La sconfitta di Bordeaux non sembra aver intaccato le certezze costruite negli anni dalla nazionale spagnola, finita seconda nel girone D di Euro 2016 dopo il 2-1 subito in rimonta dalla Croazia. Nonostante qualche campanello d'allarme suonato sulle sponde dell'Atlantico, come una condizione atletica non ottimale, qualche polemica di troppo all'interno dello spogliatoio e una manovra a volte eccessivamente lenta, dal ritiro della Roja trapela un cauto ottimismo per la sfida in ottavi di finale contro l'Italia, in programma a Saint-Denis lunedì prossimo alle ore 18.
Sergio Ramos, Gerard Piquè e Vicente Del Bosque hanno provato a gettare acqua sul fuoco dopo la delusione di Bordeaux, guardando subito avanti per il prosieguo degli Europei. "Ora ci tocca ballare con le migliori", la chiosa laconica del capitano e difensore del Real Madrid, investito dalle critiche dopo aver tirato e sbagliato il rigore del possibile 2-1 contro la Croazia. Più concentrato verso Parigi il catalano, che ha spiegato con parole chiarissime i suoi timori per la sfida contro gli azzurri: "Quest'anno l'Italia è molto italiana, e questo mi preoccupa", il riferimento al sistema di gioco di Conte, che potrebbe risultare indigesto al palleggio della Spagna. Se Vicente Del Bosque ha provato a fare buon viso a cattivo gioco, difendendosi dalle polemiche sul mancato turnover e sulla scelta di proseguire con il chiacchieratissimo David De Gea in porta, Andres Iniesta non ha celato la sua delusione: "Avevamo il match in mano, ce lo siamo fatti sfuggire nel finale. Il rigore? Stavo per tirarlo io, poi ho visto Sergio molto deciso andare sul dischetto e gliel'ho lasciato".
Resta la sensazione di una Roja consapevole di avere margini di miglioramento in vista di lunedì, e convinta di poterli esprimere anche grazie ai sei giorni di riposo che il calendario europeo le ha concesso, nonostante l'attesa sia già spasmodica per una partita molto sentita al di là dei Pirenei. I media spagnoli non mancano infatti di sottolineare come i precedenti più recenti sorridano alla Selecciòn, capace di estromettere dagli Europei gli azzurri nel 2008 (quarti di finale ai calci di rigore), dalla Confederations Cup del 2013 (semifinale, calci di rigore), e di trionfare in finale a Kiev 2012 (4-0 per una lezione di calcio indimenticabile).
Questa edizione della Spagna ha però perso continuità rispetto a quella dell'epoca d'oro del quadriennio 2008-2012: alcuni interpreti non sono più giovanissimi (da Iniesta a David Silva), e la manovra tende a ristagnare, anche perchè nel frattempo gli avversari si sono attrezzati con le dovute contromisure. Ecco perchè la freschezza portata in attacco da Alvaro Morata è al momento il vero elemento in più a favore di Del Bosque. Criticatissimo per aver lasciato a cas Fernando Torres e Diego Costa, il c.t. si sta prendendo ora la sua rivincita grazie al canterano del Real, a segno due volte contro la Turchia e una contro la Croazia. E' il centravanti che serviva alla Spagna, per movimenti, tecnica e senso del gol, in una squadra che ha bisogno di una punta che sappia alternare l'attacco della profondità con il dialogo con i centrocampisti.
Ormai titolare inamovibile, Morata fa parte di quello che può essere ribattezzato el once de gala de la Roja (mutuando un'espressione utilizzata per l'undici del Barcellona di Luis Enrique). Del Bosque ha infatti scelto i suoi uomini, lasciando ai margini anche qualche senatore (come Pedro, uno che non le ha mandate a dire al suo allenatore), affidandosi a all'esperienza di Juanfran piuttosto che all'esuberanza di Bellerin come terzino destro, oltre che agli intoccabili Piquè, Sergio Ramos e Jordi Alba. A centrocampo non è in discussione Busquets, esattamente come Iniesta e David Silva, mentre Cesc Fabregas viene costantemente preferito a Thiago Alcantara. L'unico dubbio di formazione potrebbe riguardare Nolito, fin qui protagonista di un Europeo a corrente alternata, non ancora entrato perfettamente nei meccanismi della Roja. Dopo il giorno di riposo concesso da Del Bosque ai suoi, la Spagna torna oggi ad allenarsi, nella consapevolezza che a Parigi la attende una vera e propria battaglia, ma allo stesso tempo con la convinzione di essere più forte dei rivali azzurri.