Un copione teatrale, con tutti gli attori al proprio posto nelle interpretazioni dei rispettivi ruoli, con libero spazio alle improvvisazioni, purché entro certi limiti, ottenendo come risultato nientemeno che gli applausi degli spettatori e della critica. La Croazia fa incetta di consensi nel suo opening match ad Euro 2016 terminato con la vittoria per 1-0, merito non solo del risultato finale, ovvero i tre punti conquistati contro una Turchia solida solo a tratti, ma anche della prestazione sul palcoscenico più importante. Solo la prima rappresentazione di una serie che se dovesse protrarsi fino ai primi giorni di luglio lascerebbe sorpresi pochi.

Il regista Cacic disegna il primo atto con qualche sorpresa tattica che si rivela più che azzeccata, prima su tutte la funzionalità di Brozovic, per l'occasione esterno alto a destra nel 4-2-3-1: il nerazzurro garantisce la solita corsa, il temperamento e l'ottimo senso della posizione, muovendosi partendo dalla fascia verso il centro del campo, lasciando spazio alle discese di Srna, più che un semplice interprete del ruolo di terzino, quasi un regista prestato alla fascia. Lo spettatore non pagante è il neo-Interista Erkin, perso tra i movimenti degli avversari, a prova della scarsa attitudine difensiva che lo contraddistingue. Prova a metterci una pezza il solito generosissimo Arda Turan, sostituito probabilmente troppo presto.

Brozovic a contrasto con Arda Turan. (fonte immagine: Eurosport)
Brozovic a contrasto con Arda Turan. (fonte immagine: Eurosport)

Dall'altra parte del palcoscenico è one-man-show di Ivan Perisic, sempre puntualissimo ma a tratti impreciso, poco aiutato da Strinic, prevalentemente bloccato sulla linea difensiva per controbilanciare la libertà concessa al numero quattro, una situazione simile a quella che si presenta in mezzo al campo: è Badelj a giocare una partita di sacrificio ed equilibrio, lasciando spazio di azione a Rakitic e soprattutto a Luka Modric. Il folletto disegna calcio e regala agli spettatori una giocata deliziosa, un monologo tanto breve quanto intenso che decide la partita in favore dei balcanici.

Al bello dell'arte si unisce l'efficacia della trasmissione del messaggio teatrale, perfettamente incarnato nella partita di Vedran Corluka, ultimo baluardo di una difesa che a tratti spaventa, come sul colpo di testa di Tufan che provoca più di un brivido. Tre turbanti cambiati come abito di scena, infiniti colpi ricevuti e un'interpretazione magistrale dell'eroe coraggioso e necessario, solitamente riservata a Mandzukic, relegato per l'occasione a co-protagonista silenzioso ma presente e indispensabile, muovendosi sul fronte offensivo e aprendo gli spazi per gli inserimenti da dietro.

Un sanguinante Corluka. (fonte immagine: Telegraph)
Un sanguinante Corluka. (fonte immagine: Telegraph)

Il giudizio complessivo della prima parte dell'opera non può che essere positivo, nonostante resti la pecca delle troppe occasioni sprecate: non può essere solo una questione di sfortuna, tre traverse e almeno altre quattro occasioni sciupate sono troppe a fronte di un solo gol. Con un pizzico di attenzione e di precisione in più, le stesse dimostrate dal centrocampo in fase di filtro e avvio del gioco, probabilmente la partita si sarebbe chiusa prima, evitando rischi e fatiche finali. Il primo atto regala così tre punti pesanti nel computo totale del girone di fuoco, con la certezza che, al contrario di quanto accadde nella commedia Pirandelliana, sicuramente (e fortunatamente) di atti ne avremo almeno altri due.