Il rigore di Hector non è perfetto, Buffon si tuffa alla sua sinistra, ma la palla, beffarda, si infila sotto le mani di Gigi. Si infrange qui il sogno azzurro, con Neuer che alza i guantoni e raggiunge i compagni al centro del campo. La curva azzurra - alle spalle di Buffon - si ferma un istante. Si crea un contrasto netto tra l'impetuosa festa teutonica e il silenzio italiano. Quasi si incrociano, quasi vanno ad incocciare l'uno nell'altro, vinti e vincitori, sul prato di Bordeaux, dopo una notte di emozioni.

Il calice amaro della sconfitta rischia di avvelenare il prima, quel concentrato di adrenalina e carattere, intelligenza e sacrificio. Il balletto di Zaza, culminato tra le stelle, rischia di cancellare l'epopea europea, la superbia di Pellè, al cospetto del gigantesco Neuer, rischia di minare la fede crescente in un gruppo perfetto. Schivare piccoli sassolini è doveroso, per rendere omaggio a una squadra capace di trascendere limiti tecnici evidenti. 

Lo intuisce il pubblico presente, lo smarrimento cede presto il posto al ringraziamento. Si alza, piano piano, un applauso convinto. In uno splendido intreccio di emozioni, le mani battono forte - cuore pulsante di orgoglio - mentre le lacrime scendono a rigare il viso, trasformando la delusione in ammirazione. 

Conte - al termine - "svolge" le dichiarazioni di rito, parla a fatica, dodicesimo uomo, o forse primo. L'ultima, prima di voltare pagina, da Ct della nazionale. Il pensiero corre veloce ai suoi uomini, corre veloce al percorso in azzurro, il nastro si ri-avvolge, e raccoglie polemiche e gloria, i giorni del contrasto e dell'interrogatorio, prima dell'aereo di Francia e della maglia, di tutti. Conte lascia, ma oggi tutti sono con lui, antipatico, sì, ma tremendamente efficace, specie nella tempesta. Non si parla, il giorno dopo, di scelte e convocazioni, anche il dubbio, legittimo, si dissolve. 

Senza De Rossi, contro la malasorte e il mostro tedesco. I campioni del mondo al completo contro l'Italia di Sturaro, maniche tirate sù, occhi di fuoco. La Germania si adegua a noi, Löw, spavaldo, è immobile, in piedi, trasmette paura. E la Germania ha paura. Partita a scacchi, movimenti in sincronia, poche zone dove dare aria a tecnica e palleggio. Non soffre l'undici azzurro, si presenta, all'occasione, dalle parti di Neuer. Botta di Sturaro, con poca fortuna. 3-5-2 ordinato, Parolo in regia, corsa, infinita. Emozioni col contagocce, è un quarto europeo, è Italia - Germania. 

Sale la corazzata tedesca nella ripresa. Giro-palla veloce, l'Italia si ritrae, dall'esterno sfonda la Germania. Segna Ozil, dopo una combinazione sull'out di sinistra. Conte guarda la panchina, poche soluzioni. Giaccherini avanza il suo raggio d'azione, 3-4-3. Boateng perde le coordinate, mani alte, tocco fatale. Bonucci, glaciale, impatta. La Germania torna ad avere timore. Per qualche minuto, l'Italia sembra padrona. Le ultime gocce di sudore nel supplementare, poi undici metri, di gloria e delusione. Vince la Germania, Darmian trova Neuer, Hector trova la rete. 

Grazie, comunque.