Si dice che in un anno possono cambiare tante cose ma non per il Barcellona che, come 365 giorni fa, si ritrova fuori dalla Champions League ai quarti finale. Un anno fa ci aveva pensato l'Atletico Madrid a buttare fuori i Blaugrana mentre ieri ci ha pensato la Juventus, due squadre che con la loro difesa quasi impenetrabile hanno reso umani quelli che per dieci anni sono stati i marziani del calcio Mondiale, gli alieni a cui nessuno poteva avvicinarsi. Ora, però, quel confine è stato agguantato e superato ed i catalani sono molto vicini alla chiusura di un cerchio apertosi in quella magica notte di Parigi di undici anni fa.
Da quel giorno in poi Messi e compagni hanno monopolizzato, o quasi, il calcio Europeo vincendo e rivincendo tutto ma dopo una decade incredibile questo ciclo sembra essere giunto al termine anche se un altro colpo di coda il Barcellona lo può regalare visto che domenica c'è il Clasico a Madrid, una partita che vale una stagione visto che i Blancos hanno tre punti e una partita di svantaggio: serve vincere per riaprire i giochi e non concludere la stagione senza trofei come nell'era del Tata Martino in panchina in cui gli Azulgrana riuscirono nell'impresa di non vincere nulla. Quest'anno, l'ultimo di Luis Enrique, vede il Barca in finale di Coppa del Re con l'Alaves ma, quando hai un nome cosi importante e una storia cosi importante, la Champions conta più di ogni altra cosa.
Addentrandoci nei meandri della sfida contro la Juventus è palese il fatto che Luis Enrique l'abbia persa nettamente all'andata non solo dal punto di vista del risultato ma soprattutto dal lato tattico come dimostra il 3-4-3 "no sense" con Mathieu titolare e Mascherano nella posizione di regista pronto a vagare nel nulla mentre il trio difensivo soccombeva sotto i colpi dell'attacco a cinque stelle della Juventus. Il tecnico asturiano ha provato ad affidarsi alla fortuna, forse, confermando quel modulo che ha permesso ai suoi giocatori di compiere la rimonta del secolo contro il Psg ma, con tutto il rispetto, la Juventus non è paragonabile alla squadra di Emery e la partita di ieri ne è stata l'esempio.
Un esempio di fase difensiva perfetta e transizioni veloci a tal punto da sfiorare la vittoria: l'impresa l'ha fatta la Juventus concedendo zero reti al Barcellona nel doppio confronto, mai nessuno c'era riuscito prima d'ora da quando Messi, Suarez e Neymar (92 gol in stagione in tre) giocano insieme. Il trio ha combinato poco o nulla nel doppio confronto salvo qualche sporadica giocata di Messi e Neymar mentre Suarez è stato arginato alla grande dalla difesa bianconera. Adesso bisogna concludere la stagione provando a cambiare il corso degli eventi, ed il destino, in soli quaranta giorni cercando un'altra rimonta sul Real Madrid per concludere mestamente una stagione di alti e bassi. Una stagione altalenante, appunto, con vittorie roboanti mischiate a sconfitte umilianti e decisive come quella di Malaga di due settimane fa.
Dopo una decade di vittorie infinite e calcio spettacolo si sta per chiudere un cerchio a Barcellona, un cerchio dal diametro molto grande ma non infinito visto che il calcio ci insegna che nessun ciclo è infinito e bisogna sempre imparare dalle sconfitte al fine di non commettere gli stessi errori in futuro. Dalle parti del Camp Nou dovrà essere fatta una piccola rivoluzione a cominciare dalla difesa che quest'anno ha regalato spettacoli horror, un reparto senza meccanismi e quasi sempre messo in difficoltà nei match che contano, quelli in cui serve equilibrio e quest'anno il Barcellona l'equilibrio non ce lo ha mai avuto.
Saranno gli ultimi quaranta giorni di Luis Enrique sulla panchina del Barcellona, chi verrà dopo di lui dovrà cercare di dare nuove motivazioni ad un gruppo che sembra stanco ed appagato. Bisogna ritrovare l'antica fame, per far si che i blaugrana ritornino ad essere alieni.