Altri tre punti in saccoccia, qualificazione ai play-off praticamente certa (all'Albania servirebbe un miracolo e un contemporaneo suicidio azzurro) e occhi puntati alla doppia sfida di Novembre per l'accesso in Russia. Tutto perfetto, sembrerebbe, ma il successo dell'Italia contro Israele lascia ancora strascichi preoccupanti, soprattutto sul piano del gioco e della prestazione. Se dal punto di vista caratteriale si può considerare come valida attenuante la ferita non ancora rimarginata del disastro di Madrid, che ha portato gli azzurri a scendere in campo a Reggio Emilia con tanta paura addosso, sul piano tattico le cose non sembrano mettersi per niente bene.
Il 4-2-4, modulo che Giampiero Ventura ha sposato poco dopo l'inizio della sua avventura sulla panchina italiana, dopo un inizio fatto di buone cose e qualche lacuna di troppo è stato definitivamente affossato da questa tornata di qualificazioni mondiali. Poco movimento, centrocampo in balia dell'avversario, vena realizzativa nulla e confusione totale di buona parte dei singoli. Non erano certamente queste le condizioni che avevano portato il CT azzurro ad adottare un modulo inedito per le competizioni internazionali, che in Italia si era visto solamente a fasi alterne con la Roma di Spalletti e all'inizio dell'avventura di Antonio Conte alla Juventus.
La scelta di presentarsi in casa delle furie rosse con una formazione così spregiudicata era sembrata fin da subito un azzardo, giustificato però dalla necessità di portare a casa il risultato pieno per poter ottenere la qualificazione diretta al mondiale di Russia. Fin dai primi minuti però la Spagna ha preso pieno possesso del centrocampo, formato dai soli De Rossi e Verratti: il primo da solo non può più reggere certi ritmi, e il secondo - considerato il vero fulcro di questo schema - ha ampiamente deluso le aspettative. La squadra di Lopetegui ha praticamente frantumato ogni velleità azzurra al centro del campo, e il mancato appoggio di Insigne e Candreva - sempre in ritardo nel rientro e troppo lenti nei movimenti - ha dato il via libera a una squadra che non aspettava altro per poter esprimere al meglio il suo gioco.
L'idea che - seppur azzardata - era sembrata comunque parte di un rischio da dover necessariamente correre, ha però rasentato la follia quando sotto di due gol Ventura ha deciso di continuare sulla stessa strada fino alla fine, noncurante del fatto che con una metà campo in quelle condizioni sarebbe stato impossibile impostare concretamente, avendo davanti una squadra pienamente padrona del gioco. Il risultato finale ha parlato da sé, e sul CT azzurro erano piovute critiche su critiche, soprattutto per le dichiarazioni rilasciate a fine gara: "Non ho cambiato nella ripresa perché stiamo costruendo un progetto basato su questo modulo, e non può essere una partita a cambiare le cose". Parole che possono andare bene per l'allenatore di una piccola, legato più al progetto che al risultato finale, ma nel momento in cui vengono pronunciate dal CT della nazionale italiana devono far seriamente pensare.
La figuraccia con la Spagna non aveva comunque modificato le prospettive di Ventura, convinto che con un approccio diverso e contro avversarie meno forti il suo modulo avrebbe potuto comunque generare risultati. Con Israele però le cose non sono andate come ci si aspettava: una bella azione dopo pochi minuti, poi il nulla fino all'intervallo. Esterni ancora una volta impalpabili, centrocampo in affanno persino contro una mediana certamente non fenomenale come quella israeliana, nessun movimento delle punte: un 4-2-4 da figurine che al momento di entrare in campo si fossilizza come se sul terreno di gioco ci fossero gli omini del calcio balilla. Senza contare che se malauguratamente si perdesse palla a centrocampo bisognerebbe soltanto accendere un cero e sperare che qualcuno dall'alto risolva la situazione.
Un po' meglio nel secondo tempo, ma solo come approccio, con Immobile e Belotti finalmente più attivi e con il primo capace di finalizzare. Le lacune tattiche sono però rimaste, e nemmeno i vari ingressi di Zappacosta e Bernardeschi hanno cambiato le cose, pur migliorando la prestazione finale. Certamente il cambio di ritmo nella ripresa fa ben sperare, ma l'impressione è che la strada intrapresa non sia quella giusta. Resta il fatto che il 4-2-4 al primo test contro una grande squadra ha fallito, e nemmeno contro una nazionale non così blasonata si sono viste grandi cose. In una sfida da dentro o fuori in 180 minuti certe lacune non saranno ammesse e Ventura - si spera - ne è pienamente consapevole. Manca un mese all'ultima coppia di partite e due all'eventuale play-off, il tempo non è molto, ma nemmeno poco: vedremo.