Nella notte in cui Cristiano Ronaldo conferma la sua definitiva evoluzione da esterno d'attacco a centravanti d'area, il Real Madrid di Zinedine Zidane si fa beffe della legge dei grandi numeri, mandando ancora una volta al tappeto l'Atletico del Cholo Simeone in una sfida di Champions League. Un 3-0 netto, che non ammette discussioni (ma solo repliche nel ritorno del Vicente Calderòn), ottenuto dai merengues grazie a una prestazione solida e tatticamente convincente, davanti a un pubblico in visibilio per l'approssimarsi della terza finale continentale in quattro stagioni. 

Cristiano Ronaldo, mattatore della semifinale di Champions contro l'Atletico. Fonte: Susana Vera (REUTERS)

"Dimmi cosa si prova", lo sfottò della curva blanca diretto a quella colchonera, chiaro riferimento alle finali perse al suono del gong a Lisbona e a Milano. Eppure il k.o. della serata del Bernabeu non assomiglia a nessuna delle sfide vissute negli ultimi anni nella stracittadina di Madrid. Tanto equilibrio negli episodi precedenti, con l'Atletico a dettare i ritmi mantenendo sempre il risultato del filo del rasoio, una sinfonia blanca suonata in coro ieri sul prato dei campioni d'Europa. Zidane sceglie Isco per l'infortunato Gareth Bale, e la mossa non è un semplice rimpiazzo, è l'inserimento sullo scacchiere di una pedina tra le linee, quel trequartista che confonde e manda all'aria il piano tattico di Simeone, fedele al suo 4-4-2 d'ordinanza, in cui Gameiro è la spalla di Antoine Griezmann.

Isco e Gabi. Fonte:  JAVIER GANDUL (DIARIO AS)

Pronti, via, e il Real parte a spron battuto: una, due spallate per testare i riflessi di Oblak, super su Benzema (a colpo sicuro da distanza ravvicinata), fino al gol dell'1-0, primo saggio delle doti da bomber vero di Cristiano Ronaldo, che si avventa su una palla sporca, spazza via Savic e mette in discesa la gara per i blancos.

Il gol dell'1-0 di Ronaldo. Fonte: JAVIER GANDUL (DIARIO AS)

Il primo tempo del Real è impressionante per ritmo e aggressività. Kroos e Modric non sbagliano un pallone, Marcelo è uno stantuffo che non lascia tregua a Carrasco e Koke (alternatisi come esterni di centrocampo), con il povero Lucas Hernandez sballottato a destra e manca in un ruolo non suo. Centrale mancino, il canterano francese prova a limitare i danni sulla fascia destra, esposto alle folate del brasiliano e alle magie di Isco. Da quella parte nasce l'occasione per la rovesciata di Benzema. Palla fuori, e Bernabeu ancora in piedi.

Marcelo contro Carrasco e Lucas Hernandez. Fonte: Albert Gea (REUTERS)

Ma l'Atletico è come un vulcano inattivo, pronto a eruttare quando meno te lo aspetti. Ed è cosi che Kevin Gameiro si ritrova davanti a Keylor Navas, prontissimo a ribadire il suo ruolo di eroe di Coppa con un'uscita tanto disperata quanto perfetta. C'è poco altro nel primo tempo colchonero, eccezion fatta per la grinta di Filipe Luis e il cuore di Griezmann. 

L'uscita di Keylor Navas su Gameiro. Fonte: Paul Hanna (REUTERS)

Neanche l'infortunio di Dani Carvajàl frena i bollenti spiriti del Real. Fuori un canterano per un altro, Nacho, che ara la fascia come se non ci fosse un domani, in un inizio di secondo tempo in cui i gli altri componenti dell'once merengue rifiatano. Impossibile tenere i ritmi della prima frazione, specie per una squadra che fatica a pressare con continuità con le sue punte (diverse le pause di Benzema e Cristiano in fase difensiva). Quando l'Atletico già pregusta un'ultima mezz'ora all'assalto, tra calci piazzati e giocate estemporanee, scopre il nuovo volto dei cugini. Concentrati, ben messi in campo, lucidi con il trio di centrocampo Modric-Casemiro-Kroos, sigillati in difesa da Varane e Sergio Ramos. E' un Real che in altre annate avrebbe sofferto e probabilmente subito gol, ma che stavolta invece gestisce il down fisico con la consapevolezza di essere più forte dell'avversario. Simeone si gioca le carte Nico Gaitàn e Fernando Torres per Saùl (impalbabile) e Gameiro, mentre Zizou attua la staffetta annunciata tra Isco e Marco Asensio. Neanche il tempo di provare ad abbozzare un paio di assalti in tipico stile colchonero, che Cristiano Ronaldo fa il bis. Il portoghese approfitta di un rimpallo favorevole con Filipe Luis, lascia rimbalzare il pallone, si piega perfettamente per colpire di collo: una sassata su cui Oblak viene freddato senza alcuna responsabilità.

Il 2-0 di Ronaldo. Fonte: Albert Gea (REUTERS)

E' il 2-0 del killer CR7, capace di ridurre Benzema al rango di vassallo perimetrale, padrone dell'area di rigore e mattatore assoluto nelle serate che contano. L'Atletico sbanda, si ritrova in una terra ignota, quella di un abisso prematuro, concedendo al Pallone d'Oro l'apoteosi. E' Lucas Vazquez l'ultimo eroe del derby: altro pretoriano di Zidane, sguscia sulla destra e in qualche modo mette in mezzo all'area un pallone che Ronaldo accomoda di giustezza alle spalle di Oblak e di tutto il popolo roquiblanco. 3-0 ed estasi merengue, nella consapevolezza che al Calderòn Simeone e i suoi faranno di tutto per sfoderare una prestazione da annali, l'ultima europea nel loro stadio, possibilmente da consegnare alla storia.