C'è chi l'ha ribattezzata la caduta degli Dei e chi, in modo più cauto, l'ha definita come una crisi passeggera. Fatto sta che il Barcellona sta vivendo il periodo più cupo della sua stagione e forse della gestione Luis Enrique che, negli ultimi due anni e mezzo, ha regalato otto trofei al club catalano. La sconfitta netta con il Paris Saint Germain ha messo a nudo tutte le debolezze e le fragilità di un ciclo che sembra essere arrivato al capolinea.
Le facce sconsolate di Messi ed Iniesta dopo il quarto gol di Cavani, sono l'emblema della serata in cui gli alieni sono tornati umani nel peggior modo possibile, tirando una sola volta in porta e subendo per novantaquattro minuti il capolavoro tattico di Emery. Il brutto San Valentino parigino può rappresentare solo la goccia che ha fatto traboccare un vaso che era in bilico da molti mesi e alcuni fattori possono dare credito alle nostre ipotesi.
IL MERCATO
Se prendessimo una scala per valutare il mercato del Barcellona la votazione unanime non supererebbe il cinque, vi spieghiamo perchè: le uniche due note positive sono stati gli acquisti di Denis Suarez ed Umtiti, giocatori che a parte qualche sporadica partita giocata sotto tono, hanno dimostrato di poter stare (e anche bene) in campo con Messi e compagni. Discorso diametralmente opposto va fatto per Paco Alcacer e Andrè Gomes. Per il primo solo due gol in stagione (Hercules e Las Palmas) ed il compito troppo grande di dover giocare ai ritmi di Messi e Neymar quando manca Suarez. La punta non si è calata nel contesto Barcellonista, contesto in cui si trovava bene Munir e che, invece, è stato dato al Valencia.
45. I milioni spesi per Andrè Gomes, in poche parole un suicidio bello e buono visto che, anche in questo caso, il calciatore non si è calato nel contesto blaugrana e troppe volte ha rimediato voti al di sotto del sei, spesso anche sotto al cinque. Nelle ultime uscite c'è da dire che l'ex Valencia non ha sfigurato ma non è comunque il profilo adatto per giocare insieme a gente come Iniesta e Busquets. Sufficiente l'acquisto di Digne anche se il giocatore è stato poco impiegato a causa delle folli scelte di Luis Enrique di far giocare Mathieu in assenza di Jordi Alba o Sergi Roberto.
LUIS ENRIQUE
Molti dicono che allenare una squadra con tanti campioni sia più facile. Ecco, non fate sentire queste parole a Luis Enrique che quest'anno ci ha messo molto del suo cambiando 30 volte il centrocampo in 40 partite. Le scelte sono state condizionate anche dai numerosi infortuni ma con il Betis, un centrocampo formato da Rakitic-Denis-Arda Turan proprio non è concepibile in nessun angolo della Terra. La gestione dei giocatori è apparsa molto distratta con turnover massicci che poi hanno portato a sconfitte clamorose come contro l'Alaves in cui il tecnico Asturiano ha lasciato in panchina, contemporaneamente, Messi, Suarez ed Iniesta.
Lo stesso discorso si può fare analizzando il match giocato contro l'Athletic Bilbao, con Mascherano, Rakitic e Suarez in panchina ma la partita, in quel caso, ha avuto esito diverso per mano della buona sorte e di un ottimo Neymar. Il rapporto, poi, con i senatori si è anche incrinato a causa dell'altalenante ritmo della squadra nel corso di questa stagione, stagione che potrebbe portare un solo trofeo dalle parti del Camp Nou. Insomma ci sono tutti gli ingredienti per un addio a fine stagione.
IL RAPPORTO CON I GIOCATORI E LA DIRIGENZA
Sembra essere ormai arrivato al capolinea anche il rapporto di Lucho con i suoi giocatori. Secondo fonti vicine al club catalano, si sarebbe definitivamente incrinato il rapporto tra l'ex tecnico della Roma ed i senatori quali Messi, Iniesta e Busquets. L'attuale trainer sarebbe ritenuto incapace di risollevare la squadra e di trovare soluzioni tecniche adeguate, come dimostrano gli innumerevoli cambiamenti tattici, soprattutto a centrocampo, e l'incapacità di gestire giocatori quali Gomes, Rakitic e Vidal. Al contrario, invece, la società con Bartomeu a capo, nutre molta fiducia nel tecnico che ha vinto il Triplete nel 2015. Situazione che potrebbe avere degli sviluppi, però solo dopo la conclusione di questa stagione.
STATISTICHE
Facendo un parallelo tra la Liga dell'anno scorso e quella di quest'anno si può notare che il Barcellona aveva, di questi tempi, 54 punti mentre oggi ne ha sei in meno. 57 gol fatti e 19 subiti l'anno scorso mentre quest'anno il dato è, stranamente, migliore con 61 gol fatti e 18 subiti anche se il distacco dal Real Madrid è potenzialmente di sette punti. I rimpianti, per la squadra di Lucho, sono tutti tra il mese di Settembre e quello di Ottobre con le sanguinose sconfitte subite in casa con l'Alaves e quella con il Celta Vigo che gridano ancora vendetta. Un dato da non sottovalutare sono anche i pareggi in campionato (6) come quello con il Real per mano di Ramos nei secondi finali oppure quelli ottenuti allo scadere contro Villarreal e Real Betis grazie alle prodezza di Messi e alla zampata di Suarez. Insomma, dati che possono far riflettere sulla tenuta della squadra per i novanta minuti o, al contrario, evidenziarne una scarsa concentrazione nella prima ora di gioco.
GIOCO
Quest'anno, a dir la verità, abbiamo visto poche volte giocare il Barcellona come sa o meglio, come ci ha abituati in questi anni. In questa stagione non è cambiato il modo di interpretare il match da parte di Luis Enrique ma son cambiati ritmi. Partendo della retrovie la squadra cerca sempre, con insistenza, di uscire palla al piede ma lo fa in modo così sconclusionato e prevedibile che gli avversari possono recuperar palla con un semplice pressing alto come abbiamo potuto ammirare martedì al Parco dei Principi. Poi, in fase di impostazione, la squadra appare lenta e macchinosa con le verticalizzazioni che diventano merce rara per lasciar spazio a quei passaggi ad "U" che tanto odia Guardiola. Nell'ultimo mese, soprattutto, la squadra ha dato l'impressione di vivere solo delle fiammate di quei tre e si è visto che, quando non sono in giornata (soprattutto il dieci), il giocattolo si inceppa e viene rotto in mille pezzi dagli avversari.