Come ribaltare la legge di Murphy e portare dalla propria tutti gli eventi favorevoli? Chiedete al Belgio, al nuovo Belgio di Roberto Martinez. I Red Devils sono reduci da un roboante 4-0 su una Bosnia annichilita, ma anche sfortunata. Perchè la sorte si è schierata per novanta interi minuti dalla parte dei padroni di casa, allo stadio Re Baldovino di Bruxelles. Se qualcosa può andare bene, andrà bene, ma solo al Belgio. Certo, la dea bendata bisogna sapersela portare al proprio fianco, e in questo Martinez è stato maestro.

Le pesanti assenze di Nainggolan e De Bruyne, oltre alle solite in difesa, hanno assunto un peso specifico minore grazie alla caratura dei sostituti, ma questa non è affatto una novità, è risaputo che la rosa dei fiamminghi in valore assoluto sia probabilmente tra le prime cinque d'Europa. Condizionante poteva essere l'avversario, schierato con un 4-3-1-2 più simile per certi versi a un 3-5-2. Insomma, un mezzo suicidio tattico: impensabile affrontare con tre difensori la potenza di fuoco offensiva dei padroni di casa, soprattutto se i due mediani di interdizione, Jajalo e Medunjanin, non risultano esattamente abili nelle letture difensive, e gli esterni tardano nei rientri.

E il Belgio ne ha approfittato, si è imbucato nei corridoi concessi sulle fasce, spinge con i terzini finchè Meunier ha trovato lo spazio giusto. Ed ecco che, come per magia,è arrivato il primo bacio della fortuna: cross innocuo, due deviazioni, Spahic se l'è messa in porta da solo. In una partita fino a quel momento bloccata e a dir poco di studio, l'episodio che la gira ha favorito i rosso-giallo-neri. E da lì la Bosnia è entrata in crisi, passano un paio di minuti prima del raddoppio, contro una difesa quasi scoraggiata: Lukaku pressa, Jajalo sbaglia, Mertens ispira, Hazard rifinisce. Tutto troppo semplice, ma non banale: la palla del folletto del Napoli è pura magia, così come la facilità di dribbling del fenomeno del Chelsea.

La macchina belga ha continuato la propria corsa lenta, paziente, attenta (Witsel docet), tra strappi e accelerazioni improvvise. La Bosnia, atterrata, ha provato a rialzarsi con rabbia, prima di subire il colpo del k.o. all'ora di gioco: un colpo di tacco sul primo palo di Toby Alderweireld. Non si discutono le doti tecniche del centrale del Tottenham, ma il fatto stesso che gli sia riuscita una tal giocata rende l'idea del discorso. Bravo e fortunato a far passare la palla nella selva di gambe e insaccare. E sul quarto gol, Lukaku è andato via di prepotenza, prima di lasciar partire un destro elegante e magari preciso, ma comunque deviato. Un pizzico di buona sorte, anche in questo caso, ha chiesto di partecipare.

Il culmine della fortuna si è raggiunto nel momento in cui Djuric, subentrato con ottimo impatto, ha incornato di testa un cross dalla mancina, cogliendo la traversa, spegnendo ogni tipo di speranza slava, piegatasi al volere degli dei del calcio, e conseguentemente tra essi anche la dea bendata. Meritevole dei tre punti e della vittoria, il Belgio inietta ulteriore fiducia nel suo serbatoio, ottenendo il massimo risultato con il minimo sforzo. O meglio, capitalizzando al meglio ogni possibilità, riuscendo ad avere il vento in poppa. D'altro canto, non è forse vero che la fortuna aiuta gli audaci?