4-3, Del Piero, storia, tradizione, sudditanza psicologica, concetti apparentemente slegati, uniti da un filo comune. Germania - Italia, Bordeaux ore 21. Parole che fluiscono, ognuno ha un'istantanea, un pensiero, un nome. Ognuno ricorda quel giorno, la finale mondiale, la semifinale Europea, Città del Messico, per tutti è Germania - Italia, da sempre. Partiamo in seconda fila, come di consueto. Campioni del mondo, loro, a pezzi, con le pezze, noi. De Rossi, si, no, forse. Senza mediana, con Sturaro, un cavallo del Ct, riserva nella Juve, a un passo dalla maglia azzurra, per la partita della vita. La Germania non è la Spagna, ha una solidità superiore, non è figlia dell'estetica, anzi abbina l'utile al bello, piega il bello a un concetto superiore, la vittoria. Deve vincere la Germania, ma dell'Italia ha paura. Quantomeno rispetto. Perchè la storia ha un peso, e la storia è azzurra, sempre o quasi. Poggia sul passato il muro italiano, poggia su un gruppo cementato da un condottiero e dalle difficoltà. L'Everest, forse, un muro ripidissimo, ma la fiamma dell'orgoglio brucia l'erba di Francia, è guerra di sport, è spettacolo di calcio.
Le parole della vigilia
Pregi e difetti della Germania
I pronostici