Un passato in Serie A, un presente diviso fra l'Amburgo in Bundesliga e il sogno di andare al Mondiale di Russia 2018 con la Svezia. Albin Ekdal ha visto da vicino per sette anni il calcio italiano e conosce bene pregi e difetti del nostro modo di pensare al pallone. La Svezia ha vinto l'andata del playoff contro l'Italia, ma mancano ancora i 90 minuti di San Siro per decidere chi volerà in Russia e chi invece dovrà riflettere sull'occasione mancata.
Ekdal ha parlato di tutto questo al Corriere della Sera, concentrandosi anche sulle polemiche dell'Italia legate all'arbitraggio della sfida della Friends Arena. Reazione che non ha sorpreso per nulla il centrocampista ex Cagliari: "Non mi sorprende la reazione italiana perché da voi è sempre un argomento. Ma adesso conta solo la gara di domani: l’Italia ha fatto quasi tutti i Mondiali e deve vincere. Mi aspetto un altro avversario, più carico, più aggressivo, con una voglia diversa. L’Italia un po’ mi ha impressionato in negativo. Ma abbiamo giocato solo il primo tempo di 180’. I favoriti restano gli azzurri e la pressione è tutta su di loro. Sì so come si fa gol a San Siro, ma non so se giocherò dopo la botta che ho preso venerdì. Però un gol lo possiamo fare comunque, abbiamo le qualità per riuscirci. Il problema sarà non subirne. Se giochiamo come all’ andata abbiamo una grande occasione per andare al Mondiale. Però tutto può ancora cambiare".
C'è spazio anche per una piccola parentesi dedicata alla sua nuova avventura in Bundesliga, diversi sotto molti punti di vista da quella italiana: "All'Amburgo ci sono 50mila spettatori sempre allo stadio. No, non mi sono mai pentito di aver lasciato la A. Anche se da voi ho imparato molto. Ma in Premier e in Bundesliga gli stadi sono sempre pieni. In Italia ci sono molti problemi da sistemare". In questo momento l'Italia pensa solo a come "sistemare" la questione Svezia, una questione Mondiale che è diventata più complicata dopo il pallone deviato involontariamente da De Rossi e finito alle spalle di Buffon alla Friends Arena.