Come l'amore, che a volte fa giri immensi e poi ritorna, anche Stefano Okaka sta ritornando, e tra l'altro anche in bello stile.

Okaka is back. Il popolo del Vicarage Road è pronto ad ergere come proprio beniamino l'attaccante italiano autore, nella sfida vittoriosa contro l'Everton, di una splendida doppietta. Un gol di tacco, di pregevole eleganza, e l'altro in torsione di testa. Due capolavori, uno più bello dell'altro, che valgono il prezzo del biglietto ai "fortunati" presenti sulle tribune dell'impianto della cittadina dell'Hertfordshire.

Quelli contro i Toffee di Koeman sono stati i primi due gol con la maglia del Watford per Stefano Okaka. Finalmente ritrova il sorriso, dopo un inizio di stagione parecchio sfortunato. Reduce dalla positiva esperienza in Belgio con la maglia dell'Anderlecht (15 gol con la maglia "bianco e malva"), un fastidioso infortunio al piede lo ha tenuto fuori quasi due mesi rendendo un percorso ad ostacoli l'inizio della sua nuova esperienza britannica. La sofferenza, i sacrifici, la fretta di riprendere ciò che aveva bruscamente interrotto. Giocare e segnare, con continuità. Lavorare, lavorare duramente per ritornare sui suoi livelli abituali. Sempre, a testa bassa. Qualche minuto qua e là contro Leicester e Stoke City per riprendere confidenza con il campo. I novanta minuti contro il West Bromwich la settimana scorsa e ieri finalmente sono arrivati, come manna dal cielo, i primi gol.

Visibilmente soddisfatto Okaka, che però nell'immediato dopogara non si lascia andare e resta ben saldo con i piedi per terra: "Avevo già fatto due tre gol simili di tacco. L'importante comunque era la vittoria della mia squadra e quindi io ho fatto solo il mio dovere, nulla più".

Anche Walter Mazzari, coach degli Hornets (calabroni), si coccola il suo gioiello: "Lo conosco da quando giocava con la Roma. Già in quel periodo si poteva intravedere il suo talento. La scorsa estate abbiamo avuto la possibilità di acquistarlo e l’abbiamo sfruttata al volo. Credo sia un calciatore perfetto per la Premier League, perché non solo aiuta sé stesso, ma dà una mano anche ai compagni di squadra, sia a giocare che a segnare".