Il match più atteso del girone G di qualificazione ai Mondiali di Russia 2018, tra Spagna e Italia, si è concluso al Santiago Bernabeu di Madrid con una netta vittoria delle Furie Rosse, in controllo dall'inizio alla fine. Azzurri che vedono così tramontare i sogni di primo posto, e che si giocheranno dunque l'accesso alla rassegna iridata negli spareggi playoffs in programma a novembre. 3-0 lo score in favore della Roja, trascinata da una doppietta di Isco (a segno anche Alvaro Morata, subentrato nel finale).

E' stata un'Italia sostanzialmente non pervenuta quella di Madrid, che ha provato a giocarsela con il modulo base di Ventura, un 4-4-2 secondo alcuni declinato in 4-2-4, con Antonio Candreva e Lorenzo Insigne esterni offensivi, Andrea Belotti e Ciro Immobile di punta. In difesa spazio a Darmian e Spinazzola come terzini, mentre Barzagli e Bonucci hanno agito da centrali davanti a Buffon (out Chiellini, infortunato). De Rossi e Verratti coppia di centrocampo. Lopetegui ha invece optato - come da indicazioni settimanali - per una formazione senza attaccanti di ruolo, con Marco Asensio preferito a Morata, pronto a giostrare tra la trequarti e l'area di rigore insieme ai vari David Silva e Isco, con Iniesta e Koke liberi di svariare centralmente. Sergi Busquets uomo d'equilibrio in mezzo al campo, difesa confermata con Carvajàl, Piquè, Sergio Ramos e Jordi Alba. Ne è scaturita una gara tutta in discesa per la Spagna, che ha sfondato a piacimento centralmente, approfittando dell'inferiorità numerica in mediana di De Rossi e Verratti, costretti a rincorrere fino allo sfinimento le mezze punte di Lopetegui, abilissime a scambiarsi di posizione. E proprio da un'imbucata centrale è nato il gol del vantaggio della Selecciòn, una punizione di Isco che ha trafitto un Buffon non esattamente reattivo. Calcio di punizione causato da un fallo di Bonucci su Asensio, lanciato in verticale, con il nuovo difensore del Milan che ha dimostrato ancora una volta di essere in difficoltà in una retroguardia a quattro, in cui emergono tutti i suoi limiti atletici e di lettura individuale, mentre il suo ruolo naturale è quello di libero in un reparto a cinque. Ventura ha dunque provato a dare un segnale ai suoi, senza cambiare sistema nè atteggiamento contro la corazzata spagnola: tentativo andato a vuoto, perchè la sua Italia è franata ben presto sotto i colpi del palleggio della Roja, pronta ad accelerare ogni volta che se ne è presentata la possibilità.

Soverchiata a centrocampo, con Marco Verratti esposto a difficoltà note, che ora ne metteranno in discussione il rendimento in nazionale, l'Italia di Madrid non ha fatto meglio sugli esterni, dove Insigne ha faticato a calarsi nel ruolo di quarto di centrocampo, mentre poco meglio ha fatto Candreva, uomo di corsa e cross, ma non di qualità. I due attaccanti sono stati serviti poco e male, finendo per correre a lungo vuoto nelle due fasi, anche come portatori di un primo pressing sempre andato a vuoto. Non è mancata la voglia di lottare a Immobile e Belotti, tuttavia ancora lontani dagli standard richiesti da palcoscenico e livello dell'avversario, testimoniato dalla qualità di Isco, vero padrone della sfida. Il malagueno, già idolo del Santiago Bernabeu con la maglia del Real Madrid, ha dato letteralmente spettacolo, non solo per i due gol (punizione a giro e sinistro all'angolino, a beffare anche Buffon), ma per una serie di giocate d'autore a metà campo, che hanno finito per ridicolizzare anche il povero Verratti. Mai trovato sullo schacchiere della partita, Isco ha mostrato lampi di tecnica sopraffina, che spiegano quanto sia larga la forbice delle qualità individuali tra i due reparti di centrocampo (basti pensare alla panchina di Lopetegui, dove sedeva Thiago Alcantara, e a quella di Ventura, con Parolo primo cambio). Ottima la prestazione anche di Marco Asensio, il mancino maiorchino utilizzato da falso nueve, ben supportato dalle geometrie di Iniesta e Koke, mentre ad Alvaro Morata è bastata una palla per fare tris e far iniziare ufficialmente la festa spagnola. Una Spagna rivitalizzata rispetto a Euro 2016, con volti nuovi e giocatori rigenerati, mentre l'Italia conferma di essere formazione votata alla fase difensiva: ogni tentativo di provare a fare qualcosa di diverso dal tradizionale catenaccio si è negli anni rivelato utopistico, con buona pace di Prandelli prima e di Ventura adesso. Troppo netto il divario tecnico per sperare di avere una chance contro nazionali di livello medio-alto. Ecco perchè ora l'attesa è tutta per le prossime mosse del c.t., chiamato a decidere se continuare sulla sua strada o se fare retromarcia tornando a sistemi di gioco più conservativi.