Almeno è da apprezzare l'impegno. Come se fossero undici scolari poco inclini alla materia, infatti, non si può non promuovere con sufficienza i giocatori della Svezia, autori contro l'Italia di una gara onesta anche se davvero senza emozioni. Una partita tutto sommato giocata come ampiamente previsto alla vigilia, impostata sul semplice 4-4-2 e su un Ibra faro, oggi spento, di tutte le possibili proiezioni offensive. L'Italia, contro questa Svezia, ha faticato e non poco, soprattutto a causa dell'impostazione tattica ideata per l'occasione da Harmen. Per carità, niente di geniale, ma abbastanza per imbrigliare, per circa novanta minuti, la manovra azzurra. L'undici scelto da Conte, infatti, solo all'88' ha finalmente trovato il bandolo della matassa anche grazie, c'è da dirlo, ad un lampo di Eder ispirato da Zaza.
La Svezia è scesa in campo, come detto, con il 4-4-2, in cui al fianco di Ibra è stato scelto il promettente Guidetti, guizzante in altre occasioni ma evanescente contro gli Azzurri. Sulle fasce invece, pronti a servire l'ex bomber del PSG, Larsson e Forsberg, sicuramente in evidenza per i tanti chilometri macinati e per l'aiuto in fase difensiva. Quando le cose si mettevano male, infatti, erano proprio i due esterni i primi a coprire gli spazi, lasciando soli i due attaccanti nel mezzo della fossa dei leoni, in cui il gladiatore De Rossi ha spesso e con foga messo le cose in chiaro. Gli svedesi si sono dimostrati comunque più indomiti del previsto, raddoppiando spesso sulle fasce grazie ai terzini e trovando impreparati i tornanti italiani, che mai potevano aspettarsi alcune giocate nello stretto da parte dei rispettivi avversari.
Molto importante, inoltre, la prestazione di Ekdal, per tutto il primo tempo molto pericoloso e spesso bravo a districarsi dalla marcatura del centrocampista italiano di turno. Come sempre, inoltre, ha fatto reparto da solo Zlatan Ibrahimovic: l'attaccante voluto da tutto il mondo calcistico sembra creare, ogni volta che gioca, una sorta di aura magica intorno a sé capace di renderlo immune ai tentativi difensivi di togliergli il pallone. I tifosi italiani hanno avuto non pochi brividi infatti quando lo svedese si è affacciato nei pressi del rettangolo protetto dal trio juventino, memori di un 2004 che ancora brucia. Un giocatore dunque che, nonostante tutto, continua ad essere tra i migliori nel suo ruolo, un vero e proprio trascinatore capace di portare sul più importante palcoscenico europeo un collettivo modesto e privo di ulteriori punte di diamante. La Svezia non ha infatti mai brillato, né per innovazione offensiva né per particolari abilità difensive, salvandosi in più occasioni grazie alla poca precisione avversaria piuttosto che per meriti propri.
Una squadra dunque con poche pretese, il linea con quanto proposto in campo. Troppo poco, per tentare di passare il turno, magari anche per il terzo posto. La Svezia non ha mai tirato nello specchio della porta, ripetendo quanto negativamente fatto contro l’Irlanda. E se si considera che il calendario gli metterà davanti, nell’ultima gara, il collettivo del girone più forte offensivamente parlando, risulta davvero difficile pensare ad un passaggio del turno con le proprie forze. Tutto dunque nelle mani di Belgio e Italia, le prossime avversarie della diretta concorrente al terzo posto, l’Irlanda. Un vero peccato, per una squadra che a dispetto di tante altre più quotate può permettersi un atleta, quale Ibra, davvero capace di trascinare da solo un intero reparto offensivo.