Vittoria positiva per il Messico nella seconda giornata di Confederations Cup 2017: dopo un primo tempo da incubo, i ragazzi del CT Osorio ribaltano il vantaggio di Wood, spezzando il sogno della Nuova Zelanda nella ripresa. Per gli oceanici quindi arriva la gioia del primo gol nella competizione ma non quella del primo punto, mentre i sudamericani mantengono la testa del gruppo A alla pari col Portogallo. Andiamo a rivivere insieme il match.
Messico che si presenta al Fischt Stadium di Sochi con formazione rimaneggiata rispetto a quella capace di pareggiare col Portogallo: è 3-4-3 con Damm e Peralta a sostegno di Jimenez, a riposo El Chicharito Hernandez. Dall’altra parte, invece, Hudson sceglie un 5-3-2 molto coperto, guidato dal bomber Chris Wood.
Partita che inizia su ritmi blandi, la prima occasione arriva per la Nuova Zelanda con una punizione scodellata dentro e sfruttata da Wood per fare sponda verso Smith: essenziale l’intervento in scivolata di Salcedo. La risposta messicana si fa attendere cinque minuti: Aquino semina tre marcatori e mette dentro un gran cross sul quale arriva in corsa Giovani Dos Santos, non trovando però la porta di testa. La contesa si sviluppa in maniera più aperta del previsto: gli All Whites (in quest’occasione in divisa nera come i loro connazionali del rugby) vendono cara la pelle pressando per larghi tratti gli avversari, interrompendone i fraseggi e guadagnando più d’un piazzato in attacco. La prima grande occasione del match arriva proprio per loro, in una situazione abbastanza rocambolesca: con Salcedo a terra in area per infortunio, Wood si ritrova tutto solo (orfano proprio della marcatura del difensore messicano) davanti a Talavera, bravissimo ad opporsi in uscita, respingendo col braccio largo. Solo a questo punto il gioco si ferma per soccorrere il dolorante difensore della Fiorentina, costretto ad uscire in barella per un problema alla spalla. Al suo posto Hector Moreno.
Il tempo passa ma la scintilla non scocca, ed il match rimane abbastanza noioso: il Messico, davvero fuori fase nella prima frazione, va alla ricerca del fraseggio nello stretto ma finisce con lo giocare sotto-ritmo ed in maniera imprecisa, fino a subire la fisicità ed il “palla lunga e pedalare” degli avversari, più volte pericolosi col solito Chris Wood, vicino alla rete fino al minuto 42: un rinvio sbagliato della difesa sudamericana finisce tra i piedi di Lewis ai venticinque metri, permettendogli di pescare proprio il suo attaccante oltre la linea dei difensori. Tutto solo, per Wood è un gioco da ragazzi insaccare col destro. La Nuova Zelanda chiude così avanti 1-0 un primo tempo giocato con maggior attenzione e grinta rispetto al Messico.
Nel secondo tempo Juan Carlos Osorio manda dentro Hector Herrera al posto di Alanis cercando di scuotere i suoi, e gli effetti si vedono da subito: Damm pesca Peralta nel mezzo, ma sulla zuccata è attento Marinovic che blocca. Il Messico è tutt’altra squadra rispetto a quella vista nel primo tempo ed attacca in maniera avvolgente il fortino neozelandese: sia Giovani che Fabian, però, non centrano la porta dal limite. Poco dopo si rivede anche la Nuova Zelanda, con Wood che si ritrova ancora tutto solo davanti a Talavera: il portiere messicano salva di nuovo i suoi non cadendo nel tranello del dribbling e bloccando la sfera. Il gol, comunque, è nell’aria ed arriva al cinquantaquattresimo: l’azione lanciata da una splendida discesa di Aquino si sviluppa sul margine dell’area ed arriva a Jimenez che controlla, si gira e lascia partire il siluro di destro sotto l’incrocio regalando il pari ai suoi.
Il possesso insistito dei sudamericani però non accenna ad avere tregua, soprattutto con le scorrazzate sulle fasce di Peralta e Damm, ma tutti i tiri che arrivano verso la porta sono facilmente leggibili da Stefan Marinovic. A cavallo dell’ora di gioco il ritmo si abbassa leggermente e la Nuova Zelanda respira di più. Quando tutti si aspettano El Chicharito Hernandez, però, Osorio è costretto ad un altro cambio per problemi fisici: il subentrato Hector Moreno deve uscire per un infortunio al polso, lasciando campo alla leggenda Rafa Marquez. La scelta sembra complicare le cose per gli uomini in maglia verde, ma ecco che il match cambia faccia: l’onnipresente Reyes da il là all’azione in verticale servendo la corsa di Aquino. Il 20, vera spina nel fianco della difesa avversaria, brucia ancora Ingham e riesce a servire Oribe Peralta sullo spigolo dell’area piccola: il sinistro da un bacino al palo e fa 2-1 per il Messico, raddrizzando una partita che si era abbastanza complicata soprattutto se confrontata coi pronostici della vigilia.
La Nuova Zelanda è però tutt’altro che doma: dopo una fase di gioco molto spezzettata l’occasione arriva sul piede di Ryan Thomas che si coordina e sfodera il destro, purtroppo per lui respinto solo dall’incrocio pieno dei pali. Da qui in poi i lampi sono solo per il Messico, che spreca due contropiedi in maniera abbastanza plateale prima della zuffa finale: nel secondo dei quattro di recupero, il nervosismo per i tanti contrasti duri nei novanta minuti si scatena in una vera e propria rissa scatenata da una trattenuta di Reyes e dalla successiva entrata killer di Boxall. Seguono diversi minuti abbastanza surreali, in cui Bakary Gassama aspetta indicazioni dalla VAR mentre la Nuova Zelanda, a sua volta, attende di poter battere la punizione decisiva. Clamorosamente, però l’arbitro gambiano estrae solo tre cartellini gialli, quando se ne sarebbero dovuti vedere almeno (almeno!) altrettanti rossi, tra la scivolata di Boxall, la testata di Herrera, le spinte di Thomas (già ammonito) ed un mezzo pugno di Fabian. Un terzo tempo abbastanza atipico per una Confederations Cup.