Sarà una sfida a scacchi, di attesa e tatticismi. Vicente Del Bosque ne è sicuro, per questo ha preparato la sua Roja a dovere. La partita con l'Italia, ormai un classico a livello internazionale, pone ancora una volta il sommo duello tra due stili di intendere e interpretare il calcio opposti: da una parte la cattiveria agonistica di un Italia mai come in questo caso 'operaia'; dall'altra i giocolieri spagnoli, fautori del tiki - taka e di un calcio ipnotico realizzato grazie al possesso palla e alla qualità dei suoi interpreti.
Leggendo le due formazioni, la Spagna è nettamente favorita, ma il campo, come spesso dice Antonio Conte, emetterà la sua sentenza definitiva. Intanto, nella conferenza stampa della vigilia, il commissario tecnico della Roja non ha nascosto la pericolosità degli Azzurri: "Credo sia una partita da 50 e 50. - esordisce Del Bosque - "Affrontiamo una squadra molto solida dal punto di vista difensivo, può fare male anche davanti, sono bravi in entrambe le aree, tutta la squadra dovrà fare bene".
Dopo aver parlato della Nazionale italiana, Del Bosque si concentra sulla sua Roja: "Abbiamo giocato molto bene in queste circostanze, ma ora il passato non vale molto. Ora tocca essere noi stessi in tutto, concentrarci su di noi, sarà una partita esigente, dura e difficile per entrambe". Prima di soffermarsi sulla tattica, Del Bosque si sofferma sul ruolo di Alvaro Morata e sulla sua crescita: "Ha imparato davvero molto, è diventato un ottimo giocatore. I dettagli non importano nella nostra squadra, però deve trovare continuità, i grandi giocatori devono essere sempre nella partita".
Del Bosque continua affermando le intenzioni della Spagna: "Non vi svelerò i dettagli, ma sappiamo che hanno tanta profondità, tanta ampiezza, ho già fatto riferimento alle due aree di rigore perché loro devono avere anche altri giocatori in fase difensiva e offensiva. Ripeto, faremo attenzione alla loro organizzazione difensiva ma vorrei prendere il pallino".
In chiusura, Del Bosque ricorda la finale di quattro anni fa a Kiev, quando la Spagna asfaltò proprio l'Italia: "Credo che sia stata condizionata dal fatto che arrivassero molto stanchi, poi hanno avuto qualche infortunio. Erano davvero distrutti".