"Senza pensare a niente, senza pensare sempre". Questa frase ha tappezzato ogni stazione radio di questa estate torrida in cui qualcosa poteva essere e non è stato, qualcosa che poteva accadere e poi rimasto sogno di una notte, appunto, di mezza estate. Sogni di chi non ha il bisogno costante di pensare, di essere vincolato dalla psiche perché tutto ciò ruota intorno a un piede che è quasi un dono di qualcosa che va oltre la nostra conoscenza, di due numeri che combaciano e la flebile linea che unisce presente e futuro, concatenati dall'Albiceleste dell'Argentina. Sono sempre loro: Leo Messi e Paulo Dybala.

Il maestro e l'allievo che compagni potevano esserlo quest'anno anche se poi è andata diversamente. Questa sera si affronteranno per la terza volta in questo 2017 che fino ad ora li ha visti protagonisti entrambi. La scorsa stagione la spuntò la Juventus col 3-0 dello Stadium e la doppietta dell'ex numero 21. Già perché adesso Paulo ha preso la dieci, vuole sentirsi un leader e quel numero, che alla Juventus è qualcosa di mistico, non lo ha affatto cambiato e se lo ha fatto è stato solo in meglio visto che l'ex Palermo ha cominciato la stagione con cinque gol in tre partite di campionato, sette se si considera anche la finale di Supercoppa Italiana persa contro la Lazio. Una consapevolezza dei propri mezzi pazzesca, una presa di coscienza forte da parte di chi adesso vuole  prendersi in mano la Juventus, da leader.

Studia da condottiero Dybala, studia prendendo spunto da quel Leader Maximo che è Leo Messi. Lui la maglia numero dieci ce l'ha da tanto tempo, è qualcosa di più di una seconda pelle, è quella che ha mostrato al Bernabeu dopo la doppietta della scorsa stagione, è quella che lo ha protetto e reso onnipotente alle volte, quella che gli ha portato cosi tanti trofei che si fa fatica contarli. Il Barcellona è cambiato tanto in questi anni, non sarà più quello dei marziani di Guardiola perché molti sono andati via, non è più quello di Luis Enrique che ha lasciato dopo tre anni ma una certezza c'è: in ogni rosa dei catalani, dal 2005 in poi, c'è sempre quel nome, quelle otto lettere (tra nome e cognome) che infondono sicurezza nel pubblico del Camp Nou, che lo venera come fosse un Dio. Ha perso Neymar e Luis Enrique, ma ha trovato Dembelè e Valverde. I numeri sono sempre incredibili già ad inizio stagione con cinque reti in tre partite di campionato, sei se si considera anche il gol in finale di Supercoppa Spagnola contro il Real Madrid. 

Quasi amici, insomma, per due che per forza di cose non possono essere e non devono essere paragonati. Ogni calciatore ha la propria personalità e modo di vedere il calcio, anche se i punti che legano Messi e Dybala sono tanti. Troppi per coloro che qualche giorno fa erano semplicemente Leo e Paulo, i due attaccanti della Nazionale Argentina, zero reti però per loro due nelle sfide contro Uruguay e Venezuela, ossia tutto il contrario di ciò che accade in Europa visto che in due ne hanno già fatti tredici. La spiegazione c'è ed è di natura tattica come afferma lo stesso Dybala: "Giocare insieme è difficile, occupiamo la stessa posizione", giusto per non farsi mancare qualche altro punto coniugale. 

Questa sera il terzo atto nel palcoscenico che tutti sognano, sin da quando si è bambini. Il terzo atto nell'anno che anticipa il Mondiale dove l'allievo ed il maestro vogliono portare l'Argentina, insieme. Questa sera, però, saranno gli stessi dieci di due squadre diverse, pronti a darsi battaglia. Prima guardarsi negli occhi e dirsi: "Quello che potremmo fare io e te.."