Un gol in due partite. E' questo il misero fatturato offensivo del Portogallo di Cristiano Ronaldo dopo le prime due giornate del girone F di Euro 2016. Poco, considerando il talento a disposizione del commissario tecnico Fernando Santos e il valore delle avversarie affrontate (Islanda e Austria, squadre ben messe in campo ma non esattamente delle corazzate). Eppure i lusitani sembrano a un passo dallo sbloccarsi per lasciare sfogo a tutto il talento presente in una selezione giovane ma profonda. La prossima sfida, contro l'Ungheria capolista, segnerà la prima svolta di questi Europei per i portoghesi, ieri traditi dall'errore dal dischetto di Cristiano Ronaldo, il leader indiscusso, il fuoriclasse sulla cresta dell'onda da oltre dieci anni.

CR7 non è - e soprattutto - non vuole essere considerato un centravanti. Sia che si giochi con un 4-3-3 che con un 4-2-3-1, il fenomeno da Madeira non ha mai fatto mistero di preferire una posizione decentrata sull'out sinistro, per poi convergere (con o senza palla) in area di rigore. E' al momento un attaccante di movimento, non una seconda punta e nemmeno un esterno classico, ma un talento a cui va lasciato spazio per consentirgli di sentirsi libero, slegato dai vincoli dei movimenti di un centravanti e dagli obblighi di copertura di un'ala contemporanea. Forse è una contraddizione, ma non una novità. Nel Real Madrid ha sempre preteso che la posizione di attaccante centrale fosse occupata da altri, anche in assenza di Karim Benzema (in questa stagione nel ruolo si sono alternati Jesè, Borja Mayoral, persino Gareth Bale). Situazione che si ripresenta in nazionale, dove la mancanza di un bomber vecchio stampo sta inducendo Fernando Santos a provare Nani nel mezzo, il tutto per dare a Ronaldo la libertà di cui necessità. Ma i problemi del Portogallo non coincidono tutti con quelli della sua stella più luminosa, anzi derivano da carenze strutturali e limiti cui non si è ancora ovviato. Innanzitutto la scelta del modulo: giocare a due o a tre in mediana fa la differenza per uno come Joao Moutinho, principesco nel ruolo di playmaker, meno in quello di portatore d'acqua decentrato.

William Carvalho, doppione più qualitativo di Danilo, può agire come uomo davanti alla difesa, alla Casemiro per intendersi, ma in un centrocampo a tre ingolfa una manovra che già non ha lo sfogo offensivo dei movimenti di un attaccante puro. Resta l'altro valenciano Andrè Gomes, mezz'ala, che sarebbe escluso o comunque limitato in un sistema diverso dal 4-3-3. Ecco perchè la strategia di chi gioca contro il Portogallo è chiara: difendersi al limite dell'area per non lasciare spazio ai velocisti Ronaldo e Nani (ieri in campo anche Quaresma) e depotenziare la spinta degli esterni di difesa, due ali aggiunte se consideriamo le origini calcistiche di Vieirinha. La vera nota lieta di questo inizio di Europeo per i lusitani è però senza dubbio Raphael Guerreiro, giovane terzini sinistro in forza al Lorient, dotato di un mancino preciso e capace di percorrere la fascia di competenza con tecnica e intelligenza. Ottimo crossatore, Guerreiro ha ieri messo in mezzo il pallone su cui Ronaldo stava per avventarsi prima di essere abbattuto dal difensore avversario, con l'inevitabile calcio di rigore fischiato da Rizzoli e poi mandato sul palo dal tre volte Pallone d'Oro.

Pallone basso, radente, perchè in area non ci sono attaccanti di peso, nonostante Cristiano sia un formidabile colpitore di testa. Un Portogallo che avrebbe tutti gli interpreti per giocare come la Spagna, alla ricerca di triangolazioni di qualità al limite dell'area, ma che deve però necessariamente esaltare le doti della sua stella, a disagio in spazi troppo angusti. E nel compromesso tra una squadra di palleggio e una che crea occasioni in verticale sta la ricerca dell'identità di gioco di Fernando Santos, che può contare su talento giovane anche dalla panchina (soprattutto Rafa Silva, più guizzante del potente Joao Mario). Non è ancora troppo tardi per costruirsi un nuovo Europeo da protagonisti, a patto di non sprecare altre occasioni contro l'ostica Ungheria.