L'Inghilterra ha staccato, nella nona giornata del gruppo F di qualificazione mondiale, il pass per accedere a Russia 2018. Lo ha fatto nella sfida contro la Slovenia, grazie ad un gol di Kane nel recupero che ha timbrato la vittoria, anche se sarebbe bastato il pareggio per avere la certezza del primo posto nel proprio girone. Il risultato che interessava, il massimo risultato, ma con il minimo sforzo. Nelle nove uscite che hanno portato la banda di Allardyce prima e Southgate poi a salire sull'aereo per le terre sovietiche, risulta complicato rintracciare segnali convincenti, momenti di vero potere calcistico e altrettanto partite dominate: il percorso è stato perlopiù piatto, caratterizzato da un buon rendimento casalingo e passi falsi lontano da Wembley.
La sensazione è che l'Inghilterra nel proprio girone abbia svolto quello che gergalmente può essere definito compitino, ovvero vincere ove necessario e limitare i danni altrove. Di per sé potrebbe essere una nota lieta: saper raccogliere il massimo anche in situazioni di difficoltà tecnica è un pregio, ma non del tutto per i britannici. Parlare spesso di "risultato casuale" non sarebbe infatti un errore, tanto che spesso e volentieri nelle diverse prove offerte - ad esclusione delle sfide contro Malta e Lituania, compagini nettamente inferiori alle altre - il risultato non rispecchia il giudizio reale del campo. Contro la Slovenia è stata l'ennesima prova piuttosto incolore, condita da poche occasioni e sbloccata da un episodio, come episodio poteva essere il rigore che Hart stava regalando agli avversari nel primo tempo per un fallo su Ilicic. L'arbitro ha lasciato correre, ma nessuno avrebbe avuto da ridire se avesse indicato il dischetto.
Dopo circa un anno di lavoro, Southgate non sembra ancora trovato la quadratura del cerchio alla sua squadra. La ricetta in grado di renderla una pasta omogenea e non un gruppo che si basa sulle interpretazioni dei singoli, sebbene gli uomini a disposizione possano adattarsi adeguatamente a un sistema di gioco come il 4-2-3-1, modulo base del tecnico. Un gruppo di solisti più che un coro, un insieme di individualità che vagano per le rispettive zone di campo alla ricerca della posizione giusta per fare male, ma senza regalare mai davvero giocate d'insieme. A risentirne sono soprattutto - paradossalmente - Kane ed Alli, i due che nel Tottenham si intendono a meraviglia, ma che in Nazionale sembrano ancora giocatori grezzi. Certo, la punta e capitano segna, perché è nella sua natura, ma è palese la distanza tra le prestazioni che regala in Nazionale e quelle con i Londinesi.
Verso il mondiale, dunque, Southgate ha chiari problemi a cui deve far fronte. Impensabile trascorrere altri mesi senza migliorare la squadra, sebbene le ore a disposizione del commissario tecnico siano poche. Il livello in Russia sarà più alto rispetto al girone di qualificazione e l'Inghilterra dovrà necessariamente implementare meccanismi di gioco corale, partendo dalle fondamenta difensive - i 3 gol subiti sono una cifra ingannevole rispetto ai rischi corsi - fino ad arrivare in avanti. In caso contrario, l'ennesima brutta figura sarebbe dietro l'angolo.