se non due. Per gli oceanici, qualificarsi agli ottavi contro i sudamericani in missione e contro gli scandinavi, mossi da un Christian Eriksen mai così ispirato, sarebbe a tutti gli effetti un’impresa.
Nella storia, gli oceanici hanno partecipato a quattro edizioni dei mondiali, di cui una sola prima del 2006: si tratta di Germania Ovest 1974 (eliminazione ai gironi con un pari e due sconfitte), prima del boom, sempre in terra teutonica, nel nuovo secolo. Gli italiani, infatti, ricorderanno benissimo la gara di ottavi contro gli aussies all’interno della cavalcata della nazionale di Lippi: dopo il secondo posto nel girone con Brasile, Croazia e Giappone, i Socceroos furono eliminati solo dal rigore di Totti a tempo scaduto. Nelle successive edizioni in Sudafrica e Brasile, però, la rappresentativa non ha mai superato la prima fase.
LA ROSA
Dopo l’allontanamento di Postecoglou, dallo scorso gennaio il commissario tecnico dell’Australia è l’olandese Bert Van Marwijk, che sulla panchina della sua nazione d’origine ha già raggiunto un risultato storico come il secondo posto al mondiale di Sudafrica 2010. Dopo le rotazioni e le prove in amichevole, sembra definita la rosa che affronterà la campagna russa: Mathew Ryan del Brighton è il portiere titolare, con l’esperto Brad Jones a fare da backup. La difesa è senz’altro il punto debole per gli oceanici, che mancano di un condottiero esperto: nelle uniche due amichevoli disputate sulla panchina gialloverde, il neo-CT ha scelto la difesa a 4, a differenza del suo predecessore ed i candidati a guidarla sembrano Bailey Wright e Matthew Jurman, anche se sono forti le candidature di Sainsbury e Degenek. Sugli esterni la corsia mancina è bloccata da Aziz Behich, in forza al Bursaspor, mentre dall’altra parte si giocano il posto Risdon ed il classe 1996 Karacic. Difficile vedere un modulo spregiudicato come il 4-2-3-1 in gare nelle quali gli aussies partiranno sfavoriti, più probabile che l’allenatore olandese indirizzi i suoi verso un 4-3-3: Mile Jedinak è il capitano e cuore pulsante della rosa e verosimilmente comanderà la mediana, mentre molte responsabilità saranno sulle spalle di Aaron Mooy, autore di una stagione straordinaria con la maglia dell’Huddersfield in Premier League. Per un centrocampo più fisico ci sono anche le opzioni Irvine e Milligan, mentre ad aggiungere qualità potrebbero essere Massimo Luongo, stella del QPR, e Brillante.
Davanti, la situazione è abbastanza intricata: un posto sarà sicuramente del classe 1991 Mathew Leckie, in forza all’Hertha Berlino da ala destra, mentre come opposto potrebbe essere schierato Robbie Kruse, ma attenzione anche a Nabbout. Se Tomi Juric dovrebbe essere il centravanti titolare, è impossibile ignorare la figura di Tim Cahill, con la data 6 dicembre 1979 stampata sui documenti e una vera e propria aura mitologica intorno: primatista assoluto di reti in nazionale (50), a sole 6 presenze dal record assoluto anche in questo campo (103 contro le 109 di Mark Schwarzer). Lui sarà il totem della selezione, vero leader in campo e fuori nonostante una nazionale dall’età media abbastanza elevata: verosimilmente, questa sarà l’ultima occasione di livello prima dell’inevitabile rinnovamento. Le nuove leve però non impressionano ed anzi, si fatica a trovare stelle under-21 in grado di tenere alto il nome dei campioni d’Asia: magari un buon risultato in terra russa potrebbe contribuire a rilanciare l’intero movimento.