Dodici partite di rodaggio, all'insegna dell'equilibrio più totale. Pochi squilli di tromba. Uno, forse due. Tante le squadre in apparente difficoltà, inevitabile quanto fisiologico per essere soltanto al primo di sette appuntamenti per chi ambisce ad alzare al cielo di Parigi l'ambito trofeo. Tempo di bilanci, niente affatto. Perché le prime partite dell'Europeo di Francia 2016, come spesso accade, ha nascosto le carte in tavola delle favorite numero uno, lasciando spazio a sorprese e conferme. Difficile dire, al termine della prima tornata di partite chi, piuttosto che un'altra, sarà la favorita per arrivare fino in fondo ad inizio luglio.
Tante buche seminate lungo il primo sentiero, con le big del calcio Europeo tutte costrette ad inseguire, con affanno, un successo che in alcuni casi ha premiato esperienza e abnegazione, in altri casi invece ha lasciato soltanto l'amaro in bocca. E' il caso, il primo, della Francia padrona di casa di Didier Deschamps, irretita dal proprio stesso inno che ha fatto tremare le gambe ai galletti contro una sfrontata e sfacciata Romania. Il gioiello di Payet, incastonato già tra le perle della manifestazione, un messaggio al resto del gruppo. Nel secondo caso, come per l'Inghilterra, la delusione per un pareggio beffardo ha lasciato in ogni caso spazio ad un raggio di sole, seppur pallido, guardando alla prestazione nel complesso. Della forza di Germania e Spagna si sapeva già alla vigilia, ma le gare inaugurali contro Ucraina e Repubblica Ceca hanno lasciato intravedere qualche balbettio di troppo difensivo. Fase di studio oppure no, i cilindri nel motore nobile degli iberici, come in quello dei panzer tedeschi, deve cambiare giri in fretta, onde evitare spiacevoli sorprese.
Sorprese che ha riservato l'ultima giornata, quella del raggruppamento che doveva vedere Portogallo ed Austria primeggiare su Islanda e Ungheria. Gerarchie del tutto capovolte, o quasi, complice l'autolesionismo delle due favorite ed un'organizzazione destabilizzante delle due outsider. Così come è accaduto nel girone dell'Italia, dove lo scalpo di Conte e compagni è stato di quelli importanti: il Belgio, accreditato dei favori del pronostico, si è sciolto davanti alla consistenza solidissima del muro difensivo azzurro, ed al contempo alla cedevolezza dell'inesperienza, della gioventù e della retroguardia delle Furie Rosse. Guai però a darla, quest'ultima, per bruciata perché seppur feriti i belgi hanno qualità per riscattarsi ben presto. Certezze non così robuste, che invece hanno permesso alla squadra nostrana di girare, idealmente, alla prima boa, in testa al gruppo intero, con al suo seguito la Croazia di un sublime centrocampo. Tecnica sopraffina e fioretto alla mano, i croati hanno controllato una mai doma Turchia, chiedendo un posto nell'élite del calcio continentale.
Posto che gli spetta di diritto, guardando alle abilità individuali, oltre che corali, di una squadra che viene limitata soltanto dalla propria indole. Qualora così non fosse, Rakitic e Modric saranno destinati ad un lungo viaggio, forse fino ai Campi Elisi. Presto, tuttavia, per emettere i primi verdetti, nessuno escluso. Restate comodi, siamo soltanto all'inizio.