Il preannunciato - e strombazzato - ambiente caldo di Parigi e del Parco dei Principi si è trasformato in un boomerang per il PSG di Unai Emery. Mentre infatti i francesi crollavano sotto il peso della pressione psicologica, il Real Madrid di Zinedine Zidane faceva valere l'esperienza e la personalità derivanti da diverse stagione ai vertici europei, agguantando la qualificazione ai quarti di finale di Champions League e dando nuova linfa alla sua stagione.
E' stata una delle migliori versioni della Casa Blanca, quella vista ieri sera al Parco dei Principi, nonostante le assenze di Luka Modric e Toni Kroos. Niente pretattica per Zidane, che aveva assicurato che uomini al 70% non avrebbero giocato. Così è stato, con Mateo Kovacic e Casemiro centrali di centrocampo, e Lucas Vazquez e Marco Asensio esterni di un 4-4-2 già sperimentato nelle ultime tre settimane. Scelte azzardate? No, semplicemente obbligate, perchè Zizou non aveva altri centrocampisti in rosa in grado di affrontare un appuntamento del genere (Marcos Llorente e Dani Ceballos sono fuori dai radar per questo tipo di partite, e non solo), e perchè Isco non è considerato una mezz'ala dall'allenatore transalpino. Ecco dunque spiegata la rinuncia al 4-3-3, per schierare un modulo senza la magia del malagueno e le accelerazioni di Gareth Bale, bocciato nuovamente, ma con Karim Benzema a supportare Cristiano Ronaldo in avanti (e viceversa). Scelte all'insegna dell'equilibrio difensivo, per non concedere troppo campo agli esterni avversari, ben limitati, soprattutto sul binario destro, mentre a sinistra Marcelo ha faticato, mettendo in mostra le difficoltà di un giocatore che tornava in campo dal primo minuto dopo quasi tre settimane di inattività. Il Real ha giocato dunque la sua partita, fatta di una concentrazione difensiva sconosciuta in Liga, con Raphael Varane e Sergio Ramos padroni della propria area di rigore, e con Dani Carvajal attentissimo a non scoprire l'argine prima contro il giovane rampante Kylian Mbappè, poi contro il grande ex Angel Di Maria. Chiusi gli spazi, i merengues hanno trascorso una serata di relativa tranquillità in fase difensiva, grazie allo straordinario filtro centrale di Casemiro e di Mateo Kovacic, il croato che a Madrid è diventato un portatore d'acqua di lusso, e con un Keylor Navas sempre pronto a sbrogliare le poche situazioni intricate presentatesi nella sua area piccola.
Al resto ha provveduto il talento dei quattro uomini offensivi, le due punte e i due esterni. Karim Benzema ha sprecato almeno un paio di occasioni, facendosi ipnotizzare da Areola nel primo tempo e concludendo male un ghiotto contropiede nel secondo, ma è stato ancora una volta la boa accanto alla quale ha girato Cristiano Ronaldo, predatore d'area, che ha iniziato a centrare il mirino nella ripresa, con un colpo di testa finito fuori di poco (su assist di Marcelo), per poi sentenziare il PSG con un'altra zuccata. Splendida l'azione del vantaggio griffata CR7, con Marco Asensio abile a rubare palla a Dani Alves, per involarsi sulla sinistra e servire poi in verticale il taglio di Lucas Vazquez, a sua volta perfetto nel cross per il lusitano. Una partita sin lì già nelle mani del Madrid ha perso di significato, perchè i nervi a fior di pelle di molti dei protagonisti parigini hanno tradito la banda di Unai Emery. Marco Verratti si è fatto espellere come un ragazzino alle prime armi, Edinson Cavani ha segnato un gollonzo inutile, dopo aver battibeccato con tutti, arbitro Brych compreso, Di Maria e Mbappè non hanno trovato spazi, Thiago Motta si è spento nel suo stesso andamento lento, in un calcio bailado che sconta tutto il peso degli anni. Il resto della sfida è stata pura accademia per il Madrid, che ha potuto/dovuto inserire Bale e Isco, con Kroos per Kovacic a centrocampo. I pali di Vazquez e Asensio hanno sancito una superiorità evidente, definitivamente decretata dal gol di Casemiro (con la decisiva deviazione di Marquinhos), ma ciò che ha colpito del Real è stata l'autorevolezza e la personalità, a prescindere dagli interpreti. Se il doppio confronto con il PSG era considerato alla vigilia come un referendum su Zidane, lo stesso è stato vinto dall'allenatore francese, che sa però benissimo che la sua squadra dovraà fare i conti anche con altre corazzate europee, desiderose di prendersi il trono continentale.