L'ultima prova, quella da superare per arrivare all'ultimo atto, di fronte a quella Coppa che non è il Santo Graal come fu per Indiana Jones, bensì quella che spetta alla vincente di Euro 2016.

Il Portogallo è capace di sopravvivere alla lama della Croazia, dimostrandosi squadra umile e abbassandosi al cospetto di una Nazionale potenzialmente più forte, chiudendo il conto al posto giusto e al momento giusto per poter così passare alla prova successiva. I rigori con la Polonia incarnano idealmente il cammino sulle esatte pietre, con precisione e qualche brivido di troppo, rischiando di cadere ad ogni errore ma salvandosi e guadagnandosi l'ultima prova prima di quella finale. Ovviamente, non poteva che essere un salto, non nel vuoto ma in cielo, a regalare ai lusitani l'accesso alla sala nascosta in uno dei templi del calcio come lo Stade de France.

Il legame tra l'archeologo del cinema e la squadra di Cristiano Ronaldo si è rafforzato lungo la strada verso la finale degli europei. Il fenomeno ha sbagliato, è stato spesso salvato dai suoi compagni, soprattutto in un girone nel quale le sue giocate sono mancate, esclusa una doppia perla contro l'Ungheria che ha assunto sempre di più le sembianze di quella sfrenata lotta sostenuta sui panzer in movimento, coadiuvato dai colpi di genio di Henry Jones Sr., il Fernando Santos del film. Eppure la firma del campione, il suo colpo di genio e di coraggio, lanciandosi per andare a prendere quel pallone come Indiana aveva fatto per staccarsi dalla pietra e atterrare sul ponte invisibile, è ciò che permette di arrivare all'ultimo atto, quello che può regalare la vita eterna scolpita nella leggenda.

Un cammino contraddistinto anche da una buona dose di fortuna, la quale però si schiera dalla parte degli audaci: le fughe in contropiede assumono le sembianze di corse fuori dalla prigionia, la sicurezza nella gestione difensiva e nel posizionamento ripercorrono una serie di regole scritte nel libretto, mentre i guantoni sicuri di Rui Patricio sono l'aiuto di una provvidenza che sembra non voler mai abbandonare il Portogallo come non aveva mai abbandonato la compagine di studiosi alla ricerca del preziosissimo calice.

Se veramente la trama di questo europeo fosse scritta da Spielberg, la finale dovrebbe vedere i lusitani sfidare la Germania, quei tedeschi che già varie volte nei capitoli precedenti avevano provato a insidiare Indy, riuscendoci anche in tempi recenti in terre lontane come il Brasile, con il comandante Thomas Muller a dirigere il proprio esercito. Eppure, all'ultimo atto nel tempio la storia racconta di un disastro teutonico, di scelte errate che costringono a cedere il passo alla sapienza e all'umiltà di chi aveva saputo superare le prove precedenti.

La logica imporrebbe, almeno sulla carta, un epilogo diverso da quello del film: la realtà parla infatti di una semifinale Francia-Germania che assume le sembianze di una finale anticipata tra le due primissime candidate alla vittoria della competizione, eppure gli underdog potrebbero mettere becco ancora una volta, guidati dalla fede nel proprio allenatore e da una serie di coincidenze che portano a paragoni cinematografici che si chiudono con il lieto fine. O forse no...