Nulla di nuovo all'orizzonte di Buenos Aires. El Templo del Futbol Mundial, ed in generale tutta l'Argentina, si aspettavano ben altro dalla Seleccion di Sampaoli dalla sfida di ieri sera contro il Perù ed invece sono tornati a casa ancora una volta con il muso, delusi. Sia dal punto di vista del gioco, quanto del risultato, l'Albiceleste non è riuscita ad andare oltre uno scialbo 0-0 contro gli ordinati e diligenti peruviani, ai quali però il pari finale sembra, per assurdo, accontentare meno rispetto ai padroni di casa. Già, perché in vista dell'ultimo turno è proprio la squadra di Gareca ad essere costretta a vincere nello scontro diretto contro la Colombia, obbligata ad ottenere i tre punti dall'harakiri di James e soci a notte fonda in favore del Paraguay. Di contro, l'Argentina, nonostante non sia riuscita a vincere collezionando il terzo pareggio in altrettante gare del nuovo corso, avrà la necessità - ma l'aveva già a prescindere dall'esito della sfida contro il Perù - di vincere a Quito contro l'Ecuador, reduce da cinque sconfitte di fila.
Un barlume di speranza c'è ancora, anche se la sfida non ha rispettato, in tutti i sensi, le attese della vigilia. E' vero, la Bombonera ha pulsato e cantato all'unanimità ma solo durante l'inno e in qualche frammento di gara, poi il silenzio si è fatto sempre più assordante con il passare dei minuti. Una sorta di impotenza dinanzi a ciò che si stava per compiere un'altra volta: una scena già vista, nulla di nuovo paradossalmente, in quanto nelle ultime quattro sfide Messi e compagni hanno raccolto quattro pareggi con 16 gol fatti in 17 partite, secondo peggior attacco del girone. E' un dato, questo, che lascia di stucco visto che l'Albiceleste può annoverare tra le sue fila i migliori attaccanti del globo come Higuain, Aguero, Dybala e Icardi, C'è un però: nessuno di questi quattro era in campo, anzi uno a casa e gli altri due inspiegabilmente in panchina.
Non è incluso Messi visto che il dieci del Barcellona fa un po' storia a se nel senso che regala tre volte a Benedetto ed una a Gomez la palla del vantaggio, sprecate tutte in malo modo. L'Argentina vista ieri è l'emblema dell'incapacità di avere un gioco, tanto che quest'ultimo, se cosi si può chiamare, si basa sull'attendere che la Pulce faccia qualcosa, inventi. Le azioni, però, bisogna capitalizzarle. Sampaoli ci ha messo molto del suo sin dalle scelte iniziali preferendo Benedetto e Gomez a Icardi e Dybala. Il Papu, in realtà, non gioca in maniera malvagia ma si divora un'occasione monumentale. L'ex tecnico del Siviglia, dopo i primi quarantacinque minuti, continua la sua personale strategia "no sense" con Rigoni in campo al posto di uno spento Di Maria, prima di inserire Gago al posto di Banega. Ironia della sorte l'ex Roma si fa male dopo cinque minuti dal suo ingresso: i cambi finiscono con Enzo Perez che prende il suo posto.
I limiti dell'Argentina sono evidenti, sotto ogni punto di vista, ma l'Albiceleste ha ancora buone possibilità di accedere almeno allo spareggio contro la Nuova Zelanda: infatti Messi e compagni sono al sesto posto con gli stessi punti del Perù e una lunghezza di distacco da Colombia e Cile. Nell'ultimo turno all'Argentina basterà vincere contro l'Ecuador già eliminato per poter centrare il quinto posto. In caso di pareggio tra Perù e Colombia l'Abiceleste sarebbe addirittura quarta in classifica con i Peruviani fuori. Invischiato nel discorso c'è anche il Cile, il quale sarà chiamato a vincere in casa del Brasile già qualificato; tuttavia, in Sud America, nulla è scontato. Ce lo insegna il Paraguay che, dopo il clamoroso successo in Colombia, può ancora sperare anche se la faccenda è un po' più complicata.
Si deciderà tutto nella notte tra il 10 e l'11 Ottobre con l'applauso della Bombonera e le parole di Sampaoli a caricare l'ambiente: "Nello spogliatoio è esploso l’entusiasmo quando ci siamo resi conto che basterà battere l’Ecuador per qualificarci". L'Argentina rimane aggrappata a una speranza.