Clasico europeo. Real e Atletico scelgono il palcoscenico più prestigioso, quello della Champions, per rinnovare una rivalità accesa dai recenti confronti. Non è solo una questione di supremazia nazionale, il match assume contorni più ampi e va ad incastonarsi nella cornice della vecchia Europa, elevando le due potenze di Spagna a riferimenti continentali. Prassi per il Real, dolce, recente consuetudine per l'Atletico. Si gioca, l'atto primo, al Bernabeu, fischio d'inizio alle 20.45, dirige l'inglese Atkinson. Una semifinale di Coppa non può avere un favorito per definizione, dogma che assume ulteriore imponenza quando si parla di derby. Il Real è in lotta per il titolo con il Barcellona, l'Atletico per la terza piazza con il Siviglia, lottare su più fronti è logorante, non è una questione di motivazioni, quanto di tenuta fisica, di concentrazione. Qualche battuta d'arresto, un cammino tortuoso, tra rischi e cadute, tonfi e risalite. Qualche ora per azzerare il tutto e spostare testa e gambe nella cornice del Bernabeu, scenario d'élite per una sfida senza eguali. 

Foto: Atletico de Madrid - Twitter
Foto: Atletico de Madrid - Twitter

Spesso si tende ad etichettare Real e Atletico. Ricchi e potenti i primi, del popolo e dal popolo i secondi. La definizione, non priva di un fondo di verità, tende però a sfumare volgendo lo sguardo ai collettivi e all'evoluzione delle due compagini. A Madrid, sponda bianca, prediligono di certo la giocata, il bello, l'estetica ha un suo ruolo primario. Il tutto però, con Zidane in panchina, viene messo in secondo piano da un concetto primario, fondamentale. Vincere, in qualsiasi modo. Il Real di Zizou raramente strappa l'occhio, ha però un suo equilibrio, punti cardine da cui emergono poi spiccate individualità. I campioni segnano le partite, ma è il sacrificio comune che permette di sopportare la tempesta. Di contro, l'Atletico è fondato su principi di lotta e sudore, corsa e onorata resistenza, ma non è privo di bagliori di luce che oscurano naturali difficoltà. Un frullato di pensieri, concezioni non poi così lontane, all'alba di una notte di gloria e futuro. 

La Champions è territorio Real, ma è anche il luogo di massima espressione dell'Atletico. Il recente cammino dei merengues - vittoria ai quarti col Bayern, coppa in bacheca - non contamina le opportunità biancorosse, perché è proprio in notti da dentro-fuori che il cholismo vive il suo punto più alto. Simeone vive e vede il calcio come una guerra, di nervi e di posizione, è uno stratega logorante, il suo credo brucia rapidamente, in una competizione lunga come la Liga deve, per necessità, pagare dazio, ma in una corsa con delimitati paletti può ardere alla massima potenza. Si conoscono Real ed Atletico, in ogni anfratto, in ogni angolo. Si rispettano, non si temono. Questione di dettagli, nella Coppa del dettaglio. 

Foto: Real Madrid - Twitter
Foto: Real Madrid - Twitter

Real Madrid 

Spiccano, nel Real, due assenze pesanti. Zidane non può disporre di Pepe e Bale, fuori anche Coentrao. In sostanza, un solo dubbio per il francese. Asensio e Isco si giocano il posto del gallese nel tridente d'attacco. Casemiro è, come di consueto, il punto d'equilibrio, lo schermo a protezione di Ramos e Varane. I laterali bassi sono Carvajal e Marcelo, Ronaldo e Benzema completano il reparto offensivo. Keylor Navas tra i pali, in panchina James e Morata. 

Atletico Madrid 

4-4-2 classico per il Cholo. Senza Juanfran, rebus di difesa. Diverse le opzioni all'arco dell'argentino. Lucas Hernandez può coprire la corsia di destra, con la conferma al centro di Godin e Savic. Quest'ultimo, può altresì scivolare sull'out, senza dimenticare la variabile Vrsaljko. Maggiori certezze a sinistra, Filipe Luis non ha rivali. In mediana, invece, nessun problema, il magistero di Koke e Gabi, l'imprevedibilità di Carrasco e Saul. Griezmann è l'anello di congiunzione, il genio della lampada. Terminale ultimo Gameiro, Torres parte dalla panchina.