Quando si parla di stracittadine, accendere una rivalità è immediato. C'è però un enorme nonostante, in questo caso. Un nonostante relativo a storie differenti, con una superiorità più volte manifestata nel corso del passato, ribadita ulteriormente nel presente. Il futuro, però, può ancora una volta farla vacillare. Certo, da tre anni si attende questa inversione di tendenza, da tre anni non si manifesta, ma la sorte offre un'altra opportunità a chi, tradizionalmente, è sempre stato dietro.

Fonte immagine: Eurosport
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Le semifinali di Champions League, per l'edizione 2016/17, pongono di fronte Atletico e Real, due facce della stessa città, di quella Madrid che sta tornando il centro del gotha calcistico europeo, come testimoniano i risultati. La Casa Blanca ha rapidamente rimosso quei sei anni consecutivi terminati con le eliminazioni agli ottavi di finale, diventati una chimera nel decennio scorso dopo la vittoria del 2002: tanti meriti vanno attribuiti ad Ancelotti, colui che nel 2014 ha spezzato la maledizione della décima e riportato il Real Madrid, definitivamente - dopo i tentativi di Mourinho - in cima all'Europa.

Quella vittoria è coincisa con il ritorno in finale, dopo 40 anni suonati, dell'Atletico Madrid. Il sogno dei concittadini meno abbienti, accarezzato fino a pochi secondi dal termine, infranto dal guastafeste per eccellenza nel mondo del calcio, colui che risponde al nome di Sergio Ramos, la cui incornata nel recupero valse l'1-1 e i supplementari, dove poi i Merengues dilagarono, prendendosi la maledetta doppia cifra con un 1-4 firmato in over-time da Bale, su una cavalcata strepitosa di Di Maria - misteriosamente l'ultima in camiseta blanca del Fideo -, poi da Marcelo e da Cristiano Ronaldo. Atto primo: Real.

Fonte immagine: Huffington Post
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Una rondine, però, non fa primavera. Due, magari, un po' di più. I quarti di finale della successiva annata, 2014/15, riproposero il derby della capitale spagnola. Non capitava dal 1959 (vittoria Real, a questo punto ça va sans dire), ricapita due volte di fila. Fame di rivincita negli occhi dell'Atletico, Allarmismo in casa del Real, perchè lo Schalke, negli ottavi, aveva sfiorato l'impresa al Bernabeu. Era quasi scritto che il protagonista dovesse essere l'uomo inatteso, titolare per caso, o meglio, per necessità: Javier Hernandez ha trovato il pallone giusto, al minuto giusto, al posto giusto. 86 sul cronometro, 1-0 al Bernabeu. All'andata (reti bianche) il messicano non era neanche stato convocato. Atto secondo, di nuovo: Real.

Fonte immagine: El Mundo
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Un anno dopo, edizione 2015/16, appuntamento a Milano. Il Real è riuscito nell'impresa di faticare contro il Wolfsburg, salvato solo da Cristiano Ronaldo, e nel rischiare contro un Manchester City disastrato, dopo aver dominato con la Roma. L'Atletico è andato all'opposto: fatica con il Psv Eindhoven, passa solo ai rigori, ma poi ha buttato fuori Barcellona e Bayern. Derby, di nuovo. Sergio Ramos, di nuovo. Stavolta vale l'1-0, ma Carrasco pareggia, bacia la rete e, esultando, la propria donna. Si va ai rigori, il Real è chirurgico, Juanfran si arresta sul palo. Atto terzo, again: Real. Non c'era due senza tre, evidentemente. Ma il quattro può essere un'altra storia.