Vicente Del Bosque si ferma. A Radiogaceta, il CT delle Furie Rosse annuncia una decisione nell'aria da giorni. Il fallimento europeo segna la fine dell'era Del Bosque, la Spagna deve ricostruire un nuovo ciclo vincente, necessario cambiare anche la gestione tecnica del gruppo. Dopo il flop mondiale, un lento processo di rinnovamento, il tentativo di fondere in un unico gruppo freschezza ed esperienza, di installare su una base solida giovani di qualità.
La sconfitta con la Croazia - figlia di superficialità e disattenzione - come primo campanello d'allarme, poi la batosta con l'Italia ad aprire lo stato di crisi. Non può soddisfare la Spagna un approdo alla fase a eliminazione diretta. La nazionale di Del Bosque paga a caro prezzo un modo di intendere il calcio che è insieme croce e delizia.
La Roja ama il prolungato possesso palla, gioca per divertire, per offrire spettacolo, ma non ha un piano B, non ha un'alternativa e quando va ad incrociarsi con squadre in grado di preparare alla perfezione la partita, ostruendo ogni via, allora implode, perdendo le coordinate.
Alla dipartita di Del Bosque manca un mese esatto, da individuare con cura il successore. Il tecnico si separa non solo dalla nazionale, ma tronca in modo netto con il calcio. L'ex Real porge però la mano alla Federazione, garantendo ampia disponibilità in futuro, non però per un ruolo di panchina.
"A prescindere dall'Europeo, non avevo alcun dubbio sul mio futuro: non ho intenzione di rimanere come c.t."
"La mia intenzione è rispettare il contratto fino al 31 luglio, poi farò quello che la Federazione mi dice. Non continuerò in panchina, lascerò il calcio ma se potrò aiutare in qualcosa, lo farò. Chi il mio successore? Non lo so, ma c'è gente molto preparata"