Ultimi due appuntamenti, ultima passerella baltica - tra Macedonia in casa ed Albania in trasferta - per l'Italia di Giampiero Ventura, la quale deve ipotecare il secondo posto dietro la Spagna con due vittorie, aspettando poi il sorteggio dei playoff. Per le ultime due sfide del raggruppamento, il commissario tecnico ha effettuato scelte conservative, senza particolari sorprese o grosse novità, come era invece lecito attendersi dopo il disastro del Bernabeu e la sofferenza contro Israele al Mapei Stadium.
In difesa già un paio di scelte che fanno storcere un poco il naso, ovvero le assenze abbastanza risonanti di Mattia Caldara ed Alessio Romagnoli, universalmente riconosciuti come due tra i prospetti più futuribili. Preferenza ad Astori dietro alla vecchia guardia e a Rugani, ormai un quasi titolare nella Juventus. Non stona l'ex Empoli, un pizzico di più il centrale della Fiorentina, portato in azzurro davanti alla gioventù. Nell'ottica di dover affrontare la Spagna potrebbe avere senso, ma rallentare l'inserimento dei prospetti rinunciandovi contro Albania e Macedonia, avversarie che l'Italia dovrebbe battere in carrozza, non aiuta il loro sviluppo e non facilita nemmeno il ricambio generazionale, sempre più dietro l'angolo - dopo gli addii di Buffon, Barzagli, De Rossi e Chiellini, i quali potrebbero nei prossimi due anni ritirarsi o lasciare l'azzurro.
Una traccia di linea verde la si riscontra a centrocampo, con la presenza di Lorenzo Pellegrini, di fatto prima alternativa al momento a Claudio Marchisio, ancora fermo ai box per un problema al ginocchio. Nessuna sorpresa per il resto in mezzo, ma nemmeno sugli esterni, dove fa scalpore l'assenza di Federico Chiesa, brillante nel suo avvio di stagione, ancor di più nello scorso europeo under-21 giocato dall'Italia, ormai una certezza per il calcio azzurro. Snobbato per preferirgli altri esterni quali Bernardeschi, Insigne, Candreva, El Shaarawy e Simone Verdi, unica vera sorpresa tra i nomi chiamati da Ventura. Sminuire i cinque convocati per le fasce è difficile, ognuno ha buonissime ragioni per meritarsi l'azzurro, ma forse un po' di respiro giovane avrebbe fatto bene, così come un approccio con l'azzurro per il classe 1997.
In attacco ancora meno novità, con i soliti quattro. Immobile e Belotti, inecccepibili, più le alternative Eder e Gabbiadini. L'italo-brasiliano è una sorta di certezza che Ventura si è preso in eredità da Conte, con enormi differenze di gestione e di prestazione: al momento se ne può probabilmente fare a meno, non solo per una questione di minutaggio nel club. L'ex Samp, Napoli ed Atalanta invece è un interrogativo nell'ottica delle rinunce: il talento è indiscutibile, ma il bilancio è di un gol in 343 minuti stagionali. Contro, ad esempio, un Simone Zaza che corre a un ritmo di un gol a ogni 90 minuti.
Ventura privilegia il gruppo, una strategia di Contiana memoria, quel Conte che l'attuale Ct sembra cercare di imitare con risultati per la verità esigui. La parola ce l'avrà poi il campo, ma stavolta le prestazioni dovrebbero contare più dei risultati, i quali vanno dati per scontati. Almeno stavolta.