Per la prima volta da una decina d'anni a questa parte, la nazionale di calcio spagnola non parte tra le primissime favorite di una manifestazione del calibro di Europei e Mondiali. Dopo aver vinto consecutivamente in Austria e Svizzera nel 2008, in Sudafrica nel 2010, in Polonia e Ucraina nel 2012, le Furie Rosse hanno infatti interrotto la loro striscia di successi internazionali nella rassegna iridata di Brasile 2014, quando furono eliminati addirittura nel girone eliminatorio da Olanda e Cile.
Anche lo sbarco in Francia per gli Europei 2016 non è stato salutato da particolare entusiasmo e ottimismo, per una nazionale che comunque rimane una delle più collaudate del lotto delle big della competizione continentale. Ed è questo forse il maggior pregio e allo stesso tempo il maggior difetto delle Furie Rosse: contare ancora su un nucleo ormai abbastanza chilometrato, che conserva alcuni automatismi degni di una squadra di club. Nessun'altra nazionale come la Spagna ha infatti dominato tanto come fatto dalla Roja nell'ultimo decennio, impiantando in una selezione principi di gioco provenienti dal tiki-taka del Barcellona, riadattandoli al contesto tecnico disponibile. Oggi però alcuni degli esponenti più rappresentativi di quella formidabile versione delle Furie Rosse non sono più presenti o sono comunque in forte calo. In porta Iker Casillas potrebbe essere definitivamente soppiantato dal più giovane David De Gea, mentre a centrocampo Xavi ha da tempo lasciato il testimone ai vari Cesc Fabregas (generazione di mezzo) e Thiago Alcantara, mai realmente esploso nemmeno nei club di appartenenza (Barça e Bayern Monaco). In attacco il primissimo, fenomenale, Fernando Torres ha subito negli anni una preoccupante involuzione, che lo ha prima costretto a cedere il posto a David Villa (volato via verso gli States per il crepuscolo della sua carriera) e poi a Diego Costa, brasiliano naturalizzato spagnolo dopo molte polemiche.
E proprio l'assenza del centravanti attualmente in forza al Chelsea è stata quella che ha fatto più rumore tra i media spagnoli (oltre a quella di Isco), perplessi sull'opportunità concessa invece ad Aritz Aduriz, attaccante trentacinquenne dell'Athletic Bilbao, novizio a questi livelli con la camiseta roja. Eppure è su di lui ch Vicente Del Bosque parrebbe voler contare già dall'esordio di lunedì (ore 15) a Tolosa contro la Repubblica Ceca, affiancandolo a Nolito e David Silva, esterni del tridente del suo 4-3-3. Si ripropone qui il mix di esperienza e gioventù presente in tutta la spedizione spagnola, con Nolito esploso solo nelle ultime due stagioni al Celta Vigo, mentre il canario David Silva è da anni un pilastro della sua nazionale e del Manchester City. Nel reparto avanzato c'è poi anche Alvaro Morata, il cui rapporto con la Selecciòn (un po' come accaduto con il Real Madrid) è stato sinora di amore/odio, con grandi lampi alternati a prove meste e buie. Il canterano merengue resta però l'unica punta centrale in grado di garantire gol, qualità e movimenti offensivi continui, mentre al momento Pedro (veterano) e Lucas Vazquez (altra nuova leva) partono più indietro nelle gerarchie di Del Bosque. Dicotomia tra vecchio e nuovo che si ripropone ovviamente anche in mediana, dove ai vari Iniesta, Fabregas e Busquets si contrappongono gli emergenti Koke e Thiago Alcantara (Bruno Soriano è invece una novità di esperienza), esattamente come nel reparto difensivo, in cui Piquè, Sergio Ramos, Juanfran e Jordi Alba sono titolari a scapito dei più freschi Bellerìn, Bartra e Azpilicueta. Proprio dal giusto compromesso di queste due anime della Roja potrebbe nascere un grande Europeo per le Furie Rosse, costrette a partire a razzo in un girone eliminatorio molto competitivo (con Turchia e Croazia oltre alla Repubblica Ceca).