In una stagione in cui la Liga si è messa subito in salita per il Real Madrid, i merengues agguantano la terza finale consecutiva in Champions League, la quarta negli ultimi cinque anni, resistendo al Bayern Monaco di Jupp Heynckes nella gara di ritorno delle semifinali al Santiago Bernabeu. Sofferenza infinita per il Madrid, soverchiato dai bavaresi, dimostratisi superiori nell'ambito del doppio confronto, ma incapaci di concretizzare la mole industriale di occasioni avute a disposizione.
Il fallo di mano di Marcelo sul finire del primo tempo alimenterà ancora sospetti e polemiche, ma è soprattutto a se stesso che deve guardare il Bayern, tra l'errore di Rafinha all'andata e l'orrore di Ulreich al ritorno. Alla fine la spunta ancora il Real, letteralmente salvato da Keylor Navas, portiere capace di alternare papere imbarazzanti a serata di onnipotenza. La prestazione del costaricano è l'ennesima vittoria di Zinedine Zidane, il tecnico francese che ha fatto tutto pur di confermare il suo estremo difensore, a dispetto delle spinte in direzione opposta di Florentino Perez. E' il solito Real imperfetto, quello che vola a Kiev per giocarsi la Decimotercera, la tredicesima, con un gruppo che ormai è già nella leggenda del club. Una fase difensiva imbarazzante non ha impedito alla Casa Blanca di superare nell'ordine Paris Saint-Germain, Juventus e Bayern Monaco, rispettivamente campioni di Francia, Italia e Germania. Merito di un potenziale offensivo devastante, in grado di sopperire all'assenza realizzativa di Cristiano Ronaldo, giù di tono nel doppio confronto contro i bavaresi. Così, se CR7 si prende una settimana di pausa dal suo tradizionale cannibalismo, ci pensa Karim Benzema a scuotersi al termine di una stagione difficilissima, e a segnare una doppietta fondamentale, da attaccante di razza, prima di testa su cross pennellato del solito Marcelo, poi approfittando di un pasticcio colossale di Sven Ulreich, entrato nella storia dalla parte sbagliata. I gol del centravanti francese, unite alle parate di Keylor Navas, spediscono il Madrid a Kiev, ma non nascondono le enormi difficoltà difensive di una squadra che è sempre lunga sul campo, incapace di accorciare all'indietro con i centrocampisti e spesso sotto numero sugli esterni.
Costretto a fare a meno di Dani Carvajal e di Isco, Zidane ha puntato su Lucas Vazquez terzino, in un 4-4-2 spurio, che prevedeva Luka Modric esterno di centrocampo e Marco Asensio laterale opposto, con Mateo Kovacic sorprendentemente preferito a Casemiro, forse per questioni di dinamismo. Ma non è il modulo a fare la differenza nel Real, squadra che concede praticamente di tutto agli avversari, come chiarito già dai primi minuti della sfida di ieri. Cross a ripetizione, triangoli al limite, tutte giocate sulle quali i merengues si sono più volte salvati, soprattutto dopo essere stati freddati in apertura ancora da Joshua Kimmich, in rete dopo una sbavatura di Sergio Ramos, in difficoltà su traversone dalla destra di Thomas Muller. Ma a questo Real bastano due guizzi dei suoi fuoriclasse per rimettersi in carreggiata: il controllo e il cross di Marcelo per la testa di Karim Benzema sono pezzi di alta scuola, difficilmente replicabili anche nelle altre squadre dell'élite europea. Trovato il pareggio, il Madrid ha continuato a sbandare, sia per la totale desuetudine a difendere con ordine un risultato di vantaggio, sia per i tempi sbagliati di uscita di centrocampisti e difensori, ogni volta che il Bayern cercava di verticalizzare. Mentre Frank Ribery è rimasto intrappolato nella morsa di Lucas Vazquez e Modric (solo in un club con il Real un fenomeno come il croato può adattarsi a fare in sostanza il terzino), è stato l'ex James Rodriguez (inspiegabile la sua sostituzione per Javi Martinez) a pompare calcio per il Bayern, garantendo ai bavaresi un finale di fuoco dopo la paperissima di Ulreich. Tutto inutile per i tedeschi, che hanno sprecato a più riprese situazioni favorevoli, finendo per far esaltare Keylor Navas e tutto il Bernabeu, mentre anche Bale, Casemiro e Nacho portavano il loro mattoncino alla causa. Un'altra finale per il Madrid, con il solito copione: gioco poco convincente, sbandamenti prolungati ma colpi di giocatori straordinari.