Dopo aver subito il palleggio dei campioni del mondo in carica per quasi tutto il primo tempo della semifinale di ieri al Velodrome di Marsiglia, la Francia di Didier Deschamps sembrava sull'orlo del baratro, sballottata a destra e a manca dalla qualità dei centrocampisti tedeschi, ormai diventati i nuovi spagnoli d'Europa. Poi una grave ingenuità di Bastian Schweinsteiger ha aperto una porta al sogno dei galletti, che non si sono fatti pregare due volte trasformando il rigore con un Antoine Griezmann in versione trascinatore. E' finita così con la Germania di Joachim Loew fuori da Euro 2016 nonostante un netto predominio territoriale (e di occasioni da rete), con i Bleus arrocati dietro e abilissimi nello sfruttare le chances capitare loro per issarsi fino alla finale di Saint-Denis, in programma domenica sera contro il Portogallo. 

A Marsiglia Loew è tornato a uno schieramento più tradizionale: abbandonato il 3-5-2 utilizzato a Tolosa con l'Italia, si è affidato nuovamente a un offensivo 4-2-3-1, pur dovendo rinunciare a Hummels in difesa (rimpiazzato da Howedes) e a Khedira a centrocampo (ecco Emre Can). La principale novità della formazione tedesca è stata l'avanzamento di qualche metro di Toni Kroos, tornato a fare il trequartista come ai tempi del Bayern Monaco di Jupp Heynckes, con Mesut Ozil sulla fascia destra e Julian Draxler dall'altra parte. Assente anche Mario Gomez, Thomas Muller ha giocato da falso nueve, in pieno stile spagnolo, mentre la Francia ha risposto con un modulo speculare ma con un'interpretazione molto diversa. Superato l'equivoco Kantè (il giocatore del Leicester non è perno da piazzare davanti alla difesa ma corridore che ha bisogno di campo), Deschamps ha proposto Pogba e Matuidi in coppia come doble pivote, per poi confermare la fisicità e le volate di Moussa Sissoko a destra, con Payet sulla corsia opposta. Fondamentale poi il nuovo ruolo trovato ad Antoine Griezmann, non più esterno, ma seconda punta spesso alle spalle di Olivier Giroud. Dopo un inizio baldanzoso dei galletti, la Germania ha preso in mano la partita, facendo girare il pallone in maniera rapida e precisa, costringendo Payet e Sissoko a rinculare per difendere contro le avanzate di Kimmich e Hector, mentre Kroos e Ozil organizzavano il gioco al limite dell'area avversaria.

Tanta mole di lavoro ha però prodotto relativamente poco, se si eccettuano una ciabatatta di Emre Can ben respinta da Lloris e un paio di tiri di Muller, fuori posizione nel ruolo di prima punta. Con Schweinsteger più preoccupato di dare una mano ai due centrali che di inserirsi, i tedeschi hanno a lungo accettato un due contro due in difesa, rischiando clamorosamente solo per un errore di Boateng, che ha lanciato Giroud verso Neuer, stoppato alla grande da un recupero di Howedes. Proprio quando le due squadre stavano per rientrare negli spogliatoi, con la Francia in affanno pronta a riordinare le idee, ecco la svolta del match: il fallo di mano di Schweini in area di rigore su corner, con conseguente rigore realizzato perfettamente da Griezmann, ancora una volta il migliore dei suoi, per tecnica, movimenti senza palla e capacità di farsi sempre trovare al posto giusto.

Gol subito che non ha cambiato volto alla Germania, tornata in campo senza novità, ancora in palleggio sulla trequarti, ma poco incisiva con Julian Draxler, ben contenuto da Sagna, e soprattutto con Muller, stretto nella morsa dei perfetti Koscielny e Umtiti (ottima soprattutto la prova del nuovo giocatore del Barcellona). Il numero tredici di Loew ha fallito alla prova del falso nueve (non la prima peraltro), in uno schieramento che ha ricordato a lungo una delle edizioni della Spagna di Del Bosque (con Fabregas specchietto per le allodole), riproponendone pregi e difetti. Belli da vedere, i tedeschi sono stati infatti poco concreti, seguendo una strada ormai intrapresa da anni, quella del gioco palla a terra e nello stretto. I tanti cross messi in mezzo da Hector e Kimmich (gran traversa nel finale per il giovane del Bayern) non hanno quasi mai trovato un ricevitore, se si esclude l'assalto all'arma bianca degli ultimi minuti. La Francia ha capito ben presto l'antifona, e si è messa pazientemente dietro la linea della palla, con una difesa a quattro sempre attenta e un centrocampo particolarmente fisico, rinforzato poi con Kantè per uno spento Payet. Al resto ha pensato il solito Antoine Griezmann, splendido per intelligenza e senso della posizione, autore del gol del raddoppio da vero opportunista (come ormai è diventato) dopo che Pogba aveva mandato al bar il subentrato Mustafi con una finta delle sue.

Perfetta l'intesa tra le Petit Diable e Olivier Giroud, classico centravanti di manovra che non disdegna triangolazioni sullo stretto. Con Lloris in serata di grazie, neanche i cambi ultraoffensivi di Loew (dentro Mario Gotze e Leroy Sanè per Emre Can e Schweinsteiger) sono serviti per trovare un gol che avrebbe spaventato i francesi ma forse non cambiato l'esito della semifinale. Per la Germania l'Europeo si chiude con la conferma di una radicalizzazione dei principi di gioco spagnoli (squadra corta in avanti, poca profondità e assenza di un centravanti vero) che, portati all'estremo, alla lunga rischiano di essere controproducenti, mentre la Francia tira un sospiro di sollievo per il primo tempo passato a guardare le streghe e un secondo ad ammirare un piccolo diavolo.