Dopodomani Monaco e Juventus si affronteranno nell'andata delle semifinali di Champions League. Un traguardo inimmaginabile ad inizio stagione per i monegaschi, un obiettivo importante raggiunto per i bianconeri. Le rispettive regine, al momento, del suolo francese e di quello italiano, sono pronte a battagliare per strappare il biglietto verso Cardiff e sognare l'agognata Coppa. Numerosi i duelli individuali che si instaurano, innumerevoli i temi di discussione, le ghiottonerie tecniche di cui parlare e le nuove stelle del calcio moderno. Nell'articolo corrente c'è spazio per un parallelo a 360° del settore di metà campo, con le coppie Bakayoko-Fabinho e Khedira-Pjanic a confronto, l'apporto di riserve di lusso come Moutinho e Marchisio e l'incidenza degli esterni alti.

Monaco e Juventus sono due squadre che hanno in comune lo schieramento tattico: entrambi gli allenatori, infatti, utilizzano il 4-4-2 in partenza. Una scelta che parte da idee diverse e tempistiche totalmente opposte in quanto Jardim adotta da inizio stagione questa composizione mentre Allegri soltanto da metà Gennaio. Nonostante i tre numeri combacino alla perfezione, l'interpretazione generale si discosta molto. L'analisi sarà incentrata su più fasi di gioco, a tal punto da conoscere perfettamente la morfologia del centrocampo e le sue interazioni con gli altri reparti nello sviluppo delle gare.

Monaco

L'undici di Jardim prevede Subasic tra i pali; Sidibé e Mendy come terzini, Glik e Jemerson (o Raggi) centrali. Nel cerchio di centrocampo il duo titolare è Fabinho-Bakayoko, con João Moutinho pronto a subentrare. Gli esterni tutta fantasia e corsa sono Bernardo Silva, a destra, e Thomas Lemar, a sinistra. Falcao e l'enfant prodige Mbappé completano il quadro. Contro la Juventus potrebbero non esserci Sidibé per appendicite e Bakayoko, vittima di una botta al naso in allenamento: al loro posto il giovane Touré e Moutinho. Le mansioni sono generalmente identiche, anche se la qualità tecnica del portoghese fornisce una maggiore sicurezza nello scarico.

I monegaschi sono una squadra pragmatica, solida e capace di mettere a frutto l'elevato grado di qualità tecnica a disposizione. Essendo il calcio un gioco nel quale si attacca ma, allo stesso modo, si difende, partiamo dalla fase di non possesso per comprendere le peculiarità della linea di centrocampo. Senza il pallone tra i piedi, il club francese adotta principalmente due disposizioni: il classico 4-4-2 in linea con i reparti stretti oppure un 4-1-3-2 con un centrocampista (solitamente Fabinho) che si abbassa per dare una mano alla difesa nel gioco aereo e coprire qualora un difensore spezzasse la linea di difesa. I due assetti non sono fissi ma si adattano a seconda del contesto e delle situazioni di gioco.

Il 4-4-2 del Monaco che si sposta in maniera compatta in base al lato in possesso, i due attaccanti e i due esterni sono solitamente i primi al portare il pressing.

Il Monaco, pur essendo una realtà giovane, sa dosare la propria resistenza e conservare freschezza e lucidità alternando fasi di pressing al mero ordine posizionale. Una consapevolezza acquisita con la ripetizione costante degli schemi e l'assemblage di undici calciatori, ognuno calato nel ruolo più funzionale. L'esempio lampante è quello di Fabinho, evoluto a centrocampista centrale dopo esser nato come terzino destro. Il brasiliano è un giocatore essenziale per questo Monaco grazie alla sua intelligenza tattica unita alla prestanza fisica. "L'uomo giusto al posto giusto" avrebbe sentenziato Frederick Taylor, un calciatore difficilmente sostituibile nella catena di montaggio monegasca.

Il classe '92 ha trovato l'espressione massima nella nuova posizione risultando complementare con il francese Bakayoko. La cerniera ha collezionato 22 presenze dal primo minuto nel nuovo modulo tra Ligue 1 e Champions League. Dal passaggio al 4-4-2 varato definitivamente ad inizio ottobre, la coppia ha fatto registrare 17 vittorie, 3 pareggi ed appena due sconfitte (con Lione e Manchester City). Forza fisica e tempismo rendono il centrocampo una vera e propria diga, i dati sul numero di intercetti e tackles - soprattutto in coppa - avvalorano la tesi. Il brasiliano ha una media di 3.9 contrasti vinti e 2.3 intercetti a partita in Champions (media che scende in campionato a causa del minor coefficiente di difficoltà rispettivamente a 3.1 e 1.6) mentre il francese segue con 3.0 e 3.3 (2 e 1.8 in campo nazionale).

Se il mastino classe '94 non dovesse farcela, João Moutinho prenderebbe il ruolo in eredità. Il portoghese ha disputato 9 partite da titolare assieme a Fabinho nell'assetto attuale vincendo sette volte (compreso il 2-3 di Dortmund). Con l'ingresso dell'ex Porto i francesi perdono una risorsa importante sul piano della prestanza fisica ma guadagnano genialità e qualità complessiva nella gestione dei palloni. La manovra offensiva dei monegaschi parte nella maggior parte dei casi dal centro, con i terzini che si trasformano in ali e gli esterni che vengono dentro per lasciare spazio e dettare la giocata. I centrali di metà campo si appostano principalmente al limite dell'area per ricevere eventuali seconde palle respinte dalla difesa.

Fabinho si abbassa per ricevere e costruire l'azione, Lemar e Bernardo Silva si accentrano per fornire linee di passaggio e liberare lo spazio per la salita dei terzini, Mbappé o Falcao, a turno, scendono a fare da sponda.

Un ruolo a dir poco fondamentale lo giocano Bernardo Silva e Thomas Lemar, gioielli infaticabili della compagine monegasca. Rispettivamente classe '94 e classe '95, i due calciatori sono dei centrocampisti aggiunti con il solito movimento ad accentrarsi e lasciare campo alle sovrapposizioni dei terzini. Non solo tecnica sopraffina nei loro piedi, anche una mentalità acquisita dedita al sacrificio che li trascina ad essere spesso i primi portatori del pressing. L'abilità nel fare su e giù per il campo consentono a Silva e Lemar di entrare nel top ten dei maggiori corridori di questa Champions: il portoghese detiene la sesta piazza (100902m) mentre il francesino la nona (97904m).

L'inseparabile duo ha calcato dal primo minuto 32 partite tra campionato e Coppa, vincendo 21 partite, pareggiandone 7 e perdendone 3: ben il 66% di successi nelle gare giocate assieme. I due funamboli cercati da mezza Europa non lasceranno la squadra la prossima stagione ha confessato il vicepresidente del club, Vadim Vasilyev: "Con il Mondiale alle porte non credo vorranno partire (Lemar, Silva e Mbappé, ndr), non abbiamo necessità di vendere e allestiremo una grande squadra". Bernardo Silva e Lemar sono entrati nel 38% dei goal messi a segno dal Monaco tra Champions e campionato, rispettivamente con 18 (8 goal, 10 assist) e 20 (10 goal, 10 assist).

L'importanza di Lemar e Bernardo Silva che si allargano ed accentrano per servire l'azione dei terzini.

Juventus

Conosciamo vita, morte e miracoli della Juventus e del suo passaggio al 4-2-3-1 cinque stelle dopo la sconfitta di Firenze. Un fulmine a ciel sereno la decisione presa da Massimiliano Allegri che ha nettamente indirizzato la squadra verso un deciso cambio di passo tecnico e mentale. Ogni singolo calciatore ha beneficiato della ventata di aria fresca ma particolarmente eclatanti sono risultate le prestazioni dei due centrocampisti centrali: Sami Khedira e Miralem Pjanic. I due hanno impennato le loro performance riducendo i coast-to-coast da un'area all'altra, intervenendo maggiormente davanti la difesa.

La formazione ormai definitiva ed omologata per la Champions League comprende Buffon tra i pali, i brasiliani Dani Alves e Alex Sandro sulle fasce con Bonucci-Chiellini coppia centrale. I suddetti Pjanic e Khedira come mediani di rottura e costruzione, Cuadrado e Mandžukić esterni con Dybala a supporto di Higuain. Anche qui, come per il Monaco con Moutinho, il jolly è rappresentato da Marchisio: titolare aggiunto che scenderà in campo dal 1' nell'andata a causa della squalifica di Khedira. Con il lungo infortunio di Pjaca, offensivamente non vi sono soluzioni a partita in corso.

Il 4-4-2 molto stretto della Juventus al Camp Nou, si creano così blocchi solidi per arginare e sporcare la creatività di Messi&co.

La Juventus ha nella fase difensiva il suo punto di forza più grande (appena 2 reti subite in questa Champions), la disposizione in non possesso palla è semplicemente rappresentata da tre linee più o meno strette con Dybala che scende spesso a dar fastidio al portare di palla. Il 4-4-2 è semplice e lineare ma un ruolo importante lo giocano i due esterni: Cuadrado e Mandžukić. La corsa, la generosità e la dedizione dei due rendono la struttura imperforabile. Senza le qualità sopra elencate i due pivot di centrocampo sarebbero superabili con molta più facilità. Pjanic e Khedira si dedicano principalmente ad un lavoro di read and react: lettura delle situazioni a chiudere e schernire le linee di passaggio e avvio del contropiede.

Il bosniaco e il tedesco hanno formato la mediana del nuovo modulo dal 1' per 11 volte tra Serie A e Champions con 9 vittorie e 2 pareggi. Rispetto alla coppia del Monaco, quella bianconera esegue una quantità notevolmente minore di intercetti e tackles nel complesso ma Pjanic guida la classifica dei contrasti vinti con una media di 4.3 a partita in Champions (più di un tackle vinto ogni due tentati). Per quel che concerne gli intercetti il numero cinque ne esegue 2.7 in Europa e 2.1 sul suolo italiano mentre Khedira è più guardingo e meno incisivo nell'affondare con i numeri che si assestano a 2.2 e 1.2 in Champions (0.8 e 1.5 in A). C'è da aggiungere, però, la quantità di chilometri percorsi dal tedesco: all'ottavo posto nella classifica dei calciatori che hanno macinato più metri in questa edizione di UCL (98792m).

Il centrocampo bianconero non è delegato forzatamente alla costruzione di gioco in ogni caso (rispetto ai tempi di Pirlo), in quanto Bonucci, i terzini, gli esterni e Dybala sono fonti ampiamente sufficienti da sfruttare. Sono ridotti gli inserimenti senza palla, Khedira accorcia e allunga la squadra con strappi repentini mentre lo sviluppo ragionato della manovra si concentra prevalentemente sulle fasce e la trequarti. Le catene laterali sono la forza della nuova disposizione con le sovrapposizioni costanti tra terzini ed esterni per creare superiorità e il movimento a rimorchio di Dybala. La differenza con il Monaco è ben visibile in questa situazione: i francesi dispongono le ali centralmente per riempire la porzione di campo davanti la difesa avversaria e far salire i terzini, la Juventus no.

Due modi di contropiede veloce: Khedira con lo strappo e Pjanic per la verticale Cuadrado.

Nell'andata al Louis II non ci sarà Khedira, al suo posto Claudio Marchisio che duetterà per la terza volta dal primo minuto con Pjanic dopo le due vittorie per 2-0 con Empoli e Pescara. Una chance importante per il principino - proprio nel Principato - che pare sulla completa via del recupero fisico dopo l'infortunio patito ormai un anno fa. Nell'ultima gara da titolare disputata contro il Genoa (settima gara di fila dal 1' per lui in A), Marchisio ha esibito un'eccellente prestazione con il 92% di precisione nei passaggi (48 passes, di cui il 60% indirizzati verticalmente verso gli attaccanti), zero palloni persi e un arcaico supporto in zona goal, mancato per questione di centimetri (autogoal di Munoz, traversa piena).

Il numero otto bianconero è sceso soltanto una volta in campo dal primo minuto con il nuovo modulo nella massima competizione europea: nel ritorno degli ottavi di finale con il Porto. Novanta più recupero per assaporare di nuovo il gusto della Champions. Al fianco di Khedira, una prestazione senza sbavature con la solita responsabilità presa nelle uscite dalla difesa (3^ giocatore per passaggi dopo Alves e Bonucci). Insomma, un Marchisio in crescendo che può e deve guidare il reparto nell'andata della semifinale per sperare di essere a Cardiff il prossimo 3 Giugno.