A volte anche Davide ferma Golia. No, non stiamo parlando della Bibbia dove, di solito, queste cose accadono, ma di una serata di Champions trasformata da normale a miracolosa grazie ad un mix vincente di fortuna e coraggio. Autori dell'impresa impossibile, i ragazzi del Celtic, capaci di frenare sul 3-3 l'imbattibile Manchester City di Guardiola. Apre le danze Dembelé, prontamente raggiunto da Fernandinho, mentre sempre nel primo tempo è Sterling a pareggiare il nuovo vantaggio scozzese concretizzatosi proprio a causa di un autogol del numero 7 inglese. Nella ripresa, invece, ancora Dembelé e poi Nolito fissano tutto sul 3-3.
Padroni di casa che scendono in campo adottando un offensivo 4-2-3-1: a protezione di Gordon, difesa a quattro composta da Lustig, Touré, Sviatchenko e Tierney. In mediana, lanciati dal 1' Brown e Bitton, mentre a protezione dell'unica punta Dembelé scelti Sinclair, Rogic e Forrest. Solito 4-1-4-1, invece, per gli ospiti: Bravo in porta, Otamendi-Clichy in qualità di centrali, gli inossidabili Zabaleta e Kolarov sulle fasce. Dinanzi il mediano Fernandinho, Gundogan e David Silva come trequartisti, Sterling e Nolito sulle fasce e a sostegno della prima punta Sergio Aguero.
Gara immediatamente in salita per il Manchester, sotto già al 3' a causa di una fortuita deviazione di Dembelé, incolpevole ma felice autore di un tap-in capace di impallinare un Claudio Bravo pronto a sventare l'iniziale idea di Sviatchenko. La rete subita fa esplodere Celtic Park, con i tifosi scozzesi immediatamente pronti a cantare a squarciagola per sostenere i propri beniamini. Il City è però squadra attenta, di certo poco incline a subire mentalmente la gara e di fatto subito ripresosi dopo la botta di inizio frazione. A seguito di un attacco a pieno organico, infatti, agguanta il pari Fernandinho, che all'11' batte Gordon sfruttando una fortunata deviazione generatasi da un tiraccio di Kolarov. L'emozionante primo tempo, nonostante l'1-1, non accenna a placarsi, con Celtic e City praticamente volte ad un atteggiamento gagliardo ed iper-offensivo.
Proprio tale inclinazione aiuta i padroni di casa, che al ventunesimo ripassano in vantaggio grazie al secondo aiuto da parte della Dea Bendata. Su un cross dalla sinistra di Tierney, infatti, ci mette il piede Sterling, che devia il pallone in rete siglando un clamoroso autogol. L'ennesimo vantaggio rianima i tifosi di casa, annichilendo un Guardiola silenzioso e quasi pietrificato. Poco male, comunque, per i Citizens, alla disperata ricerca di un pari che confermerebbe un dominio territoriale quasi assoluto. Il continuo palleggio del City ubriaca il Celtic, chiuso in difesa per tutta la restante parte di frazione. Tale atteggiamento, al minuto numero trenta, al pareggio di Sterling, abililissimo ad incunearsi nella difesa di casa lasciando partire un piatto davvero precisissimo. Con il 2-2 la gara si calma ed il primo tempo termina senza recupero.
La secondra frazione ricomincia come se non ci fosse stato intervallo ed infatti sia Celtic che City riprendono il proprio atteggiamento ultra-offensivo regalando spettacolo ed emozioni a non finire. Al 46' passa di nuovo ed incredibimente in vantaggio il collettivo di Rodgers: incertezza di Kolarov, controllo di Dembelé e tiro in girata che non lascia scampo a Bravo. L'inerzia della rete è dunque chiaro, con il Celtic atleticamente perfetto ad attento nel sopperire fisicamente alla carenza tecnica. Gli inglesi di Guardiola sono però oggettivamente troppo forti e nel giro di dieci minuti cominciano ad imbrigliare gli scozzesi con una manovra avvolgente e precisa. Al 56' il risultato della sfida infinita cambia ancora, quando è Nolito a ribadire in rete una conclusione di Aguero sventata in maniera goffa da Gordon, che non blocca invitando lo spagnolo al vincente tap-in. Dopo il pari, la gara inevitabilmente si siede, con i City che comincia dunque a prendere piede sfruttando il momento di pausa del Celtic.
Le emozioni, dopo un'ora praticamente a ritmi altissimi, latitano, a dimostrazione di una normale stanchezza che coinvolge sia scozzesi che inglesi. E' comunque il City a fare la gara, anche se il suo possesso palla resta povero e scialbo. Al 78' bel cross da destra sventato da Gordon, tre minuti dopo è invece Fernandinho a tirare dal limite senza trovare però fortuna. La fase finale di gioco registra un Manchester dominante ed in pieno controllo del match, inclinazione che consente però ai Citizens di portarsi finalmente e definitivamente in vantaggio. L'ultima occasione di gara capita infatti al 90', quando uno sciupone Gundogan si fa ipnotizzare, nell'area di rigore, da un Gordon salvatore della patria. Finisce così, con l'undici inglese incapace di vincere contro un avversario gagliardo e mai domo.
Il City tiene sempre palla, il Celtic la ruba e va fino in porta. Potrebbe essere così riassunta la gara di questa sera, con gli scozzesi abilissimi a superare il tiki-taka inglese attraverso verticalismi veloci e micidiali. Il collettivo di Rodgers ha infatti messo seriamente in difficoltà quello di Guardiola, evitando leziosismi e preferendo invece una semplicità tattica vincente e spesso aiutata da Kolarov e Zabaleta, non sempre perfetti in fase di copertura, a differenza degli educati difensori del Celtic. Un punto dunque guadagnato per i biancoverdi, poco quotati al via ma capaci di fremare uno dei collettivi più forti del torneo. Migliore in campo per i padroni di casa, Dembelé. Per gli ospiti in evidenza Fernandinho.