Champions League - Juventus-Barcellona, le pagelle dei blaugrana

Nella festa dello Juventus Stadium il rovescio della medaglia è il disastro del Barcellona: i blaugrana non sono mai riusciti ad entrare in partita. Disastroso Mathieu, sostituito all'intervallo, ma anche Mascherano, invisibili Rakitic e Neymar, impreciso Suarez. Qualche lampo da Messi ed Iniesta, ma è troppo poco: per gli spagnoli la situazione è nerissima.

Champions League - Juventus-Barcellona, le pagelle dei blaugrana
Champions League - Juventus-Barcellona, le pagelle dei blaugrana
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Di Stefano Fontana

Sonora lezione di calcio quella rifilata dalla Juventus al Barcellona. I bianconeri trionfano davanti al pubblico di casa grazie alla doppietta di Paulo Dybala ed al sigillo Giorgio Chiellini, dando una spallata forse decisiva al discorso qualificazione. Il rovescio della medaglia è però quello dei blaugrana: la squadra di Luis Enrique non è mai scesa in campo, ha sofferto le scorrazzate juventine sulle fasce ed ha creato pochissimo dalle parti di Buffon. Andiamo ad analizzare le pagelle degli spagnoli.

Marc-André TER STEGEN, 5.5. Prestazione onesta ma non brillante del biondo tedesco. Incolpevole sul primo gol di Dybala, subisce il secondo sul suo palo (rivedibile, nonostante il gran colpo da biliardo della Joya) e perde un po' di sicurezza. Nel secondo tempo torna al suo posto e risponde bene diverse volte, soprattutto ad Higuain. Anche il colpo di testa con bacino al palo di Chiellini sul terzo gol gli risulta imprendibile.

Gerard PIQUE', 5. Sgomita, si agita, chiama i compagni, ma tenere insieme la difesa di stasera è impresa titanica. Da terzo di destra, nel primo tempo, soffre tantissimo Mandzukic lasciando vistosi buchi in area; da perno centrale si comporta meglio, ma non riesce a far valere mai il suo fisico su Higuain, che la mette quasi sempre giù agevolmente.

Samuel UMTITI, 5. Nella prima frazione sembra quasi salvarsi, centra un paio di anticipi ed è fortunato sui suoi errori che non portano mai a pericoli concreti. Spostato nel centro-sinistra, però, Dybala e Cuadrado gli fanno ballare la samba. Visibilmente in difficoltà con il posizionamento, se li sognerà la notte.

Jeremy MATHIEU, 4. Il peggiore insieme a Mascherano. Luis Enrique lo fa accomodare in panchina dopo un primo tempo troppo brutto per essere vero. Fa male l'interno di sinistra, ogni tanto prova a fare il terzino spingendo ma fa male pure quello. Cuadrado lo salta sistematicamente, quando stringe non riesce a prevedere gli inserimenti, e come se non bastasse viene ridicolizzato dall'assist del primo gol. Massicce dosi di analgesico per la notte.
(46' André Gomes, 5.5. Si ritrova gettato in mezzo ad una squadra in totale confusione. Prova a dialogare, si muove, corre, ma alla fine non riesce a mettere a segno neanche un colpo degno di nota. Se Luis Enrique contava in lui per spostare l'equilibrio del match, l'intuizione è fallita.)

Javier MASCHERANO, 4. Fiero compagno di Mathieu. Lui di minuti ne gioca 90, ma non ne imbrocca una. Da mediano non riesce ad impostare ne a compere le trame avversarie con continuità, non segue mai i centrocampisti ed in particolare Dybala, che riceve a rimorchio quando, come e dove vuole. Totalmente spaesato, non reagisce nemmeno quando Luis Enrique lo sposta in difesa. La ciliegina (si fa per dire...) sulla torta è Chiellini che gli stacca in testa per firmare il tris. C'entra anche la statura, ma l'atteggiamento è stato aberrante per tutto il match.

Ivan RAKITIC, 5. La cosa positiva è che non fa danni. La cosa negativa è che non avrebbe neanche avuto la possibilità di farli. Si astrae dal gioco fin dai primi minuti, anche nelle fasi di possesso palla più intenso rimane defilato e si limita ai due tocchi per continuare lo sterile tiki-taka. Nessun guizzo, nessun tocco di personalità, poco più che un fantasma. Si fa vedere in un paio di occasioni nel finale, ma è davvero troppo poco.

Andrés INIESTA, 6. Sarebbe da insufficienza anche lui. Un illusionista senza magie né colpi di scena. Ma, quantomeno, nel primo tempo non smette mai di giocare, scende a prendersi la palla e prova a fare quel lavoro di impostazione che Mascherano non ha lasciato neanche intravedere. Detta i tempi, ma non riesce mai a cambiare passo. Come il capitano di una nave che continua ad imbarcare acqua, col tempo si defila dalle scene anche lui. Riemerge nel finale con un paio di traversoni tagliati molto interessanti, che finiscono come preghiere nel deserto. Quantomeno, però, ha portato la testa in campo.

Lionel MESSI, 5.5. Le cose si mettono male dall'inizio e lui si innervosisce subito. Battibecca con Mandzukic, non riesce a scrollarsi di dosso l'ombra di Alex Sandro. Quando ci prova, rientrando verso il centro, i bianconeri sono bravissimi a triplicarlo. Trova un paio di guizzi da Messi per lanciare in porta prima Iniesta e poi Suarez, ma i suoi compagni non sono precisi. Gli rimane solo tanta frustrazione.

Luis SUAREZ, 5. L'ex-Liverpool non trova una delle sue serate migliori. Sgomita, lotta, sbraccia, ma Chiellini e Bonucci gliela fanno vedere davvero pochissimo. Al limite riesce a fare un paio di sponde, non trova mai la profondità se non su suggerimento di Messi nel secondo tempo, ma il suo destro incrociato è deviato appena da Buffon e termina a lato. La voglia non gli manca, ma stasera ha concluso davvero poco.

NEYMAR Jr., 4. Stesso discorso di Rakitic. Se il tridente non fa bella figura, lui è praticamente un disastro. Si vede pochissimo, e quando lo fa azzecca poco o niente. Dribbling, cambi di gioco, tentativi di filtrante, tutte le sue idee sono pane caldo per la difesa juventina che le divora. Col tempo si demoralizza e si innervosisce ed esce definitivamente dal gioco. Prova un paio di percussioni, ma anch'esse senza mordente. Difficile anche da giudicare.

Allenatore, LUIS ENRIQUE, 5. Paga malamente la scelta della pseudo-difesa a tre. Sulla sinistra, dove Mathieu sta ancora cercando di capire se fare il terzo centrale o il terzino, Cuadrado affonda come pane caldo. Si rende conto dell'errore nell'intervallo e riporta Mascherano in difesa per inserire André Gomes, ma oramai la squadra è allo sbando. Nonostante la panchina corta, avrebbe potuto cercare un paio di cambi, magari sperando nel colpo di genio di un giovane o nella voglia di rivalsa di Paco Alcacer. Invece da la sensazione di non crederci più già a fine primo tempo. 

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About the author
Stefano Fontana
Ventenne. Ex-Liceo Scientifico abruzzese, trapiantato a Bologna nella facoltà di ingegneria informatica. Da sempre malato di calcio, fede rigorosamente rossonera, alla quale nel tempo si è aggiunta quella biancorossa dei Gunners. Con gli anni ho imparato ad amare tennis e basket NBA, grazie rispettivamente a Roger Federer ed alle mani paranormali di Manu Ginobili. Aspirante chitarrista con poche fortune. Non rifiuto mai una birra gelata.